Gli obiettivi della Flotilla erano chiari, a differenza di quanto dice Meloni

Gli attivisti hanno dichiarato fin dall’inizio di voler portare aiuti a Gaza e sfidare il blocco navale israeliano
Ansa
Ansa
Il 1° ottobre, durante un punto stampa, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rinnovato le sue critiche alla Global Sumud Flotilla, l’iniziativa internazionale di attivisti che poche ore dopo è stata fermata dall’esercito israeliano al largo di Gaza. Meloni ha definito l’operazione pericolosa e irresponsabile, sottolineando che arriva in un momento delicato, mentre è in discussione il piano proposto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump per porre fine alla crisi nella Striscia di Gaza.

Secondo la presidente del Consiglio, la Global Sumud Flotilla «diceva di nascere per una questione umanitaria», ma «poi si è scoperto che non era per una questione umanitaria, era per forzare un blocco navale». «E già diventa un’altra cosa. Del resto, se fosse stato per una ragione umanitaria si sarebbero accolte le numerose proposte che sono state fatte per poter consegnare quegli aiuti in sicurezza», ha aggiunto. In altre parole, Meloni ha sostenuto che la Flotilla si sia mascherata da missione umanitaria per sfidare il blocco navale israeliano. 

Al di là della legittima valutazione politica sull’iniziativa, non è vero che gli organizzatori avessero nascosto i loro intenti: fin dall’inizio avevano dichiarato che l’obiettivo era rompere il blocco navale, e allo stesso tempo portare aiuti alla popolazione di Gaza.

Gli obiettivi della missione

Alla spedizione della Global Sumud Flotilla, diretta a Gaza, partecipano associazioni, movimenti civili e organizzazioni non governative (ONG) provenienti da oltre 40 Paesi. Secondo quanto riportato sul sito ufficiale, la Flotilla è una «flotta coordinata e non violenta, composta da piccole imbarcazioni che partono dai porti del Mediterraneo per rompere l’assedio imposto a Gaza».

L’operazione nasce con l’obiettivo di contrastare direttamente il blocco navale stabilito da Israele nel 2009 al largo delle coste di fronte alla Striscia di Gaza. Gli organizzatori della Global Sumud Flotilla spiegano che la missione non mira soltanto a trasportare aiuti, ma soprattutto a lanciare un messaggio politico: «L’assedio e il genocidio devono finire».

Gli obiettivi della missione erano stati resi pubblici già durante la conferenza stampa di presentazione della Flotilla il 31 agosto. In quell’occasione sono intervenuti vari attivisti, tra cui la svedese Greta Thunberg, che hanno ribadito come l’intenzione principale fosse quella di rompere il blocco navale imposto da Israele. «Il nostro obiettivo è molto chiaro: salpare con centinaia di navi per portare aiuti umanitari, rompere l’assedio illegale, e aprire un corridoio umanitario per portare poi ancora più aiuti a Gaza», ha dichiarato Thunberg. Lo stesso concetto è stato ripreso dall’attivista brasiliano Thiago Avila, che già lo scorso giugno, insieme a Thunberg e ad altri, aveva tentato senza successo di superare il blocco e portare aiuti a Gaza con la nave “Madleen”.

La Global Sumud Flotilla non è un’iniziativa inedita. Come ha ricordato Avila durante la conferenza stampa, missioni simili erano cominciate subito dopo l’introduzione del blocco navale israeliano nel 2009. Tra gli episodi più noti c’è quello della nave “Mavi Marmara”, nel maggio 2010. Organizzata dagli attivisti della Freedom Flotilla, la “Mavi Marmara” cercò di trasportare aiuti a Gaza e rompere il blocco, con le stesse finalità della Global Sumud Flotilla. La missione fu però fermata dalle forze armate israeliane, che nell’assalto uccisero dieci attivisti.

Anche nei post pubblicati sui social network dagli account delle organizzazioni coinvolte prima della partenza, è stata sempre ribadita la duplice finalità della missione: «Rompere l’assedio imposto da Israele» e «portare aiuti alla popolazione palestinese».
Dunque, al contrario di quanto ha sostenuto Meloni, la missione dichiarata della Global Sumud Flotilla è stata sin dall’inizio quella di portare aiuti umanitari e, allo stesso tempo, di forzare il blocco navale israeliano, ritenuto illegittimo dagli attivisti. Per questo motivo gli organizzatori hanno respinto le proposte alternative, come quella di consegnare gli aiuti tramite la Chiesa cattolica o attraverso canali umanitari ufficiali: a detta loro, avrebbero snaturato l’obiettivo politico della spedizione.

Come
abbiamo spiegato in un altro approfondimento, da tempo c’è dibattito sulla legittimità del blocco imposto da Israele nelle acque davanti alla Striscia di Gaza, con valutazioni contrastanti da parte di diverse istituzioni internazionali.

Ma al netto di queste valutazioni, si può dire che la missione della Global Sumud Flotilla – come tutte le spedizioni simili degli ultimi anni – avesse un doppio obiettivo. Da un lato umanitario, perché le navi trasportavano aiuti per la popolazione di Gaza. Dall’altro lato politico, perché quegli aiuti venivano portati con l’intenzione di sfidare il blocco navale israeliano. 

INFORMATI AL MEGLIO, OGNI GIORNO

Con la membership di Pagella Politica ricevi:
• la nuova guida al decreto “Sicurezza”;
• la newsletter quotidiana con le notizie più importanti sulla politica;
• l’accesso agli articoli esclusivi e all’archivio;
• un canale diretto di comunicazione con la redazione.
PROVA GRATIS PER UN MESE
Newsletter

Conti in tasca

Ogni giovedì
Si dice che l’economia ormai sia diventata più importante della politica: in questa newsletter Massimo Taddei prova a vedere se è vero. Qui un esempio.

Ultimi articoli