Conte esagera la ripresa «migliore» in Italia rispetto agli altri Paesi Ue

Ansa
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Il 9 agosto, ospite all’evento “La Piazza” organizzato dal quotidiano online Affari italiani a Ceglie Messapica (Br) in Puglia, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha espresso (min. 36:02) un cauto ottimismo sull’uscita dell’Italia dalla crisi economica causata dalla Covid-19.

Secondo Conte, infatti, «per alcuni aspetti» la ripresa dell’economia italiana è «migliore» di quella di Germania, Francia e Spagna.

È davvero così? Abbiamo verificato che cosa dicono tre indicatori economici – su Pil, produzione industriale e mercato del lavoro – e Conte esagera. Vediamo perché.

Il crollo del Pil

Partiamo dai dati sul Prodotto interno lordo (Pil), ossia sulla ricchezza nazionale prodotta.

Il 14 agosto Eurostat ha pubblicato il secondo aggiornamento delle stime sull’andamento del Pil dell’Unione europea e degli Stati membri nel secondo trimestre del 2020 (Grafico 1).
Grafico 1. Andamento trimestrale del Pil nell’Ue, nell’area euro e negli Stati Uniti, da inizio 2008 a giugno 2020 – Fonte: Eurostat
Grafico 1. Andamento trimestrale del Pil nell’Ue, nell’area euro e negli Stati Uniti, da inizio 2008 a giugno 2020 – Fonte: Eurostat
Secondo Eurostat, tra aprile e giugno 2020 il Pil dell’Italia ha registrato un calo congiunturale del -12,4 per cento rispetto al primo trimestre dell’anno. Per la Germania la riduzione del Pil è stata meno forte, del -10,1 per cento, mentre Francia e Spagna hanno registrato flessioni più marcate: rispettivamente del -13,8 per cento e del -18,5 per cento.

In termini tendenziali, ossia rispetto al secondo trimestre del 2019, il calo dell’Italia è stato del -17,3 per cento, quello della Germania del -11,7 per cento, quello della Francia del -19 per cento e quello della Spagna del -22,1 per cento.

Dunque, per quanto riguarda i dati più recenti sull’andamento del Pil nel secondo trimestre, nel drastico calo generale vissuto dai Paesi citati da Conte, l’Italia sembra fare meno peggio di Francia e Spagna, ma non della Germania.

Ricordiamo però che secondo le previsioni economiche estive della Commissione europea, pubblicate a inizio luglio scorso, l’Italia dovrebbe essere il Paese con il crollo del Pil più marcato in tutto il 2020 (-11,2 per cento), dietro a Spagna (-10,9 per cento), Francia (-10,6 per cento) e Germania (-6,3 per cento).

Una delle cause di questo calo annuale più marcato, rispetto agli altri Paesi Ue, sarebbe dovuto secondo Eurostat alla riduzione delle esportazioni e alla crisi del turismo, due voci economiche di primo piano per il nostro Paese.

Secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale di fine giugno, nel 2020 l’Italia registrerà un calo del Pil del -12,8 per cento, identico a quello della Spagna, mentre la Francia registrerà un -12,5 per cento e la Germania un -7,8 per cento.

Queste previsioni – oggi ancor più che in periodi “normali” – vanno prese con estrema cautela: l’incertezza sugli sviluppi dell’economia nei prossimi mesi resta infatti ancora molto forte.

La ripresa della produzione industriale

Un altro indicatore economico utile per valutare la ripresa dell’economia europea è quello sulla produzione industriale.

I dati più aggiornati di Eurostat sono stati pubblicati il 12 agosto scorso e fanno riferimento al mese di giugno, dove le restrizioni in Europa legate al lockdown sono state ancora più allentate rispetto a maggio, quando si erano registrati i primi segnali di ripresa.

Secondo Eurostat, a giugno scorso la produzione industriale in Italia ha registrato un +8,2 per cento rispetto al mese precedente, una ripresa più bassa di quella di Germania (10,8 per cento), Spagna (14,5 per cento) e Francia (12,9 per cento). È vero però che a maggio il nostro Paese aveva segnato un aumento della produzione industriale rispetto ad aprile più elevato (+41,6 per cento) degli altri Stati citati da Conte.

