Il 3 novembre, ospite a Che tempo che fa su Nove, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha dichiarato che il suo partito non sosterrà un’eventuale ricandidatura del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, il cui secondo mandato terminerà nel 2025. «Il Partito Democratico ha una posizione chiarissima: siamo contrari a un terzo mandato», ha detto (min. 42:10) Schlein, aggiungendo che il suo partito «non sosterrà i presidenti uscenti» che si ricandideranno, perché «le regole valgono per tutti». Alcuni giorni prima, De Luca aveva ribadito invece la sua volontà di voler andare «avanti comunque», nonostante i dubbi all’interno del suo partito su un suo eventuale terzo mandato.
La legge impedisce ai sindaci dei comuni con più di 15 mila abitanti e ai presidenti di regione di poter governare per più di due mandati, ma da tempo si discute sulla possibilità di cambiare questo limite, sia nel centrodestra sia nel centrosinistra. Per esempio, il leader della Lega Matteo Salvini ha detto più volte che il limite dei due mandati dovrebbe essere eliminato (in passato la pensava diversamente). Anche l’ex sindaco di Bari Antonio Decaro, ora parlamentare europeo del PD, ha criticato il limite, dicendo che esiste solo in Italia (in realtà non è proprio così).
Il limite dei due mandati per i presidenti di regione è stato introdotto nel 2004, ma negli anni successivi le regioni lo hanno inserito in ordine sparso nelle loro leggi elettorali regionali. In concreto, il dibattito riguarda l’applicazione di questa legge: non è chiaro infatti se la legge del 2004 sia da considerarsi immediatamente in vigore per tutte le regioni o se per entrare essere applicata deve prima essere recepita da una norma regionale. Secondo quest’ultima interpretazione, nelle regioni che non hanno approvato una legge regionale per recepire la legge nazionale non sarebbe in vigore nessun vincolo ai mandati del presidente di regione.
Per esempio la Regione Veneto ha aggiornato la sua legge elettorale e introdotto il limite dei due mandati nel 2012, due anni dopo l’elezione a presidente di Luca Zaia (Lega). Siccome la legge del 2004 che ha introdotto il limite dei due mandati non può essere retroattiva, il primo mandato di Zaia è quello iniziato con la sua rielezione a presidente nel 2015. L’esponente della Lega è stato poi riconfermato presidente nel 2020, quando è iniziato il suo secondo mandato (che in teoria sarebbe però il terzo). Terminato il mandato attuale, Zaia non potrà più ricandidarsi.
Anche De Luca sta provando a fare una mossa simile a quella di Zaia, dato che la legge elettorale regionale della Campania, che risale al 2009, non cita esplicitamente il limite dei due mandati, introdotto nel 2004. Lo scorso 24 ottobre un consigliere regionale vicino a De Luca ha presentato una proposta per recepire il limite dei due mandati, che secondo la loro interpretazione sarebbe quindi attivo solo da quest’anno e permetterebbe a De Luca di candidarsi nuovamente alle prossime elezioni regionali.
In varie occasioni il presidente campano ha manifestato la sua intenzione di ricandidarsi per continuare a guidare la regione senza «il permesso di qualcuno». Schlein, dal canto suo, ha ribadito più volte di essere contraria a concedere a De Luca la possibilità di candidarsi nuovamente. A Che tempo che fa, la segretaria del PD ha detto che il candidato alla presidenza della regione sarà deciso discutendo con i rappresentati locali del partito, così come è stato fatto in altri territori amministrati da un politico di centrosinistra giunto al termine del secondo mandato. Due esempi recenti sono stati quelli dell’Emilia-Romagna e della città di Bari: sia nella regione del Nord sia nel capoluogo pugliese i due amministratori Stefano Bonaccini e Decaro non sono stati ricandidati per un terzo mandato, ma hanno partecipato alle elezioni europee dello scorso giugno, dove sono stati comunque eletti parlamentari europei tra le file del PD.
Stando alle dichiarazioni di Schlein, se De Luca vorrà candidarsi per un terzo mandato, dovrà farlo fuori dal PD e senza avere l’appoggio del suo partito. Anche così però non è sicuro che la candidatura dell’attuale presidente regionale possa essere ammessa: l’interpretazione della legge del 2004 che permetterebbe a De Luca di aggirare il limite del terzo mandato recependo la legge vent’anni dopo è stata criticata dal presidente della Commissione Affari costituzionali alla Camera Nazario Pagano (Forza Italia), che l’ha definita «sbagliata in punto di diritto». Nazario ha accennato alla possibilità da parte del governo di presentare ricorso per disapplicare la norma se dovesse essere approvata dal Consiglio regionale della Campania.
