Che cos’è l’avanzo primario e perché è importante?
Ogni anno lo Stato italiano deve ripagare gli interessi sui debiti contratti negli anni precedenti e nel caso in cui non abbia risorse sufficienti per farlo, deve indebitarsi nuovamente. Se non ci fossero le spese sostenute per coprire i debiti degli anni precedenti, lo Stato potrebbe però avere più entrate che spese. In questo caso si dice che lo Stato genera un avanzo primario.
Per avanzo primario
si intende, appunto, una differenza positiva tra le entrate e le spese delle amministrazioni pubbliche, al netto della spesa per pagare gli interessi sui debiti contratti. In sostanza, l’avanzo primario indica quanto risparmierebbe lo Stato ogni anno se non dovesse ripagare i debiti contratti in precedenza.
Si ha quindi un avanzo primario se, tolta la spesa per ripagare gli interessi sul debito, lo Stato incassa di più di quanto spende. In caso contrario, si ha un disavanzo primario.
Questo indicatore è importante perché fa capire se uno Stato sarà mai in grado di ripagare il proprio debito. Infatti, spendere di meno di quanto si incassa comporta che, in prospettiva, il debito pubblico verrà ridotto. Ciò è valido anche per un’economia come la nostra che
presentava nel 2017 un rapporto debito/Pil del 131,4 per cento.
La velocità con cui il debito pubblico diminuirà dipende però dall’entità dell’avanzo primario e dall’ammontare del debito contratto: a parità di avanzo primario, maggiore è la spesa per interessi e maggiore è il tempo che lo Stato impiegherà a ripagare il suo debito e viceversa.