Meloni e gli aiuti record a Gaza: che cosa c’è di vero

Dalle evacuazioni dei pazienti agli aiuti alimentari, abbiamo verificato se le rivendicazioni della presidente del Consiglio corrispondono a realtà 
ANSA
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Da mesi vari esponenti del governo sostengono che l’Italia sia tra i Paesi che hanno aiutato di più la popolazione della Striscia di Gaza, per respingere le accuse di non aver fatto abbastanza.

Lo ha ribadito il 2 ottobre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante un punto stampa. «Siamo stati la prima nazione ad aprire un corridoio per i ricercatori», ha dichiarato. «Siamo la nazione non islamica che ha evacuato più persone da Gaza per essere curate nei propri ospedali» e «una delle prime nazioni al mondo per consegna di aiuti».

Abbiamo verificato se queste affermazioni trovano riscontro nei dati disponibili. Il nostro fact-checking si basa su fonti ufficiali, ma non sempre è possibile confrontare con precisione l’impegno dei diversi Paesi: non esistono classifiche univoche o aggiornate sugli aiuti umanitari destinati a Gaza, e le informazioni diffuse dai governi variano per criteri di calcolo, periodi considerati e livello di trasparenza.

Lasciamo ai lettori e alle lettrici il giudizio se quanto fatto finora dal governo corrisponda davvero all’immagine di un Paese in prima linea negli aiuti alla popolazione di Gaza che la presidente del Consiglio ha voluto rappresentare.

Un corridoio per studiare

Con il riferimento al «corridoio per i ricercatori» di Gaza, Meloni ha richiamato il nuovo programma dei “corridoi universitari” coordinato dal Ministero degli Esteri.

Il 3 ottobre sono arrivati in Italia 70 cittadini palestinesi, tra cui 39 studenti e ricercatori provenienti dalla Striscia di Gaza, insieme a un gruppo di persone arrivate per ricongiungimento familiare. Secondo quanto comunicato dal ministero, l’iniziativa segna l’avvio di un percorso pensato per permettere ai giovani palestinesi titolari di borse di studio in università italiane di lasciare Gaza in sicurezza e proseguire i propri studi nel nostro Paese.

Ma a differenza di quanto afferma Meloni, l’Italia non è stata la prima né l’unica a promuovere un’iniziativa di questo tipo. Nei mesi precedenti anche altri Paesi europei, tra cui Francia, Irlanda e Regno Unito, avevano già avviato programmi per consentire a studenti e ricercatori palestinesi di lasciare Gaza e continuare i propri studi all’estero.

Dalla Striscia agli ospedali italiani

Meloni ha poi sostenuto che l’Italia sia il Paese non islamico ad aver evacuato più pazienti da Gaza. La fonte più autorevole per verificare questa affermazione è l’Ufficio regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per il Mediterraneo orientale, che coordina e monitora le evacuazioni mediche dalla Striscia e pubblica i dati ufficiali sui pazienti trasferiti all’estero per ricevere cure.

Dal 7 ottobre 2023, giorno dell’attacco di Hamas contro Israele, al 29 settembre 2025 sono state evacuate 7.841 persone da Gaza per essere curate all’estero. I primi quattro Paesi che ne hanno accolto il maggior numero sono Egitto, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Turchia, tutti a maggioranza musulmana. Al quinto posto figura l’Unione europea considerata nel suo complesso.

Per valutare il contributo dei singoli Stati europei, l’OMS mette a disposizione una dashboard con dati più dettagliati ma limitati al periodo tra luglio 2024 e settembre 2025. In questa sezione l’Italia risulta al quarto posto, con 110 pazienti accolti, dietro a Egitto, Emirati Arabi Uniti e Giordania (tutti e tre Paesi a maggioranza musulmana). Dopo l’Italia seguono Romania, Spagna e Regno Unito.

Secondo l’OMS, al momento circa 15.600 persone nella Striscia di Gaza necessitano di ricovero all’estero per ricevere cure adeguate.

Gli aiuti per Gaza

Infine, Meloni ha rivendicato che l’Italia sia «una delle prime nazioni al mondo» per la consegna di aiuti alla Striscia di Gaza. Il confronto internazionale è complesso, perché si basa sui singoli annunci dei Paesi e sulla diversa natura degli aiuti, che possono consistere in beni di prima necessità o in finanziamenti alle organizzazioni attive nella Striscia.

Per quanto riguarda i beni, il Ministero degli Esteri afferma sul suo sito che l’Italia «ha destinato alla Striscia di Gaza circa 2.300 tonnellate di aiuti alimentari, sanitari e beni di prima necessità», attraverso il programma “Food for Gaza”. Avviato nel 2024, il programma coordina l’invio di aiuti italiani alla Striscia tramite le principali agenzie delle Nazioni Unite e la Croce Rossa, finanziando la distribuzione di cibo, medicinali e forniture essenziali. Degli aiuti consegnati, 2.000 tonnellate sono di farina e le restanti 300 riguardano generi di vario tipo, tra cui alimenti e mangimi per animali.

Per avere un ordine di grandezza, secondo le stime più recenti delle Nazioni Unite servirebbero 2.000 tonnellate di cibo al giorno per coprire i bisogni umanitari di base della popolazione nella Striscia.

Secondo le nostre verifiche, l’Italia è tra i Paesi europei che hanno consegnato il maggior numero di tonnellate, ma altri Stati nel mondo hanno fatto molto di più: la Turchia ha inviato oltre 100 mila tonnellate di aiuti e la Giordania quasi 120 mila.

C’è poi la questione degli aiuti finanziari. Anche in questo caso non esiste una classifica precisa e completa sugli stanziamenti dei singoli governi per le organizzazioni che operano nella Striscia. Una delle fonti più autorevoli è il Financial Tracking Service dell’Ufficio per gli affari umanitari (OCHA) delle Nazioni Unite, che raccoglie e pubblica in modo centralizzato i dati sui flussi di finanziamenti umanitari forniti dai governi, mostrando chi finanzia cosa, dove e con quale entità.

Secondo i dati più aggiornati, sia nel 2024 sia nel 2025 almeno 15 Paesi hanno destinato al complesso dei territori palestinesi occupati – categoria che comprende anche la Striscia di Gaza – somme superiori a quelle italiane. I dati del Financial Tracking Service non distinguono sistematicamente tra Gaza e Cisgiordania, ma permettono comunque di individuare le principali tendenze e confrontare, in termini generali, l’entità dei contributi versati dai diversi governi alle organizzazioni umanitarie attive nell’area.

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