Se si allarga lo sguardo d’analisi, si vede che a giugno rispetto ad aprile la ripresa italiana della produzione industriale è stata la più alta dell’Ue, con un +53,2 per cento, ma va detto che il crollo di aprile rispetto a febbraio – cioè nel periodo del lockdown – era stato invece il peggiore di tutta l’Ue: -43 per cento (Tabella 1).
Tabella 1. Andamento della produzione industriale nell’Ue – Fonte: Eurostat
Tabella 1. Andamento della produzione industriale nell’Ue – Fonte: Eurostat
Questi dati sono congiunturali, ossia mostrano l’andamento della produzione industriale rispetto ai mesi precedenti. Come cambia la classifica se si guardano invece i dati tendenziali, cioè di giugno 2020 rispetto a giugno 2019?

In questo caso l’Italia ha segnato un crollo della produzione industriale del -13,7 per cento, più alto della Francia (-12,1 per cento), ma più basso di Spagna e Germania, entrambe con un -14,1 per cento.

L’andamento della disoccupazione

Vediamo adesso i dati dell’Italia sul mercato del lavoro rispetto agli altri grandi Paesi Ue.

Secondo i dati Eurostat più aggiornati, a giugno 2020 il tasso di disoccupazione in Italia sulla popolazione attiva – ossia con più di 15 anni, con un lavoro o in cerca di occupazione – era dell’8,8 per cento, in calo rispetto al 9,2 per cento di febbraio scorso, ma in rialzo rispetto al 6,8 per cento di aprile.

Gli altri tre Stati citati da Conte hanno invece tutti registrato un aumento del tasso di disoccupazione rispetto ai livelli pre-lockdown: la Germania è passata da un 3,6 per cento di febbraio a un 4,9 per cento di giugno; la Francia da un 7,6 per cento a un 7,7 per cento (in calo però rispetto all’8,8 per cento di aprile); e la Spagna da un 13,6 per cento a un 15,6 per cento.

Come abbiamo spiegato in passato, però, il calo del tasso di disoccupazione in Italia non è necessariamente un buon segnale per l’economia del nostro Paese. Da un lato, infatti, va sottolineato che l’Italia ha messo in campo misure molto forti per limitare la perdita dei posti di lavoro, estendendo la cassa integrazione per mesi e bloccando i licenziamenti. Dall’altro lato, questo si è tradotto in parte in un travaso dalla categoria dei disoccupati a quella degli inattivi – ossia persone che non hanno lavorano e non lo cercano – e nel calo degli occupati.

Secondo i dati Istat pubblicati a luglio 2020, a giugno scorso gli occupati in Italia erano infatti circa 752 mila in meno rispetto a giugno 2019, mentre gli inattivi quasi 900 mila in più (Grafico 2).
Grafico 2. Numero di occupati in Italia, da gennaio 2015 a giugno 2020 – Fonte: Istat
Grafico 2. Numero di occupati in Italia, da gennaio 2015 a giugno 2020 – Fonte: Istat

In conclusione

Secondo Giuseppe Conte, «per alcuni aspetti la nostra ripresa comparativamente è migliore rispetto a quella di Paesi come Germania, Francia e Spagna». Abbiamo verificato che cosa dicono i dati su Pil, produzione industriale e mercato del lavoro e il presidente del Consiglio esagera.

Per quanto riguarda il Pil, nel secondo trimestre del 2020 l’Italia ha registrato un crollo meno grave di Francia e Spagna, sia in termini congiunturali che tendenziali, ma peggiore di quello della Germania. Le previsioni Eurostat e del Fondo monetario internazionale – da prendere con un ampio margine di incertezza – danno a fine anno l’Italia tra i Paesi più colpiti in termini di calo del Pil.

Le statistiche sulla produzione industriale dicono invece che a giugno scorso il nostro Paese ha registrato la ripresa maggiore di tutta l’Ue, rispetto ad aprile, ma è anche vero che ad aprile rispetto a febbraio il crollo italiano nell’industria era stato il più marcato. Rispetto allo stesso mese del 2019, comunque, a giugno 2020 la produzione industriale italiana è calata del -13,7 per cento, peggio della Francia, ma meno peggio di Spagna e Germania.

Infine, rispetto a Germania, Francia e Spagna, è vero che a giugno l’Italia ha registrato rispetto al periodo pre-lockdown un calo del tasso di disoccupazione, ma questa non è necessariamente una buona notizia. Gli occupati persi rispetto a un anno fa sono stati infatti oltre 750 mila, mentre gli inattivi sono cresciuti di quasi 900 mila unità.

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