Come hanno votato i partiti sulla nuova Commissione europea

Sia i partiti che sostengono il governo Meloni sia i partiti all’opposizione si sono divisi sulla squadra di von der Leyen
ANSA
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Mercoledì 27 novembre il Parlamento europeo ha approvato la nuova Commissione europea, la seconda guidata dalla presidente Ursula von der Leyen. La Commissione europea è una sorta di governo dell’Unione europea, ma funziona a modo suo rispetto ai governi dei singoli Stati membri (qui abbiamo spiegato perché). Dopo la nomina formale del Consiglio europeo, la nuova Commissione Ue entrerà in carica ufficialmente il 1° dicembre ed è composta da 26 commissari, uno per Paese Ue, oltre von der Leyen, che è tedesca e rappresenta la Germania. Il commissario europeo dell’Italia è il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR Raffaele Fitto (Fratelli d’Italia), che è stato nominato anche vicepresidente esecutivo.

Nel Parlamento europeo i voti favorevoli sono stati 370, quelli contrari 282. Trentasei parlamentari europei si sono invece astenuti. Secondo il conteggio di Politico.eu, testata specializzata sulle questioni europee, la seconda Commissione von der Leyen ha ricevuto la maggioranza dei voti più bassa dal 1993, ossia da quando il Parlamento europeo può votare la commissione.  

La maggioranza dei parlamentari europei italiani, che in totale sono 76, ha votato a favore della nuova Commissione Ue. Sia i partiti che sostengono il governo Meloni sia i partiti all’opposizione, però, si sono divisi. Fratelli d’Italia, Forza Italia e Partito Democratico hanno votato a favore, mentre Lega, Movimento 5 Stelle, Europa Verde e Sinistra Italiana contro. In più, non sono mancati voti discordanti all’interno dello stesso partito.

Questione di gruppi

Nella maggior parte dei casi, i parlamentari europei hanno votato seguendo le indicazioni dei loro gruppi politici di appartenenza. Al Parlamento europeo, infatti, i parlamentari non sono raggruppati in base al loro Paese di provenienza, bensì in gruppi politici caratterizzati al loro interno da valori e programmi comuni. In ciascun gruppo i parlamentari si suddividono comunque in delegazioni nazionali. Per esempio, gli eurodeputati di Fratelli d’Italia fanno parte del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), al cui interno formano la delegazione italiana.

Al termine della presentazione della Commissione europea da parte di von der Leyen, i capigruppo hanno comunicato le intenzioni di voto dei rispettivi gruppi politici. Tra i gruppi che hanno espresso l’appoggio alla nuova Commissione c’è quello del Partito Popolare Europeo (PPE), di cui la stessa von der Leyen è esponente. Del Partito Popolare Europeo fanno parte gli otto parlamentari di Forza Italia e il deputato Herbert Dorfmann del Südtiroler Volkspartei, che hanno votato per l’approvazione. Ha votato a favore anche Renew Europe, gruppo liberale che attualmente non ha rappresentanti dell’Italia al suo interno (a eccezione di Sandro Gozi, di nazionalità italiana ma eletto nella lista francese Besoin d’Europe, promossa dal presidente Emmanuel Macron).

Per quanto riguarda i Socialisti e Democratici (S&D), la capogruppo Iratxe García Pérez ha espresso un parere nel complesso positivo, precisando però che non tutti i parlamentari del gruppo avrebbero votato a favore. La delegazione italiana, composta dai parlamentari del Partito Democratico, ha seguito la linea generale, salvo due eccezioni (su cui torneremo più avanti). La convergenza di vedute tra i tre gruppi “centristi” del Parlamento europeo non è una novità: PPE, S&D e Renew Europe sostenevano già la prima Commissione von der Leyen e la scorsa settimana, al termine delle audizioni dei candidati commissari, hanno firmato un nuovo accordo di cooperazione per la legislatura in corso.
I gruppi collocati agli estremi del Parlamento europeo hanno espresso invece voto contrario. Tra questi ci sono il gruppo “Europa delle Nazioni Sovrane” (Europe of Sovereign Nations, ESN), di cui fa parte il partito di estrema destra Alternative für Deutschland, e i “Patrioti per l’Europa” (Patriots for Europe, PfE), a cui aderiscono tra gli altri la Lega di Matteo Salvini, il Rassemblement National della francese Marine Le Pen e Fidesz dell’ungherese Viktor Orbán. I parlamentari di PfE hanno votato compattamente contro la nuova Commissione Ue nonostante l’ungherese Olivér Várhelyi, indicato da Orbán, ricoprirà il ruolo di commissario per la Salute e il Benessere animale (sebbene con deleghe depotenziate rispetto a quelle assegnate inizialmente da von der Leyen). Dal lato opposto dell’aula è arrivato il voto contrario dell’intero gruppo della Sinistra al Parlamento europeo, di cui fanno parte i deputati del Movimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana (che in Italia aderisce ad Alleanza Verdi-Sinistra). 

