indietro

I dati smentiscono Valditara sui giovani che non vogliono lavorare

| 01 luglio 2025
La dichiarazione
«Il numero dei NEET è in continua crescita»
Fonte: Libero | 30 giugno 2025
ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI
ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI
Verdetto sintetico
I dati danno torto al ministro dell’Istruzione.
In breve
  • Negli ultimi anni il numero dei giovani che non studiano e non lavorano è in calo costante. TWEET
Il 30 giugno, in un’intervista con Libero, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha difeso la sua proposta di reintrodurre il nome “esame di maturità” al posto dell’esame di Stato, cioè quello che conclude il percorso scolastico delle scuole superiori.

«È importante rimettere al centro il concetto di maturità abolito 25 anni fa dalla sinistra», ha detto Valditara, facendo riferimento alla riforma che ha introdotto l’attuale denominazione di “esame di Stato”. «Secondo rilevazioni demoscopiche il lavoro non è fra le priorità dei giovani», ha aggiunto il ministro, che a sostegno della sua tesi ha dichiarato: «Il numero dei NEET è in continua crescita».

L’acronimo NEET deriva dall’espressione inglese Not in Education, Employment or Training e indica i giovani che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione. Ma numeri alla mano, non è corretto affermare – come fa Valditara – che questa parte della popolazione sia in aumento.

Quanti NEET ci sono in Italia

Secondo i dati più recenti di Eurostat, aggiornati ai primi tre mesi del 2025, in Italia ci sono 1,3 milioni di NEET nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 29 anni. Come mostra il grafico, dalla fine della fase più acuta della pandemia di COVID-19, il numero dei NEET è in costante calo. Dal 2009, il picco è stato raggiunto nel 2013, durante la crisi economica, con quasi 2,5 milioni di giovani in questa condizione.
Si potrebbe obiettare che, sebbene i NEET siano diminuiti in termini assoluti, sia aumentata la loro incidenza sulla popolazione tra i 15 e i 29 anni. Ma anche questa ipotesi è smentita dai dati. In Italia, il 14,8 per cento dei giovani in quella fascia d’età non studia né lavora. Questa percentuale – pur essendo la seconda più alta dell’Unione europea, dopo quella della Romania – è in diminuzione costante da diversi anni.
La stessa Eurostat ha evidenziato che tra il 2014 e il 2024 l’Italia è stata tra i Paesi europei con la maggiore riduzione del tasso di NEET (-11 punti percentuali), insieme a Grecia (-12,5 punti), Bulgaria (-11,3) e Croazia (-11,1).

Anche l’ISTAT, nel suo ultimo rapporto annuale, ha confermato che negli ultimi cinque anni il fenomeno dei NEET è in calo nel nostro Paese, pur restando una «quota importante di giovani tra i 15 e 29 anni non più inseriti in percorsi scolastici o formativi né tantomeno impegnati in un’attività lavorativa». I NEET risultano più diffusi nel Mezzogiorno, tra le donne e tra i cittadini stranieri. 

«Circa un terzo dei NEET è disoccupato, un altro terzo è disponibile a lavorare ma non cerca attivamente un’occupazione oppure non è disponibile a lavorare immediatamente e, infine, un ultimo terzo non cerca lavoro né tantomeno è immediatamente disponibile a lavorare», ha spiegato l’Istituto nazionale di statistica.

Il verdetto

Secondo Valditara, in Italia «il numero dei NEET è in continua crescita».

I dati smentiscono questa affermazione: negli ultimi anni, infatti, il numero dei giovani che non studiano e non lavorano è in calo costante.
Newsletter

Politica di un certo genere

Ogni martedì
In questa newsletter proviamo a capire perché le questioni di genere sono anche una questione politica. Qui un esempio.

Ultimi fact-checking