Neanche l’abuso di decreti-legge frena le ferie dei parlamentari

Nonostante la mole di provvedimenti da esaminare, anche quest’anno la Camera e il Senato inizieranno la pausa estiva prima di Ferragosto
Ansa
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Nelle ultime settimane la Camera e il Senato stanno esaminando una grande quantità di provvedimenti, tra cui diversi decreti-legge da convertire entro il mese di agosto. Nonostante ciò, anche quest’anno il Parlamento concluderà i suoi lavori per la pausa estiva prima della settimana di Ferragosto. Questo non vuol dire comunque che nelle prossime settimane la Camera e il Senato saranno completamente chiusi: gli uffici del personale e dell’amministrazione continueranno a lavorare infatti per gran parte del mese di pausa dei parlamentari.

Secondo il calendario ufficiale della Camera, quest’anno i lavori dei deputati si concluderanno il 7 agosto, anche se fonti parlamentari hanno spiegato a Pagella Politica che si potrebbe terminare il giorno successivo o al massimo quello dopo ancora. Al Senato il calendario dei lavori prevede invece come ultima seduta il giorno 9 agosto, ma solo se necessaria per terminare l’esame di provvedimenti non ancora conclusi. Fonti del Senato hanno spiegato infatti a Pagella Politica che l’obiettivo è concludere l’attività parlamentare già il 7 agosto. 

Al momento, comunque, né la Camera né il Senato hanno fissato una data per la ripresa dei lavori e la conclusione delle ferie dei parlamentari, anche se di solito le due assemblee riprendono a lavorare tra la fine di agosto e la prima settimana di settembre. Per esempio, l’anno scorso i lavori dell’aula della Camera e delle commissioni parlamentari si sono conclusi il 4 agosto, con la ripresa dei lavori delle commissioni il 30 agosto, per un totale di 26 giorni di ferie. Nel 2023 anche i senatori hanno fatto 26 giorni di ferie, dato che i lavori delle commissioni parlamentari si sono chiusi il 4 agosto – un giorno dopo l’aula – e sono ripresi il 30 agosto (l’aula del Senato ha ripreso a lavorare ufficialmente il 5 settembre). Nel 2022 le ferie dei parlamentari erano state leggermente più lunghe: 34 giorni per i deputati e 29 giorni senatori. Va precisato comunque che all’epoca i parlamentari erano impegnati nella campagna elettorale per le elezioni politiche, che si sono tenute il 25 settembre di quell’anno. Nel 2021 i deputati avevano avuto invece 29 giorni di ferie, mentre i senatori 31. 

Fonti parlamentari hanno confermato a Pagella Politica che, sebbene una data non ci sia ancora, è probabile che come gli scorsi anni la Camera e il Senato riprendano a lavorare tra gli ultimi giorni di agosto e i primi di settembre.

Il ruolo dei decreti-legge

Insomma, anche quest’anno i parlamentari potranno contare con tutta probabilità su circa un mese di pausa, nonostante la mole di provvedimenti da approvare in tempi brevi. Basti pensare che in due settimane, tra il 15 e il 31 luglio, la Camera ha approvato la conversione di cinque decreti-legge, in media uno ogni tre giorni. Lo stesso ha fatto il Senato, dato che per essere convertiti in legge i decreti-legge devono ottenere il via libera di entrambe le aule nello stesso testo. 

In base alle nostre verifiche, negli ultimi cinque anni questo è il numero più alto di decreti-legge approvato dalla Camera nello stesso periodo di tempo. Tra il 15 e il 31 luglio del 2023, durante il primo anno di governo Meloni, i decreti-legge esaminati dalla Camera erano stati tre; nello stesso periodo del 2022, verso la fine del governo Draghi, la Camera ne aveva approvato solo uno; nello stesso periodo del 2021, durante il primo anno del governo Draghi, ne erano stati approvati tre; nel 2020, all’epoca del secondo governo Conte, nessuno; mentre tra il 15 e il 31 luglio 2019, durante il primo governo Conte, i decreti approvati dalla Camera erano stati due. 

Nelle ultime due settimane, il Parlamento ha dovuto esaminare tanti decreti-legge per via della loro scadenza. Infatti, una volta approvati dal governo – in teoria, solo in casi di necessità e urgenza – i decreti entrano subito in vigore, ma devono essere convertiti in legge, anche con modifiche, dalla Camera e dal Senato entro 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Altrimenti decadono. 

Diversi decreti esaminati e approvati in queste due settimane dalle due camera scadono ad agosto inoltrato, quando il Parlamento di solito è nel pieno delle ferie, e per questo è stato necessario approvarli velocemente prima della pausa estiva. Per esempio è questo il caso del decreto “Infrastrutture”, approvato dalla Camera il 30 luglio, che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 29 giugno e la cui scadenza è prevista per il 28 agosto. Il decreto “Infrastrutture”, che modifica alcune regole per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina e sulle concessioni autostradali, è ora all’esame del Senato e la sua conversione in legge definitiva è prevista entro la prossima settimana. Un altro esempio è il decreto sulle materie prime critiche, approvato dalla Camera sempre il 30 luglio, che è stato stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 25 giugno e la cui scadenza è prevista per il 25 agosto. Il decreto sulle materie prime critiche prevede una serie di norme per favorire l’approvvigionamento di materiali speciali per la fabbricazione di cellulari o altri strumenti digitali. Dopo la sua approvazione alla Camera, è ora all’esame del Senato e la sua conversione in legge è sempre prevista per la prossima settimana, prima della pausa estiva per l’appunto.

