****AGGIORNAMENTO ORE 19:28 DI SABATO 4 LUGLIO 2015***



Termometro Politico ha avuto da ridire su questa analisi. In questo blog, la nostra risposta.



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Il sistema pensionistico greco rappresentava un nodo fondamentale dei negoziati che il Paese ellenico stava conducendo con i suoi creditori prima dell’annuncio del referendum (per chi volesse approfondire il tema, ne abbiamo parlato recentemente nel nostro Blog “FactCheckEU”). In questo fact-checking ci concentriamo su quella che Di Battista definisce “l’ennesima balla da sfatare”, ovvero che i greci vadano in pensione molto prima dei tedeschi.



Pensione: l’età legale…



Sia in Grecia che in Germania l’età legale del pensionamento ha subìto recentemente delle modifiche. In Germania la soglia per andare in pensione era 65 anni fino al 2012, quando è cominciata ad aumentare gradualmente (l’obiettivo è arrivare a 67 nel 2032). Nel 2014 il governo ha introdotto però una riforma che ha abbassato a 63 anni la soglia per coloro che avevano 45 anni di contributi. In Grecia l’età della pensione è stata aumentata a 67 anni ma, poichè permanevano numerose esenzioni, tra i punti chiave dei negoziati c’era proprio quello di assicurare che l’età pensionabile fosse 67 anni entro il 2022.



…E quell’effettiva



Più delle definizioni legali in questo caso ci interessa considerare l’età in cui concretamente in media i lavoratori si ritirano dal lavoro. Per varie ragioni (incentivi fiscali, il proprio stato di salute o la situazione del mercato del lavoro) nella maggior parte dei Paesi Ocse il lavoratore medio va in pensione prima dell’età legale. Secondo l’Ocse l’età media reale del pensionamento nel periodo 2007-2012 era 61,9 anni per gli uomini greci e 60,3 per le donne greche. I tedeschi “durano” sul lavoro poco più di due mesi in più (62,1 anni) mentre le tedesche vanno in pensione oltre un anno dopo le greche, in media (61,6 anni). La dichiarazione di Di Battista è quindi sostanzialmente vera per gli uomini ma imprecisa per le donne. Nel grafico in basso riprendiamo i dati sull’età media effettiva di pensionamento in alcuni Paesi europei e la media Ocse.



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Una nota sui dati



Non conosciamo la fonte del dato di Di Battista ma abbiamo trovato una frase che ricorda molto la sua dichiarazione in un articolo del blog scenarieconomici.it: “Si tratta però di un dato falso. Secondo un altro quotidiano tedesco, lo Spiegel, che si è andato a vedere i dati OCSE, l’età di pensionamento medio in Grecia è pari a 61,4 anni, uguale a quella tedesca”. Abbiamo quindi contattato l’Ocse da cui sono tratti i dati che abbiamo succitato noi, per verificare alcune informazioni; di seguito in corsivo riprendiamo le nostre domande e in stampatello riassumiamo le risposte di un portavoce dell’istituto.



  1. Ci sono dati più aggiornati di quelli 2007-2012? I dati aggiornati verranno pubblicati a dicembre di quest’anno.

  2. E’ possibile avere dati relativi al solo 2012? No, i dati sono calcolati su base quinquennale, un metodo più preciso ed affidabile che stimarli su base annua.

  3. E’ possibile che con le riforme attuate dal 2012 la forchetta tra Grecia e Germania si sia assottigliata? Questa è una domanda molto difficile a cui rispondere, secondo gli esperti Ocse. L’età legale della pensione è aumentata in Grecia ma l’alta disoccupazione ha incoraggiato molti a optare per un pre-pensionamento, ed è quindi troppo presto per conoscere l’effetto netto. In Germania d’altro canto l’introduzione della possibilità di andare in pensione a 63 anni (condizionale sull’avere 45 anni di contributi) abbasserà l’età effettiva di pensionamento ma probabilmente in maniera molto limitata. Complessivamente gli sviluppi del mercato del lavoro (buoni in Germania, negativi in Grecia) avranno probabilmente un impatto più grande sull’età effettiva di pensionamento delle modifiche dell’età legale di pensionamento.


Il verdetto


Chiudiamo l’analisi sostenendo che non vi è grande differenza tra l’età effettiva di pensionamento degli uomini tedeschi e greci. Non è però preciso dire, come fa Di Battista, che è “esattamente” la stessa, anche se, soprattutto per gli uomini, poco ci manca. Un “C’eri quasi” per la prima parte e “Nì” per la seconda ci portano a dare complessivamente “C’eri quasi” al deputato pentastellato.