La giravolta di Fratelli d’Italia e Meloni sulle agenzie di rating

Per anni sono stati considerati dei «pagliacci», «asserragliati nei grattacieli». Ora i loro giudizi sono difesi per elogiare l’operato del governo
Pagella Politica
L’11 aprile l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha alzato il rating dell’Italia da BBB a BBB+. In concreto, significa che, secondo questa agenzia, il nostro Paese è ora considerato un po’ più affidabile nel ripagare il proprio debito pubblico. «Il miglioramento del rating riflette il rafforzamento delle condizioni economiche, esterne e monetarie dell’Italia in un contesto globale sempre più difficile, oltre ai progressi graduali compiuti nel rendere più stabili i conti pubblici dall’inizio della pandemia», ha spiegato Standard & Poor’s sul suo sito. 

La notizia è stata accolta con entusiasmo da Fratelli d’Italia, il partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Sulle sue pagine social ufficiali – Facebook, Instagram e X – Fratelli d’Italia ha dedicato finora almeno quattro post per commentare la decisione dell’agenzia di rating. In uno di questi si legge: «La stabilità del governo Meloni e la sua buona politica rassicurano i mercati. Anche oggi è stata smentita la propaganda anti italiana della sinistra». E ancora: «Promossa l’Italia, bocciata l’opposizione. L’economia italiana gode di ottima salute e il merito è del governo guidato da Giorgia Meloni».
Non è la prima volta che Fratelli d’Italia e altri esponenti del governo usano gli aggiornamenti delle agenzie di rating per rivendicare i risultati del governo, esagerando a volte nelle dichiarazioni.

Eppure, fino a poco tempo fa, Meloni e il suo partito avevano opinioni molto diverse sull’affidabilità delle agenzie di rating. Questi istituti, che valutano la capacità degli Stati di ripagare i loro debiti, venivano accusati di tramare contro l’Italia e di agire secondo interessi privati. 

Speculatori contro l’Italia

L’avversione di Meloni contro le agenzie di rating risale a diversi anni fa. A gennaio 2012, durante il governo Monti, la leader di Fratelli d’Italia – all’epoca deputata del Popolo della Libertà – firmò un’interrogazione parlamentare per chiedere al governo quali iniziative intendesse «assumere per contrastare con fermezza» l’«azione di delegittimazione del nostro Paese» da parte delle agenzie di rating. Nell’interrogazione si chiedeva che fosse «reso noto chi sono i veri proprietari o azionisti delle società di rating in grado di mettere a repentaglio la sicurezza economica di milioni di cittadini, standosene anonimamente “asserragliati” nei loro grattacieli senza responsabilità alcuna».
Il governo Monti era entrato in carica a novembre 2011, dopo le dimissioni del quarto governo Berlusconi per via della crisi finanziaria che aveva colpito l’Italia pochi mesi prima. In quel periodo, diversi politici di centrodestra – tra cui Meloni – e alcuni giornali vicini a Berlusconi vedevano nei giudizi negativi delle agenzie di rating una delle cause della crisi e accusavano queste agenzie di aver orchestrato un attacco speculativo contro l’Italia per provocare la caduta del governo. 

A luglio 2012, Meloni chiese al governo Monti di impegnarsi a favore della creazione di un’agenzia di rating europea, definendo le agenzie di rating dei «pagliacci».

I manovratori occulti

Negli anni successivi, Meloni ha continuato ad attaccare le agenzie di rating, accusandole di essere inaffidabili e di influenzare negativamente gli equilibri politici italiani. 

A aprile 2017, durante il governo Gentiloni (Partito Democratico), l’agenzia di rating Fitch abbassò il rating dell’Italia da BBB+ a BBB, sostenendo che era aumentato il rischio di «un governo debole o instabile». «Le agenzie di rating declassano l’Italia a BBB. Eppure gli ultimi quattro governi li hanno scelti loro», commentò Meloni su Twitter, alludendo al fatto che il governo Gentiloni, Renzi, Letta e Monti fossero arrivati alla guida dell’Italia con il consenso delle agenzie di rating.
A maggio 2018, ospite a L’Aria che tira su La7, Meloni criticò il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per non aver accettato la nomina dell’economista Paolo Savona come ministro dell’Economia nel primo governo Conte, sostenuto da Movimento 5 Stelle e Lega. Meloni definì «gravissimo» il fatto che Mattarella avesse motivato la sua decisione perché preoccupato «per i risparmiatori e per le agenzie di rating».
Pochi mesi dopo, a ottobre 2018, Meloni tornò ad attaccare dopo che Standard & Poor’s assegnò all’Italia un outlook negativo. L’outlook è una previsione sul futuro andamento del rating: se l’outlook è negativo, vuol dire che il rating può essere abbassato in futuro, se è positivo, vuol dire che il rating può essere alzato. La leader di Fratelli d’Italia scrisse che quel pronostico era «attendibile come una previsione di una cartomante» e definì le agenzie «inutili».
Da quando è al governo, Meloni e altri esponenti di Fratelli d’Italia hanno comunque ricordato in alcune occasioni le critiche espresse in passato nei confronti delle agenzie di rating o di altri indicatori economici, come lo spread (che misura la differenza tra i rendimenti dei titoli di Stato italiani e quelli tedeschi). Per esempio, durante un question time al Senato, nel novembre 2023, Meloni ha esaltato i buoni risultati del rating italiano, precisando però che secondo lei le agenzie «di solito non sono “buone”, per così dire» nei confronti dell’Italia. Poche settimane dopo, intervenendo alla Camera prima di una riunione del Consiglio europeo, Meloni ha celebrato i giudizi positivi delle agenzie, aggiungendo però che queste sono «notoriamente poco accomodanti» con il nostro Paese.

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