Il 1° agosto la conferenza dei capigruppo della Camera ha invece rimandato l’esame del disegno di legge “Sicurezza” voluto dal governo a dopo la pausa estiva, e quindi indicativamente ai primi giorni di settembre. Trattandosi di un disegno di legge, questo ultimo provvedimento non ha infatti una scadenza precisa entro cui deve essere approvato. 

Le elezioni europee

Come abbiamo spiegato in un altro approfondimento, questa velocizzazione dei lavori del Parlamento è un fenomeno che riguarda non solo le ultime settimane, ma nel complesso tutta la legislatura attualmente in corso. Al di là delle responsabilità del governo e al frequente ricorso ai decreti-legge, varie fonti parlamentari hanno spiegato a Pagella Politica che quest’anno un altro fattore ha influito sull’intasamento dei lavori parlamentari e quindi sulla necessità di velocizzare tutte le attività di Camera e Senato: le elezioni europee dell’8 e 9 giugno. 

Prima delle elezioni europee, infatti, i lavori del Parlamento sono stati interrotti per circa dieci giorni, per consentire ai parlamentari di svolgere la campagna elettorale per i propri partiti e anche per sé stessi, dato che alcuni sono stati candidati al Parlamento europeo. L’ultima seduta della Camera prima delle elezioni europee è stata il 29 maggio (nella seduta del 3 giugno ci sono state solo alcune comunicazioni del presidente) e i suoi lavori sono ripresi il 10 giugno, il giorno dopo il voto. Anche al Senato l’ultima seduta dell’aula prima delle europee è stata il 29 maggio e in seguito i lavori sono ripresi l’11 giugno. Questa pausa dei lavori parlamentari ha comportato inevitabilmente uno slittamento dell’esame di diversi provvedimenti. Per esempio, il 29 maggio la Camera ha proseguito l’esame del disegno di legge del governo per l’attuazione dell’autonomia differenziata, salvo poi interromperlo fino all’11 giugno per la pausa del Parlamento in vista delle europee.

Che cosa succede all’estero

Al netto della pausa estiva piuttosto lunga, va detto che lo scorso anno i parlamentari italiani hanno goduto di un periodo di pausa più breve dei loro colleghi europei, e lo stesso potrebbe succedere quest’anno se Camera e Senato dovessero confermare la ripresa dei lavori per i primi giorni di settembre. 

Nel Regno Unito la House of Commons, la camera bassa del Parlamento britannico, ha già interrotto il 30 luglio i propri lavori per la pausa estiva, e riprenderanno il 2 settembre, per un totale di 34 giorni di pausa. Lo stesso vale per la House of Lords, la camera alta. 

In Germania la pausa dei due rami Parlamento è ancora più lunga. Al Bundestag tedesco il calendario prevede un’interruzione estiva dei lavori per tutto il mese di agosto, con l’ultima riunione dell’aula in plenaria che si è tenuta il 5 luglio. Il rientro è previsto il 9 settembre (66 giorni). Nella camera alta, il Bundesrat, non sono in programma impegni dall’8 agosto al 9 settembre (32 giorni). 

In Spagna l’ultima seduta del Congreso de los Diputados, la camera bassa, è stata il 23 luglio e al momento non è fissata nessun’altra seduta fino dicembre. Le commissioni parlamentari torneranno invece a riunirsi il 3 settembre, per un totale quindi di 42 giorni di pausa. L’ultima seduta del Senato spagnolo è stata invece il 31 luglio e la ripresa dei lavori è fissata il 28 agosto (28 giorni di pausa). 

In Francia il discorso è diverso. L’Assemblea nazionale francese è stata sciolta il 9 giugno dal presidente della Repubblica Emmanuel Macron dopo la sconfitta della sua coalizione elettorale alle elezioni europee. Il primo turno delle elezioni legislative per il rinnovo dell’Assemblea nazionale francese si è tenuto il 30 giugno, il secondo turno il 7 luglio e dal 18 al 20 luglio si è tenuta la seduta inaugurale della nuova assemblea. Al Senato francese, non eletto direttamente dai cittadini, l’ultimo evento istituzionale si è tenuto invece il 25 luglio e la ripresa dei lavori è fissata per il 17 settembre, per un totale di 54 giorni di pausa. Anche i parlamentari europei avranno a disposizione quasi due mesi di pausa: dopo la prima seduta della nuova legislatura, avvenuta tra il 16 e il 19 luglio, l’assemblea di Strasburgo si riunirà di nuovo tra il 16 e il 19 settembre.

Per completezza ricordiamo che la figura del parlamentare non è del tutto assimilabile a quella di un comune lavoratore, che ha un numero massimo di giorni di ferie durante l’anno o che deve presentarsi obbligatoriamente a lavoro. Per esempio i parlamentari non sono obbligati a presenziare a tutti i lavori in aula o nelle commissioni: alcuni sono quasi sempre presenti, altri quasi mai. In più il lavoro dei deputati e dei senatori non si svolge solo all’interno del Parlamento, ma anche partecipando a riunioni e incontri con gli amministratori e i cittadini dei territori in cui sono stati eletti. Le “ferie” per i parlamentari non corrispondono quindi per forza e in tutti i casi a delle vere e proprie vacanze.

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