Il governo dell’Unione europea funziona a modo suo

La Commissione è il braccio esecutivo dell’Ue, ma ha compiti e composizione molto diversi dai governi nazionali
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen – ANSA
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen – ANSA
Dal 6 al 9 giugno circa 359 milioni di cittadini europei saranno chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento europeo. In Italia il voto si terrà sabato 8 e domenica 9 giugno. Il risultato delle elezioni europee, oltre a indicare i nuovi 720 deputati, sarà la base di partenza per formare la nuova Commissione europea, il principale organo esecutivo dell’Unione europea. I poteri della Commissione, stabiliti dai trattati, sono comunque diversi da quelli di un governo nazionale. Inoltre, la sua formazione non dipende esclusivamente dal voto dei cittadini o dal Parlamento europeo, ma anche dagli accordi tra i leader degli Stati membri.

Che cos’è la Commissione europea

La Commissione europea ha il compito di promuovere l’interesse generale dell’Ue e di vigilare sul rispetto del diritto europeo, controllando che le norme dell’Ue siano applicate correttamente e nei tempi previsti in tutti gli Stati membri. Per questo motivo è talvolta chiamata la “guardiana dei trattati”. Tra gli altri compiti, la Commissione ha il potere di iniziativa legislativa, ossia può proporre nuove leggi al Parlamento europeo e al Consiglio dell’Unione europea, che insieme esercitano la funzione legislativa. Stabilisce poi le priorità di spesa ed elabora il bilancio annuale e vigila su come vengono spesi i fondi comunitari. La Commissione rappresenta l’Ue anche sulla scena internazionale, negoziando accordi con altri Paesi e rappresentando le istanze dell’Ue presso gli organismi internazionali, in particolare nei settori della politica commerciale e degli aiuti umanitari.
Immagine 1. La sede della Commissione europea a Bruxelles - Fonte: Ansa
Immagine 1. La sede della Commissione europea a Bruxelles - Fonte: Ansa
Come il Parlamento, la Commissione resta in carica cinque anni. La sua sede ufficiale è a Bruxelles, ma ha anche uffici in Lussemburgo, oltre a uffici di rappresentanza in tutti i Paesi dell’Ue e in molte capitali del mondo. Al suo interno la Commissione è organizzata in Direzioni generali competenti per materia, ciascuna guidata da un commissario. Nonostante la ripartizione delle competenze, tutti i commissari sono responsabili delle decisioni prese dalla Commissione, che sono adottate a maggioranza dei suoi membri.

Da chi è composta la Commissione europea

La Commissione europea è composta da 27 commissari, ossia da un rappresentante per ciascuno Stato dell’Ue. In base al Trattato dell’Unione europea, a partire dal 2014 i commissari avrebbero dovuto essere ridotti a due terzi del numero degli Stati membri, prevedendo un meccanismo di rotazione per garantire a tutti un’adeguata rappresentanza. Ma nel 2013 il Consiglio europeo ha stabilito di mantenere la regola per cui ciascun Paese ha diritto alla nomina di un commissario.

Tra i 27 commissari sono inclusi il presidente e l’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza. Il presidente della Commissione definisce gli orientamenti generali della Commissione e ne stabilisce l’organizzazione. Oltre a nominare i vicepresidenti, il presidente può obbligare un commissario a dare le dimissioni. L’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza svolge una duplice funzione, a cavallo tra la Commissione europea e il Consiglio dell’Unione europea.
Immagine 2. I commissari europei con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen - Fonte: Ansa
Immagine 2. I commissari europei con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen - Fonte: Ansa
Da un lato, infatti, è di diritto uno dei vicepresidenti della Commissione europea, al cui interno si occupa delle relazioni internazionali. Dall’altro lato, l’alto rappresentante guida la politica estera e di sicurezza comune su mandato del Consiglio dell’Ue, di cui presiede la formazione “Affari esteri”.

I membri della Commissione sono scelti sulla base delle loro competenze e del loro impegno europeo tra le personalità che offrono tutte le garanzie di indipendenza. L’autonomia di azione è un requisito essenziale per la Commissione, che deve agire nell’interesse di tutti i cittadini europei. Per questo motivo i commissari non devono ricevere istruzioni da altre istituzioni o governi e non possono esercitare nessun’altra attività professionale. Anche al termine del mandato permane l’obbligo di rispettare i doveri di onestà e delicatezza nell’accettare determinati incarichi o vantaggi. In caso di violazione di questi obblighi, la Corte di giustizia dell’Ue può imporre a un commissario le dimissioni, oppure revocare la pensione o gli altri benefici di cui gode.

L’elezione del presidente della Commissione

La formazione della Commissione europea inizia con la proposta da parte del Consiglio europeo di un candidato alla presidenza della Commissione, tenendo conto dei risultati delle elezioni europee. Per esempio, nel 2019 l’attuale presidente Ursula von der Leyen è stata proposta per l’incarico in quanto membro del Partito Popolare Europeo (PPE), prima forza politica nel Parlamento europeo. Il Parlamento deve poi confermare il candidato proposto dal Consiglio europeo, che necessita il consenso della maggioranza assoluta degli eurodeputati, ossia il 50 per cento più uno degli aventi diritto. Nel 2019 si espressero a favore di Ursula von der Leyen 383 deputati su 747 totali, superando di poco la soglia necessaria per eleggerla presidente.

