Il 20 agosto, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato al Senato la fine del governo Lega-Movimento 5 stelle, insediatosi il 1° giugno 2018.
In questi ultimi 14 mesi, Pagella Politica ha verificato oltre 60 dichiarazioni dei due vicepresidenti del Consiglio uscenti Matteo Salvini e Luigi Di Maio, raccogliendo in totale nove “Panzane pazzesche”.
Promemoria: assegnamo sempre questo verdetto quando nella dichiarazione di un politico «il dato o fatto è assolutamente inventato o riportato in maniera totalmente distorta, per sostenere una tesi sostanzialmente falsa».
Dai morti in mare allo spread che “non costa” agli italiani, ripercorriamo questi ultimi 14 mesi di errori grossolani dei due leader dei partiti di – ormai ex – maggioranza.
Le “Panzane pazzesche” sul primo “decreto Sicurezza”
A settembre 2018, sia Salvini che Di Maio hanno difeso alcune delle novità introdotte poi a ottobre con il cosiddetto “decreto Sicurezza” (convertito in legge a dicembre scorso).
Il 18 settembre 2018, ospite a DiMartedì su La7, il leader della Lega ha detto che il Canada «se commetti un certo tipo di reato, ti strappa la cittadinanza che ti ha già dato e ti rispedisce a casa tua».
Il decreto Sicurezza prevedeva infatti, tra le altre cose, la revoca della cittadinanza acquisita dagli stranieri condannati in via definitiva per reati di terrorismo.
Il riferimento al Canada però era completamente sbagliato: nello Stato nordamericano, infatti, questa revoca viene messa in atto solo se ci sono stati vizi di forma o frodi per ottenere la cittadinanza.
Il 25 settembre 2018, in un’intervista a Il Fatto Quotidiano, il capo politico del Movimento 5 stelle ha invece difeso l’abolizione della protezione umanitaria prevista dal “decreto Sicurezza”, dicendo che tra i Paesi europei questa forma di protezione ce l’avevano solo Slovacchia e Italia.
Questo è falso: in Europa, sono 25 i Paesi che prevedono la concessione di una protezione per motivi umanitari, di cui 21 sono membri dell’Unione europea. Italia e Slovacchia sono tra i Paesi che, in proporzione, hanno fatto nel tempo più ricorso a questa forma di protezione, ma non sono gli unici, se si considerano anche Germania e Svizzera.
I “non successi” del Movimento 5 stelle
Il 29 ottobre 2018, in un articolo sul Blog delle Stelle, Di Maio ha celebrato l’operato del suo partito, dicendo che «nel giro di quattro mesi e mezzo abbiamo portato a casa metà del programma elettorale votato da un terzo degli italiani».
“Panzana pazzesca”! All’epoca, seppure una parte delle promesse del M5s erano contenute nella proposta della legge di Bilancio per il 2019 o in altri provvedimenti, non erano stati realmente portati a termine gli impegni presi in campagna elettorale.
Tra le 20 promesse principali, a fine ottobre 2018 7 erano in corso di realizzazione, mentre solo in due casi si era arrivati a una parziale realizzazione. Nei restanti 11 casi, invece, le promesse non erano state mantenute.
Spread, quanto ci costi?
Il 10 dicembre 2018, intervistato da alcuni giornalisti al termine di una riunione a Palazzo Chigi, lo stesso Di Maio ha detto che non è vero che l’aumento dello spread costa caro nell’immediato all’Italia.
Come abbiamo scritto nel nostro precedente fact-checking, «secondo il capo politico del M5s, dire che lo spread sia già costato al Paese avrebbe poco senso, poiché i titoli di riferimento per calcolare questo indicatore finanziario hanno rendimento a dieci anni».
Questo ragionamento è però profondamente errato.
Un aumento dello spread ha un effetto praticamente immediato sulla spesa per interessi che l’Italia deve periodicamente affrontare per fare nuovo debito pubblico.
Da un lato, pur essendo basato su titoli a dieci anni, un aumento del differenziale tra Bund tedeschi e Btp italiani indica un aumento della sfiducia dei mercati che si ripercuote anche sui titoli a più breve scadenza.
Dall’altro, al crescere dello spread sui mercati secondari, ne risente anche il rendimento dei Btp a 10 anni emessi sul mercato primario. Quando l’Italia è obbligata ad aumentare le cedole semestrali per rendere i titoli più appetibili per gli investitori, gli effetti sulle sue casse si fanno sentire ben prima dell’orizzonte dei dieci anni suggerito da Di Maio.
Salvini e le “Panzane pazzesche” sull’immigrazione
Tornando al leader della Lega Salvini, i migranti sono il tema su cui Pagella Politica ha raccolto più dichiarazioni false.
Il 6 gennaio 2019, il ministro dell’Interno ha detto in una diretta Facebook che «i porti italiani – finché sono ministro – erano, sono e rimarranno chiusi».
In realtà, come mostravano i dati ufficiali del Ministero dell’Interno, tra fine dicembre 2018 e inizio gennaio 2019 erano sbarcati sulle coste italiane circa 160 migranti, e un totale di oltre 9.400 da giugno 2018, data del primo annuncio della “chiusura dei porti” da parte di Salvini.
In un nostro recente fact-checking, abbiamo poi spiegato come nei mesi successivi la frase “porti chiusi” sia stato più che altro uno slogan usato da Salvini per sintetizzare la sua politica restrittiva nei confronti dell’immigrazione, attuata con singole direttive, in via informale, per vietare gli sbarchi di navi Ong.
Il 17 marzo 2019, ospite di Barbara D’Urso a Domenica Live su Canale5, lo stesso Salvini ha poi detto che da inizio 2019 era morto annegato nel Mar Mediterraneo soltanto un migrante.
In realtà, il ministro dell’Interno faceva quasi di sicuro riferimento soltanto ai cadaveri recuperati lungo le coste italiane. Secondo l’Organizzazione mondiale per i migranti (Oim), da inizio 2019 al 17 marzo i morti nel Mediterraneo erano stati oltre 230. Salvini aveva già sbagliato una volta i numeri sui morti mare avvenuti nel 2018, quando era stato ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta l’11 gennaio 2019.
E, recidivo, aveva poi commesso lo stesso errore non solo a marzo 2019 (come abbiamo visto), ma anche il 31 maggio 2019, quando nel corso di un comizio a Casoria, aveva detto che con il governo Conte i morti in mare erano stati soltanto due.
Secondo i dati Oim, invece, dal 1° giugno 2018 (giorno dell’insediamento dell’esecutivo Lega-M5s) a fine maggio di quest’anno, i morti nella rotta centrale del Mediterraneo sono stati più di 1.200.
Di Maio bocciato in salario minimo… e geografia
Il 17 luglio 2019, in un’intervista a Il Fatto Quotidiano, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico ha detto che in Europa il salario minimo non ce l’hanno soltanto l’Italia e i Paesi dell’est. Ma non è vero.
Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia e Repubblica Ceca hanno un salario minimo orario che varia, rispettivamente, tra gli 1,62 euro all’ora e i 3,10 euro all’ora.
Nell’Ue, ci sono invece altri cinque Stati – oltre all’Italia – che non hanno un salario minimo introdotto per legge: Austria, Danimarca, Finlandia, Svezia e Cipro.
Economia
Il fact-checking di Giorgia Meloni ad Atreju