Più sfumate sono state le posizioni del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) e dei Verdi. Nel primo caso, la parlamentare belga Assita Kanko ha espresso «dubbi su alcuni dei nuovi membri della Commissione», ma ha aggiunto: «Ora dobbiamo metterci al lavoro per i cittadini e sappiamo tutti che questo non sarebbe possibile senza una Commissione europea in carica». Al momento del voto questa dichiarazione si è tradotta in una spaccatura tra le delegazioni nazionali, che si sono divise tra favorevoli, contrarie e astenute. I parlamentari di Fratelli d’Italia, insieme ai belgi della Nuova Alleanza Fiamminga e ai lettoni di Alleanza Nazionale, hanno votato a favore della Commissione. I polacchi di Diritto e Giustizia (PiS) e i Democratici Svedesi hanno votato contro.

Per quanto riguarda i Verdi, che al Parlamento europeo siedono insieme all’Alleanza Libera Europea, il co-presidente Bas Eickhout ha detto che il suo gruppo è «dell’idea che fare di Raffaele Fitto un vicepresidente esecutivo di questa Commissione sia un errore». Eickhout ha comunque aggiunto: «Vediamo una Commissione che vuole lavorare con noi e anche noi lo vogliamo». Alla vigilia del voto, la presidente von der Leyen ha nominato infatti l’ex parlamentare europeo Philippe Lamberts, che per dieci anni è stato co-presidente del gruppo dei Verdi, come suo consulente per la Transizione ecologica. In ogni caso, nonostante questa apertura in aula, i Verdi si sono divisi nel voto: i parlamentari olandesi e la maggioranza di quelli tedeschi hanno votato a favore, mentre gli italiani di Europa Verde hanno votato contro, insieme a francesi e spagnoli.

I dissidenti

Come abbiamo visto, non sempre le indicazioni dei gruppi politici sono state rispettate da tutte le delegazioni nazionali: all’interno di queste, non tutti i parlamentari hanno votato allo stesso modo. Tra gli italiani, gli unici deputati dissidenti rispetto alla linea di partito sono stati Cecilia Strada e Marco Tarquinio del Partito Democratico. Mentre il resto della delegazione italiana ha approvato la nuova Commissione Ue, Strada e Tarquinio hanno seguito la linea dei socialisti francesi, che hanno annunciato il loro voto contrario dopo la conferma di Fitto come vicepresidente esecutivo. Per la stessa ragione, la maggior parte dei parlamentari tedeschi di S&D ha scelto di astenersi.

Tra gli altri gruppi politici, la principale defezione è arrivata dai deputati del Partito Popolare spagnolo, che hanno votato contro la Commissione nonostante la presidente sia un’esponente del PPE. Il parere contrario è arrivato in seguito all’approvazione della vicepresidente socialista Teresa Ribera, che ricopriva l’incarico di ministra della Transizione ecologica nel governo spagnolo quando Valencia è stata colpita dalle pesanti alluvioni dello scorso 29 ottobre. Secondo i Popolari spagnoli, la cattiva gestione della calamità è da attribuire a Ribera, nonostante la regione di Valencia sia amministrata da un presidente del Partito Popolare.

Trentuno voti in meno

Nel complesso, la nuova Commissione europea è stata approvata con 31 voti favorevoli in meno rispetto a quelli ottenuti a luglio dalla sola von der Leyen, quando è stata eletta di nuovo presidente della Commissione Ue dal Parlamento europeo con 401 voti favorevoli. In quell’occasione il voto era stato segreto, ma dalle dichiarazioni di voto dei gruppi politici si era potuto capire che la presidente avesse ottenuto il sostegno dei Verdi, oltre a quello di PPE, S&D e Renew Europe. A favore di un secondo mandato di von der Leyen avevano votato Forza Italia, Partito Democratico ed Europa Verde, mentre Fratelli d’Italia aveva votato contro (insieme a Lega, Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana).

Quattro mesi più tardi, come conseguenza dell’ingresso di Fitto nella Commissione, la delegazione di Fratelli d’Italia si è spostata all’interno della maggioranza a sostegno di von der Leyen, mentre i Verdi italiani ne sono usciti. Nonostante la delegazione italiana di ECR sia più numerosa di quella dei Verdi, lo scontento per la nomina di Fitto ha portato altri parlamentari progressisti a votare contro la Commissione. Sommate ai voti persi tra le file del PPE per via della nomina di Ribera, le fuoriuscite hanno portato la seconda Commissione von der Leyen a incassare soltanto 370 voti favorevoli, pari al 51 per cento dei seggi (per l’approvazione era comunque sufficiente la maggioranza semplice, cioè 345 voti sui 688 espressi). 

Questa percentuale di consensi è la più bassa per una Commissione al suo insediamento: il record negativo apparteneva finora alla commissione guidata da Jean-Claude Juncker, che nel 2014 è stata approvata con il 56,3 per cento dei voti dei parlamentari. Il consenso più ampio fu invece raggiunto dalla Commissione Ue di Romano Prodi, approvata nel 1999 con l’81,5 per cento. Cinque anni fa la prima Commissione von der Leyen ha ottenuto invece il 61,4 per cento: all’epoca Fratelli d’Italia aveva votato contro, mentre il Movimento 5 Stelle a favore. Ora le parti si sono invertite.

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