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No, Biden non ha copiato il Superbonus di Conte

| 14 luglio 2023
La dichiarazione
«Il piano straordinario di Biden di sostegno alle imprese, poderosissimo, si basa sul sistema di cessione e di negoziazione dei crediti d’imposta. Ci stanno copiando»
Fonte: Tg2 Post – Rai 2 | 12 luglio 2023
ANSA
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Verdetto sintetico
Il presidente del Movimento 5 Stelle non la racconta giusta.
In breve
  • Alcuni elementi dell’Inflation Reduction Plan, approvato ad agosto 2022 dall’amministrazione di Joe Biden, sono effettivamente simili a quelli del Superbonus. Ma il sistema della cessione dei crediti era già stato sperimentato in singoli Stati degli Stati Uniti. TWEET
  • Ci sono poi differenze sostanziali: per esempio con il piano di Biden la cessione dei crediti fiscali non è aperta a tutti, ma a solo determinate imprese; il credito d’imposta è pari al 30 per cento, non al 110 per cento; le agevolazioni possono essere sfruttare solo per la casa di residenza. TWEET
Il 12 luglio, ospite a Tg2 Post Estate su Rai 2, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha difeso il Superbonus 110 per cento e la cessione dei crediti d’imposta per i bonus edilizi, criticando le modifiche fatte dai governi Draghi e Meloni. 

A difesa del Superbonus Conte ha citato il «piano straordinario» del presidente degli Stati Uniti Joe Biden a sostegno delle imprese che, a detta del presidente del Movimento 5 Stelle, «si basa sul sistema di cessione e di negoziazione dei crediti d’imposta». «Ci stanno copiando», ha detto Conte, che ha fatto lo stesso esempio anche il giorno prima ospite a InOnda su La7. 

Ma le cose stanno davvero come dice il presidente del Movimento 5 Stelle? Abbiamo verificato e Conte non la racconta giusta.

Che cosa prevede il piano di Biden

Con il «piano straordinario di Biden di sostegno alle imprese» l’ex presidente del Consiglio ha fatto riferimento all’Inflation Reduction Act, lanciato ad agosto 2022 dall’amministrazione del presidente degli Stati Uniti per ridurre l’impatto dell’inflazione sull’economia statunitense. Mentre le politiche monetarie della Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, hanno cercato di frenare l’inflazione con l’aumento dei tassi di interesse, il governo federale ha deciso di stanziare risorse in settori strategici per sostenere gli investimenti e per ridurre l’impatto negativo dell’aumento dei tassi di interesse. 

In particolare l’Inflation Reduction Act prevede oltre 300 miliardi di dollari di crediti fiscali per progetti a favore della transizione ecologica. In effetti la maggior parte di questi crediti fiscali può essere direttamente rimborsata o ceduta, in modo simile a quello che avveniva con il Superbonus e gli altri bonus, con lo sconto in fattura o la cessione del credito (due possibilità poi bloccate dal governo Meloni). Ma sostenere che gli Stati Uniti abbiano copiato il governo guidato dal presidente del Movimento 5 Stelle è esagerato per una serie di motivi.

La cessione non è aperta a tutti

Innanzitutto non è la prima volta che negli Stati Uniti viene concessa la cessione dei crediti fiscali. In passato questa possibilità infatti era già stata offerta in altri casi per i crediti fiscali statali, ma non a livello federale. È dunque improbabile che la scelta dell’amministrazione di Biden sia stata ispirata dal modello italiano, quanto più dall’esperienza degli Stati federati statunitensi. 

Conte ha dimenticato poi di sottolineare che la cessione del credito e lo sconto in fattura statunitense sono più regolamentati negli Stati Uniti rispetto a quanto non lo siano stati per il Superbonus italiano. Negli Stati Uniti al direct pay, ossia alla misura simile al nostro sconto in fattura, possono accedere solo le imprese che non pagano le tasse. Il direct pay è infatti riservato agli enti pubblici federali, statali e locali, alle realtà tribali e native americane, alle cooperative energetiche rurali e agli altri enti esentati dalle tasse. In Italia era invece aperto a tutti i cittadini, con il fornitore che entrava in possesso del credito d’imposta, poi eventualmente cedibile. Questa differenza è sostanziale: se sono solo gli enti pubblici a beneficiare dello sconto diretto, l’impatto rimane limitato, mentre se ogni singolo cittadino può beneficiarne, è più facile che in molti non si preoccupino del costo degli interventi, con il conseguente rischio di un aumento dei prezzi. 

Questa dinamica è stata registrata proprio in Italia, dove i prezzi nel settore dell’edilizia sono aumentati velocemente, con una crescita non spiegabile solo con l’aumento dei costi dei materiali: in altri campi del settore delle costruzioni, come nel caso di strade e autostrade, la crescita dei prezzi è infatti stata inferiore.
Per quanto riguarda la cessione dei crediti, lo stesso Conte ha sottolineato che il piano statunitense è dedicato alle imprese, non ai consumatori. È probabile che, per la natura stessa delle aziende, gli investimenti finanziati con i crediti d’imposta siano più produttivi rispetto a quelli portati avanti dalle famiglie. Per esempio le imprese potrebbero rendere più sostenibile il proprio processo produttivo con l’utilizzo di energia pulita e con la riduzione delle emissioni.

Meno del 110 per cento

L’Inflation Reduction Act prevede anche incentivi e agevolazioni per l’efficientamento energetico delle abitazioni, ma con più limitazioni rispetto al Superbonus italiano. Negli Stati Uniti il credito d’imposta è infatti pari al 30 per cento della spesa degli interventi, contro il 110 per cento italiano. Con tutta probabilità questa scelta è stata fatta per evitare distorsioni di mercato: al credito non accede chiunque, ma solo chi può permettersi almeno una parte dell’investimento, a differenza di quanto avveniva con lo sconto in fattura con il Superbonus. 

Le agevolazioni sulle abitazioni possono essere sfruttate solo per la casa di residenza, mentre in Italia il Superbonus poteva essere utilizzato da ogni contribuente per un massimo di due proprietà, indipendentemente dal fatto che fossero prima o seconda casa.

Il verdetto

Secondo Giuseppe Conte, l’Inflation Reduction Act degli Stati Uniti «si basa sul sistema di cessione e di negoziazione dei crediti d’imposta». «Ci stanno copiando», ha detto il presidente del Movimento 5 Stelle facendo riferimento al Superbonus. Abbiamo verificato e Conte non la racconta giusta.

Alcuni elementi dell’Inflation Reduction Plan, approvato ad agosto 2022 dall’amministrazione di Joe Biden, sono effettivamente simili a quelli del Superbonus. Ma il sistema della cessione dei crediti era già stato sperimentato in singoli Stati degli Stati Uniti.

Ci sono poi differenze sostanziali: per esempio con il piano di Biden la cessione dei crediti fiscali non è aperta a tutti, ma a solo determinate imprese; il credito d’imposta è pari al 30 per cento, non al 110 per cento; le agevolazioni possono essere sfruttare solo per la casa di residenza.

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