Il 6 gennaio, il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha detto in una diretta sulla sua pagina Facebook che «i porti italiani – finché sono ministro – erano, sono e rimarranno chiusi». Il riferimento del leader della Lega è ai migranti che arrivano sulle coste dell’Italia e, in particolare, al caso delle 49 persone che da giorni sono bloccate in mare a bordo di due navi Ong.

Ma è vero che da quando Salvini è ministro i porti italiani non hanno più accolto navi con a bordo migranti? No, e lo dimostrano gli stessi dati del Ministero dell’Interno.

Il numero degli sbarchi dall’annuncio dei “porti chiusi”

Il governo Conte si è insediato il 1° giugno 2018 e, dopo pochi giorni, Matteo Salvini annunciò che l’Italia non avrebbe accolto gli oltre 600 migranti a bordo della nave Aquarius. Secondo il ministro dell’Interno, i porti italiani sarebbero rimasti «chiusi».

In realtà, da giugno a dicembre 2018, gli sbarchi nei porti italiani sono continuati, seppure in numeri molto contenuti rispetto al periodo più critico degli anni precedenti. Secondo i dati del ministero dell’Interno, negli ultimi sette mesi in Italia sono arrivate via mare 9.940 persone. Solo dal 21 dicembre – ossia da quando perdura la crisi dei 49 migranti a bordo della Sea Watch 3 e della Sea Eye – in Italia sono sbarcati circa 160 migranti, su un totale di 359 arrivati a dicembre 2018.

Nonostante gli annunci del governo, quindi, i dati dimostrano che i porti sono rimasti “aperti” ai migranti. Lo confermano anche le dichiarazioni di Carla Roncallo, presidente dell’Autorità portuale del Mar Ligure Orientale, secondo cui «non risulta alcun decreto, ordinanza o provvedimento che disponga la chiusura» dei porti. O quelle del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, che ha dichiarato: «Il presidente del porto di Napoli mi ha detto che non c’è nessuna ordinanza di chiusura e a tutt’oggi il porto della città è aperto».

Già a giugno, per quanto riguarda il caso della nave Aquarius, un’inchiesta dell’Espresso aveva spiegato che all’epoca il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) Danilo Toninelli non aveva firmato nessun atto per rendere effettiva la chiusura dei porti ai migranti. Come abbiamo spiegato in una nostra precedente analisi, infatti, secondo il Codice della navigazione italiana è competenza del Mit – e non del ministero dell’Interno – decidere se bloccare le navi in arrivo. Questa misura è sì teoricamente possibile, ma se applicata senza la collaborazione e l’accordo di tutte le parti in causa può portare a lunghe controversie legali.

Quanto sono calati gli sbarchi?

Sebbene con il nuovo governo gli arrivi di migranti non si siano mai fermati, gli sbarchi si sono ridotti rispetto al passato. Secondo i dati dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), da giugno a dicembre 2017, gli arrivi totali sulle coste italiane sono stati 59.141, quasi sei volte quelli avvenuti nello stesso periodo di quest’anno (9.940).

Questo confronto, però, non tiene in considerazione un elemento centrale. A luglio 2017, infatti, l’Italia – con il ministro dell’Interno Marco Minniti – aveva iniziato a collaborare con alcune milizie libiche, responsabili di tollerare o addirittura gestire i traffici irregolari. Questo accordo – accusato, tra gli altri, dall’Onu di aver costretto decine di migliaia di migranti a subire torture nei centri di accoglienza in Libia – avrebbe consentito un significativo calo degli sbarchi già l’anno scorso. E i dati lo confermano.

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Da agosto 2017 a maggio 2018 – periodo in cui è diventato effettivo l’accordo con i libici e prima dell’insediamento del nuovo governo – gli sbarchi in Italia sono stati 37.586, mentre da agosto 2016 a maggio 2017 erano stati 147.890. Un calo di oltre 110 mila unità.

L’effetto delle politiche di Minniti è stato quindi un calo degli sbarchi, nel periodo selezionato, di circa il 75 per cento. Lo stesso calo degli arrivi con Salvini, dell’83% nel secondo semestre 2018, segue un trend già iniziato nell’estate del 2017 e la cui causa è da rintracciare negli accordi di cooperazione con la Libia.

Il ruolo sempre più ridotto delle Ong nei salvataggi in mare sembra invece non avere avuto un impatto significativo sul calo degli sbarchi. Come spiega un’analisi dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), i dati dell’Unhcr sugli sbarchi in Italia da gennaio 2016 a marzo 2018 mostrano che non c’è correlazione tra le operazioni di salvataggio delle Ong nel Mediterraneo e il numero degli arrivi.

All’ulteriore riduzione degli sbarchi con il ministro Salvini, è inoltre corrisposto un aumento in percentuale della mortalità in mare. Come mostrano i dati più aggiornati dell’Unhcr, da giugno a novembre 2018, nella rotta centrale del Mediterraneo sono morte, o andate disperse, 895 persone, su un totale di 9.581 arrivi. Nello stesso periodo dell’anno precedente, i morti o dispersi erano stati 1.070, su un totale di 56.814. In sostanza, negli ultimi mesi oltre 9 migranti su 100 arrivati hanno perso la vita nel tentativo di giungere in Europa. Un anno fa, erano poco meno di 2 ogni 100.

Il verdetto


Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha annunciato che oggi, come in passato, i porti italiani sono «chiusi» per i migranti che cercano di arrivare illegalmente in Italia. In realtà, come mostrano i dati ufficiali del governo, solo nelle ultime due settimane sono sbarcati sulle coste del nostro Paese circa 160 migranti, e un totale di oltre 9.400 da giugno 2018, data del primo annuncio della chiusura dei porti.

Con il ministro Salvini si è assistito a ulteriore e significativo calo degli sbarchi rispetto al 2017, anche se la causa principale di questa riduzione è da ricercarsi nelle politiche del precedente ministro Minniti, che l’estate scorsa ha siglato un contestato accordo di cooperazione con le autorità e le milizie libiche per fermare le partenze dal Nordafrica.

Per il ministro dell’Interno dunque “Panzana pazzesca”.