Il 31 maggio 2019, nel corso di un comizio a Casoria, in provincia di Napoli, il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha parlato delle politiche di immigrazione del governo. Secondo il leader della Lega, dall’insediamento dell’esecutivo Conte «ci sono stati solo due morti in mare» e «meno ne partono e meno ne muoiono».
Abbiamo verificato e, numeri alla mano, Salvini ha detto una “Panzana pazzesca”.
I morti e i dispersi nel mar Mediterraneo
Dall’insediamento del governo Lega-M5s (1° giugno 2018) alla dichiarazione di Salvini (31 maggio 2019), secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom) ci sono stati 1.225 migranti morti o dispersi nel tentativo di raggiungere le sole coste italiane dal Nordafrica.
Da inizio 2019, invece, secondo l’Oim nella rotta centrale del Mediterrano i morti e i dispersi sono stati 337, un numero in linea con i dati dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), che ha stimato 314 vittime.
Si tratta quindi in entrambi i casi di cifre lontane dal numero riportato dal ministro dell’Interno.
A che cosa fa riferimento Salvini?
Le «due morti in mare» riportate dal leader leghista sembrano fare riferimento ai soli «cadaveri recuperati» sulle coste italiane tra gennaio e aprile 2019, come ha scritto il 20 maggio 2019 Salvini su Facebook.
Come avevamo spiegato anche a marzo scorso, Salvini è fuorviante: nel calcolo dei «morti in mare» non sono compresi solo gli effettivi cadaveri recuperati sulle coste ma, al contrario, sono da considerare tutti i migranti che risultano dispersi o morti in mare durante la traversata.
Calano i morti, ma non il tasso di mortalità
Nel 2018, è vero però che al diminuire degli sbarchi è corrisposto un calo del numero assoluto dei morti in mare. Lo scorso anno, in tutto il Mediterraneo, l’Unhcr ha registrato 2.277 vittime o dispersi, in calo del 28 per cento rispetto alle 3.139 del 2017.
Guardiamo, nello specifico, alla sola Italia: nel 2018 secondo gli ultimi aggiornamenti dell’Unhcr, sono state 1.279 le vittime della rotta centrale del Mediterraneo, in calo del 55 per cento rispetto al 2017 (2.837).
Se il numero assoluto delle vittime è in calo rispetto all’anno precedente, non è così per il tasso di mortalità.
Guardiamo, nel dettaglio, che cosa è successo nella rotta centrale, quella percorsa per raggiungere le coste italiane: qui nel 2018 è morto circa un migrante ogni 18 arrivati salvi, mentre nel 2017 il rapporto era di circa uno ogni 42.
Dall’insediamento del governo Conte (e, quindi, da giugno 2018) alla data della dichiarazione (31 maggio 2019), sono approdati in Italia 11.032 migranti e si stimano circa 1.240 vittime. Ciò vuol dire che, durante il governo Conte, è morto un migrante ogni 9 arrivati salvi, un rapporto addirittura superiore rispetto a quello rilevato nell’intero 2018.
Il verdetto
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha detto che con il governo Conte i morti del mar Mediterraneo sono stati «solo due» e che «meno ne partono e meno ne muoiono».
Il leader della Lega sbaglia. Dall’insediamento del nuovo esecutivo, l’Oim ha stimato circa 1.200 vittime nella rotta centrale del mar Mediterraneo, mentre la cifra cui fa riferimento il ministro dell’interno è relativa solo al numero di cadaveri recuperati sulle nostre coste nel 2019.
Non è poi del tutto vero che «meno ne partono meno ne muoiono»: a un calo delle morti complessive, è corrisposto un aumento del tasso di mortalità. Attraversare il Mediterraneo è più pericoloso che in passato.
In conclusione, Salvini si merita una “Panzana pazzesca”.
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7 dicembre 2024
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