Per rendere più trasparente il processo di selezione del presidente della Commissione, nel 2014 è stato introdotto il meccanismo dello Spitzenkandidat (una parola tedesca traducibile in italiano con “candidato di punta”). Questo metodo prevede che prima delle elezioni ciascun partito politico europeo nomini il suo candidato alla presidenza della Commissione. Sulla base dei risultati delle urne, il Consiglio europeo dovrebbe quindi indicare per il ruolo il candidato della forza politica che ha ottenuto maggiori consensi. Nel 2014 questo sistema ha portato all’elezione di Jean-Claude Juncker (PPE) alla presidenza della Commissione. Nel 2019, invece, il Consiglio europeo non ha trovato un accordo sul nome di Manfred Weber, che pure era stato indicato come Spitzenkandidat del PPE. I negoziati tra i leader europei hanno quindi portato alla scelta di Ursula von der Leyen, membro dello stesso partito di Weber ma ritenuta più capace di costruire una coalizione a suo sostegno. 

I candidati alla presidenza

Nonostante il fallimento del 2019, nel 2024 le principali famiglie politiche europee hanno nominato i propri candidati di punta per la presidenza della Commissione. Il congresso del PPE ha indicato di nuovo il nome di Ursula von der Leyen, lanciando la sua corsa per un secondo mandato. Il Partito Socialista Europeo (PSE) ha invece scelto l’attuale commissario per il Lavoro e i diritti sociali, il lussemburghese Nicolas Schmit. 

Per quanto riguarda Renew Europe, il gruppo politico che riunisce i liberali al Parlamento europeo, ciascuno dei tre partiti che ne fanno parte ha nominato un proprio candidato di punta. L’Alleanza dei Democratici e dei Liberali ha indicato la tedesca Marie-Agnes Strack-Zimmermann; il Partito Democratico Europeo ha scelto l’italiano Sandro Gozi, eletto parlamentare europeo in Francia; e Renaissance, il partito di Emmanuel Macron, ha proposto l’attuale capogruppo di Renew Europe al Parlamento europeo, Valérie Hayer. 

I verdi europei, come consuetudine, hanno optato per una doppia candidatura: la tedesca Terry Reintke e l’olandese Bas Eickhout. La Sinistra Europea ha invece indicato un solo candidato, l’austriaco Walter Baier.

Tra gli altri gruppi parlamentari, i Conservatori e riformisti europei (ECR), di cui fa parte Fratelli d’Italia, e Identità e Democrazia (ID), di cui fa parte la Lega, sono critici nei confronti di questo meccanismo di selezione e non hanno ancora indicato uno Spitzenkandidat. Di recente la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che è presidente dei Conservatori e riformisti europei, ha spiegato che i conservatori europei «potrebbero anche avere un loro candidato alla presidenza della Commissione europea», smentendo per ora un appoggio alla ricandidatura di von der Leyen.

La nomina dei commissari

Gli altri commissari, a eccezione dell’alto rappresentante, sono nominati dal Consiglio dell’Unione europea, su proposta degli Stati membri e con l’accordo del presidente della Commissione. La Commissione deve poi essere approvata nel suo complesso dal Parlamento europeo. 

La prassi prevede che ciascun candidato al ruolo commissario si presenti davanti alla commissione parlamentare competente nel settore di cui si dovrebbe occupare. Per esempio, nel 2019 l’attuale commissario agli Affari economici e monetari Paolo Gentiloni (PSE) era stato indicato dal governo italiano (allora presieduto da Giuseppe Conte) in accordo con la presidente von der Leyen, ascoltato dalla commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo e inserito dal Consiglio dell’Ue nell’elenco dei commissari. Dopo l’approvazione del Parlamento europeo, la Commissione è nominata ufficialmente dal Consiglio europeo.
Immagine 3: Il commissario agli Affari economici e monetari Paolo Gentiloni - Fonte: Ansa
Immagine 3: Il commissario agli Affari economici e monetari Paolo Gentiloni - Fonte: Ansa
In ragione della delicatezza del suo ruolo, la procedura di nomina dell’alto rappresentante è diversa rispetto agli altri commissari. Il Consiglio europeo, con l’accordo del presidente della Commissione, nomina a maggioranza qualificata l’alto rappresentante, che insieme agli altri commissari si presenta davanti al Parlamento europeo per l’approvazione. Attualmente questo incarico è ricoperto dallo spagnolo Josep Borrell (PSE). Il Consiglio europeo può porre fine al mandato dell’alto rappresentante deliberando a maggioranza qualificata.

La Commissione europea è responsabile collettivamente davanti al Parlamento europeo, che può sfiduciarla votando una “mozione di censura” nei suoi confronti. Se la mozione è approvata a maggioranza di due terzi dei voti espressi e a maggioranza dei membri che compongono il Parlamento europeo, i membri della Commissione sono tenuti a dimettersi collettivamente. In questo caso l’alto rappresentante si dimette soltanto dalle funzioni che esercita all’interno alla Commissione, mentre mantiene il suo ruolo all’interno del Consiglio dell’Ue. Finora nessuna mozione di censura è mai stata approvata: nel 1999 la Commissione guidata da Jacques Santer, travolta da uno scandalo di corruzione, ha rassegnato le dimissioni prima che il Parlamento votasse la mozione.

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