Tutte le volte che è stata modificata la Costituzione

Nella storia dell’Italia repubblicana la legge fondamentale dello Stato è stata “riformata” circa una volta ogni quattro anni. In questa legislatura ci sono già state due modifiche, nella scorsa tre
Ansa
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Da quando è entrata in vigore, ossia dal 1° gennaio 1948, la Costituzione italiana è stata modificata circa una volta ogni quattro anni. In base alle verifiche di Pagella Politica, in 75 anni sono state approvate 46 leggi costituzionali, tra cui 20 di riforma della Costituzione. Le altre 26 leggi costituzionali non hanno modificato il testo della Costituzione, ma sono servite, tra le altre cose, per approvare o modificare gli statuti delle regioni a statuto speciale.  

Il governo Meloni, sostenuto da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati, vuole modificare di nuovo la Costituzione, intervenendo nella parte che regola la forma di governo del Paese. Il 3 novembre il Consiglio dei ministri ha approvato infatti un disegno di legge di riforma costituzionale per introdurre il cosiddetto “premierato”, ossia l’elezione diretta del presidente del Consiglio, che avrebbe anche maggiori poteri. Al momento il presidente del Consiglio non è eletto direttamente dai cittadini, ma è nominato dal presidente della Repubblica e deve ottenere la fiducia del Parlamento. 

Per riformare la Costituzione, così come per approvare qualsiasi altra legge costituzionale, non è sufficiente l’approvazione di una normale legge, che richiede solamente la maggioranza semplice delle due camere, ma occorre una speciale procedura di revisione prevista dall’articolo 138 della Costituzione stessa. Secondo questo articolo, la Camera e il Senato devono approvare la proposta di riforma costituzionale due volte nel medesimo testo. Se nella seconda votazione entrambe le camere approvano il testo a maggioranza dei due terzi dei componenti, la proposta di riforma si considera definitivamente approvata. Se invece nella seconda votazione si raggiunge solo la maggioranza assoluta, la riforma costituzionale può essere sottoposta a referendum popolare per confermarla. 

Al momento la maggioranza di centrodestra non ha i numeri in Parlamento per poter approvare il disegno di legge di riforma costituzionale sul premierato senza la possibilità di dover passare per un referendum popolare. Alla Camera la maggioranza dei due terzi dell’assemblea è fissata infatti a 266 voti e il centrodestra può contare su 238 deputati. Discorso simile vale per il Senato, dove i voti necessari sono 166 e la maggioranza può contare su 136 senatori. 

In attesa del via libera del governo alla nuova riforma, quali sono state le principali modifiche della Costituzione approvate finora?

Le riforme nella “prima repubblica”

La Costituzione è stata riformata per la prima volta nel 1963 durante la cosiddetta “prima repubblica”, che è il periodo di tempo tra l’entrata in vigore della Costituzione nel 1948 e il 1992, anno dello scandalo di “Tangentopoli”. 

La prima riforma costituzionale ha riguardato la composizione della Camera e del Senato. Fino al 1963, infatti, le due aule non erano composte da un numero preciso di parlamentari come lo sono ora, ma da un numero che variava in base alla popolazione. All’epoca la Costituzione prevedeva che i membri della Camera dovessero essere uno ogni 80 mila abitanti, mentre i senatori uno ogni 200 mila abitanti. Tra l’altro la durata naturale del mandato delle due camere era diversa: i deputati rimanevano in carica al massimo per cinque anni, mentre i senatori sei. La riforma costituzionale fissò il numero dei deputati a 630 e quello dei senatori a 315 (nel 2020 un’altra riforma costituzionale ha poi ridotto il numero da 945 a 600 parlamentari: 400 deputati e 200 senatori). Tra le altre principali riforme costituzionali dell’epoca c’è quella che ha creato la Regione Molise, sempre nel 1963, e quella che ha riorganizzato la Corte Costituzionale nel 1967.
Immagine 1. Il titolo de La Stampa in occasione della nascita del Molise, 18 dicembre 1963 – Fonte: Archivio storico La Stampa
Immagine 1. Il titolo de La Stampa in occasione della nascita del Molise, 18 dicembre 1963 – Fonte: Archivio storico La Stampa
A cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta sono state approvate altre due riforme costituzionali: la riforma che ha creato nel 1989 il Tribunale dei ministri, che giudica sui reati commessi dai membri del governo, e quella che ha modificato le regole per la concessione dell’amnistia e dell’indulto, nel 1992.

Le riforme nella “seconda repubblica”

Anche la cosiddetta “seconda repubblica”, ossia il periodo successivo al 1992, è stata caratterizzata da una serie di modifiche della legge fondamentale dello Stato. Nel 1993 è stata per esempio approvata la riforma costituzionale sulla cosiddetta “immunità parlamentare”. Fino al 1993 un parlamentare non poteva essere sottoposto a nessun procedimento penale senza autorizzazione del Parlamento, a meno che non fosse colto nel momento esatto della commissione del reato. La riforma costituzionale del 1993 ha ristretto l’immunità parlamentare, eliminando l’obbligo di autorizzazione per sottoporre un parlamentare a indagini e processi, mantenendolo invece in alcuni casi, come la raccolta di intecertezzazioni su deputati e senatori.

Un’altra riforma di rilievo è stata quella del Titolo V della Costituzione, riguardante le autonomie locali, che ha richiesto un lungo esame parlamentare. Il testo base della riforma è stato presentato in Parlamento a gennaio 1998 ed è stato approvato definitivamente più di tre anni dopo, a marzo 2001. Il testo è stato poi sottoposto a un referendum costituzionale, tenutosi a ottobre, che ha ottenuto il via libera dei cittadini facendo entrare in vigore a tutti gli effetti la riforma. In sostanza la riforma del titolo V ha riorganizzato i poteri tra i vari organi dello Stato, ridefinendo le materie su cui il governo centrale e le regioni possono legiferare.
Immagine 2. Il titolo de L’Unità sui risultati del referendum sulla riforma del titolo V della Costituzione, 8 ottobre 2001 – Fonte: Archivio storico l’Unità
Immagine 2. Il titolo de L’Unità sui risultati del referendum sulla riforma del titolo V della Costituzione, 8 ottobre 2001 – Fonte: Archivio storico l’Unità
Durante la scorsa legislatura, tra il 2018 e il 2022, sono state approvate  tre riforme costituzionali: quella che ha ridotto il numero dei parlamentari; quella che ha abbassato da 25 a 18 anni la soglia minima di età per votare al Senato, approvata nel 2021, e quella che ha introdotto in Costituzione la tutela dell’ambiente, a febbraio 2022. 

Nell’attuale legislatura è stata inserita in Costituzione la tutela della peculiarità delle Isole, a novembre 2022, e poi quella dello sport, a fine settembre.

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