Partiamo dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte che, durante le sue conferenze stampa, ha spesso paragonato misure e risultati del nostro Paese con quelli degli altri grandi Stati europei.
Per esempio, lo scorso 18 ottobre – presentando un nuovo Dpcm – Conte
ha detto che nel terzo trimestre del 2020 la ripresa economica dell’Italia, rispetto ai tre mesi precedenti, sarà migliore di quella di Francia, Spagna e Germania.
Le prime stime ufficiali e più precise sull’andamento del Pil tra luglio e settembre 2020 usciranno solo ai primi di novembre ma, come
abbiamo spiegato nel nostro fact-checking del discorso di Conte, ad oggi è probabile che Francia e Spagna possano fare meglio di noi. La crescita in Germania sarà più bassa degli altri in quel trimestre, anche perché la sua economia è stata meno colpita dall’emergenza sanitaria nel precedente.
Già a inizio agosto il presidente del Consiglio
aveva commesso un errore simile, dicendo all’epoca che «per alcuni aspetti» la ripresa dell’economia italiana era «migliore» di quella di Germania, Francia e Spagna. Avevamo verificato che cosa dicevano tre tra i principali indicatori economici – su Pil, produzione industriale e mercato del lavoro – ed era emerso che Conte esagerava.
Infine, un’altra imprecisione commessa dal presidente del Consiglio nel confronto internazionale
era arrivata a giugno, a margine degli Stati generali organizzati a Villa Pamphily a Roma. In quell’occasione Conte aveva dichiarato che «a differenza di altri governi» l’Italia non consentiva i licenziamenti, mentre in altri Paesi c’era «già tantissima disoccupazione».
La dichiarazione del presidente del Consiglio – che si era meritato un “Nì” – era però imprecisa e fuorviante. Durante la prima fase più critica dell’emergenza diversi Paesi avevano infatti introdotto misure per estendere la cassa integrazione e contrastare l’aumento dei licenziamenti (solo Italia e Spagna avevano però introdotto una forma di blocco dei licenziamenti), mentre non era vero che nel nostro Paese non ci fossero state ricadute negative sul mercato del lavoro.
Il minor aumento della disoccupazione in Italia era infatti dovuto soprattutto al forte aumento degli inattivi, ossia delle persone senza occupazione, che non cercavano un posto di lavoro.