Martedì 24 settembre il referendum abrogativo che propone di cambiare la legge sulla concessione della cittadinanza italiana ha raggiunto la soglia delle 500 mila firme digitali sulla piattaforma del Ministero della Giustizia. Questo risultato ottenuto nel giro di pochi giorni (il 16 settembre le firme erano meno di 30 mila), ha riportato d’attualità un vecchio dibattito, di cui si è già parlato più di recente nel 2021, a proposito del referendum sulla depenalizzazione della coltivazione della cannabis e di altre sostanze stupefacenti.
Secondo alcuni, tra cui il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli (Lega), la soglia di 500 mila firme per richiedere un referendum abrogativo è troppo bassa e andrebbe alzata. «Forse andrebbero ripensate anche le soglie minime delle adesioni per avviare referendum o proposte di legge di iniziativa popolare», ha dichiarato Calderoli lo scorso agosto in un’intervista con Il Sole 24 Ore. Quest’estate avevano già superato la soglia minima altre campagne referendarie: quella contro il Jobs Act e contro la nuova legge sull’autonomia differenziata.
Un primo dibattito sulla soglia delle 500 mila firme è avvenuto quasi 80 anni fa, durante la scrittura della Costituzione, quando però ancora le firme digitali non esistevano.
Secondo alcuni, tra cui il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli (Lega), la soglia di 500 mila firme per richiedere un referendum abrogativo è troppo bassa e andrebbe alzata. «Forse andrebbero ripensate anche le soglie minime delle adesioni per avviare referendum o proposte di legge di iniziativa popolare», ha dichiarato Calderoli lo scorso agosto in un’intervista con Il Sole 24 Ore. Quest’estate avevano già superato la soglia minima altre campagne referendarie: quella contro il Jobs Act e contro la nuova legge sull’autonomia differenziata.
Un primo dibattito sulla soglia delle 500 mila firme è avvenuto quasi 80 anni fa, durante la scrittura della Costituzione, quando però ancora le firme digitali non esistevano.