La legge impedisce ai sindaci dei comuni con più di 15 mila abitanti e ai presidenti di regione di poter governare per più di due mandati, ma da tempo si discute sulla possibilità di cambiare questo limite, sia nel centrodestra sia nel centrosinistra. Per esempio, il leader della Lega Matteo Salvini ha detto più volte che il limite dei due mandati dovrebbe essere eliminato (in passato la pensava diversamente). Anche l’ex sindaco di Bari Antonio Decaro, ora parlamentare europeo del PD, ha criticato il limite, dicendo che esiste solo in Italia (in realtà non è proprio così).
Il limite dei due mandati per i presidenti di regione è stato introdotto nel 2004, ma negli anni successivi le regioni lo hanno inserito in ordine sparso nelle loro leggi elettorali regionali. In concreto, il dibattito riguarda l’applicazione di questa legge: non è chiaro infatti se la legge del 2004 sia da considerarsi immediatamente in vigore per tutte le regioni o se per entrare essere applicata deve prima essere recepita da una norma regionale. Secondo quest’ultima interpretazione, nelle regioni che non hanno approvato una legge regionale per recepire la legge nazionale non sarebbe in vigore nessun vincolo ai mandati del presidente di regione.
Per esempio la Regione Veneto ha aggiornato la sua legge elettorale e introdotto il limite dei due mandati nel 2012, due anni dopo l’elezione a presidente di Luca Zaia (Lega). Siccome la legge del 2004 che ha introdotto il limite dei due mandati non può essere retroattiva, il primo mandato di Zaia è quello iniziato con la sua rielezione a presidente nel 2015. L’esponente della Lega è stato poi riconfermato presidente nel 2020, quando è iniziato il suo secondo mandato (che in teoria sarebbe però il terzo). Terminato il mandato attuale, Zaia non potrà più ricandidarsi.
Anche De Luca sta provando a fare una mossa simile a quella di Zaia, dato che la legge elettorale regionale della Campania, che risale al 2009, non cita esplicitamente il limite dei due mandati, introdotto nel 2004. Lo scorso 24 ottobre un consigliere regionale vicino a De Luca ha presentato una proposta per recepire il limite dei due mandati, che secondo la loro interpretazione sarebbe quindi attivo solo da quest’anno e permetterebbe a De Luca di candidarsi nuovamente alle prossime elezioni regionali.
In varie occasioni il presidente campano ha manifestato la sua intenzione di ricandidarsi per continuare a guidare la regione senza «il permesso di qualcuno». Schlein, dal canto suo, ha ribadito più volte di essere contraria a concedere a De Luca la possibilità di candidarsi nuovamente. A Che tempo che fa, la segretaria del PD ha detto che il candidato alla presidenza della regione sarà deciso discutendo con i rappresentati locali del partito, così come è stato fatto in altri territori amministrati da un politico di centrosinistra giunto al termine del secondo mandato. Due esempi recenti sono stati quelli dell’Emilia-Romagna e della città di Bari: sia nella regione del Nord sia nel capoluogo pugliese i due amministratori Stefano Bonaccini e Decaro non sono stati ricandidati per un terzo mandato, ma hanno partecipato alle elezioni europee dello scorso giugno, dove sono stati comunque eletti parlamentari europei tra le file del PD.
Stando alle dichiarazioni di Schlein, se De Luca vorrà candidarsi per un terzo mandato, dovrà farlo fuori dal PD e senza avere l’appoggio del suo partito. Anche così però non è sicuro che la candidatura dell’attuale presidente regionale possa essere ammessa: l’interpretazione della legge del 2004 che permetterebbe a De Luca di aggirare il limite del terzo mandato recependo la legge vent’anni dopo è stata criticata dal presidente della Commissione Affari costituzionali alla Camera Nazario Pagano (Forza Italia), che l’ha definita «sbagliata in punto di diritto». Nazario ha accennato alla possibilità da parte del governo di presentare ricorso per disapplicare la norma se dovesse essere approvata dal Consiglio regionale della Campania.