La giravolta di Salvini sul limite dei mandati per sindaci e presidenti di regione

Secondo il leader della Lega va contro la democrazia impedire a un «bravo» politico di ricandidarsi, ma anni fa la pensava all’opposto
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
Da settimane il leader della Lega Matteo Salvini ripete che il limite dei due mandati per i sindaci e i presidenti di regione è sbagliato e va cambiato. Per questo motivo la Lega ha proposto in Commissione Affari costituzionali del Senato di aumentare, con il decreto “Elezioni”, il limite da due a tre mandati.

Fino ad alcuni anni fa, però, Salvini e altri esponenti del suo partito, tra cui il vicesegretario Andrea Crippa, la pensavano esattamente all’opposto su questo tema.

Che cosa dice oggi Salvini

«Se uno ha un bravo sindaco e un bravo governatore, perché dopo due volte che lo elegge non può risceglierlo per la terza volta? In democrazia scelgono i cittadini», ha detto (min. 6:08) Salvini, per esempio, il 20 febbraio ospite di RTL 102.5. Secondo il leader della Lega, la legge non dovrebbe impedire a un politico di poter fare il sindaco o il presidente di regione se vuole farlo «per il resto dei suoi giorni». 

In questi mesi Salvini ha fatto molte dichiarazioni simili. Per esempio a gennaio ha detto che «porre il limite al mandato è una limitazione della democrazia», ribadendo che «è sbagliato mettere per legge un limite alla possibilità dei cittadini di scegliere un sindaco o un governatore».
«La Lega su questo non cambierà mai idea», ha dichiarato (min. 0:37) il 18 gennaio il leader del partito. In realtà Salvini ha eccome cambiato idea sul limite dei mandati di sindaci e presidenti di regione.

Che cosa diceva Salvini a Pontida

Il 18 settembre 2016, durante l’annuale raduno della Lega Nord a Pontida, in provincia di Bergamo, Salvini aveva difeso con forza la necessità di limitare a due mandati tutti gli incarichi politici degli esponenti del suo partito. 

«Dobbiamo tutti noi essere consapevoli che siamo al servizio del movimento, non in eterno. Ho sentito ieri che i “Giovani Padani” hanno approvato una mozione che chiedeva di portare al congresso perché ci sia un limite, come c’è per i sindaci, per ogni carica elettiva di due mandati anche dentro alla Lega. Secondo me sarà cosa buona e giusta, perché dopo dieci anni penso che si possa lasciare spazio a qualcun altro che potrà prendere il nostro posto a Bruxelles, a Roma o in regione, come fanno i sindaci», aveva dichiarato Salvini dal palco di Pontida, nel suo discorso finale della manifestazione. «Altrimenti magari qualcuno corre il rischio di dedicare la sua attività politica, più che a combattere gli avversari da fuori, a tener fuori dalla porta della sezione eventuali competitori di dentro, che poi possono andare a fare il sindaco, l’assessore o il consigliere comunale. Aprite le porte delle sezioni, aprite le porte delle sedi, facciamo entrare persone che ci possano aiutare a crescere, senza paura». La stessa posizione era stata ribadita da Salvini a maggio 2017, dicendo che «mettere il limite al numero dei mandati» era «fondamentale» per avere un «ricambio ed energie nuove».
Il giorno prima dell’intervento di Salvini, a Pontida si era tenuto il congresso federale del “Movimento Giovani Padani”, la formazione giovanile della Lega Nord. Durante l’evento, l’esponente del movimento Giacomo Perocchio aveva proposto (min. 1:47:07) di presentare al congresso federale del partito una mozione per adottare un codice etico e introdurre il limite dei due mandati per tutti gli esponenti della Lega. Nel suo intervento Perocchio aveva citato il limite dei due mandati per i sindaci delle città con oltre 15 mila abitanti, dicendo che aveva dimostrato di funzionare bene. «Credo che un movimento come il nostro, che si basa su ideali di libertà, di autonomia e di indipendenza, non possa che prendere esempio per tutti i ruoli di governo, anche quelli da parlamentare, da senatore, da consigliere regionale, da presidente di regione», aveva aggiunto l’esponente dei “Giovani Padani”.

Anche Crippa ha cambiato idea

Al termine del congresso del movimento giovanile della Lega era poi intervenuto Andrea Crippa, all’epoca coordinatore federale del “Movimento Giovani Padani” e oggi deputato e vicesegretario della Lega. «Accolgo con piacere e la faccio mia la mozione presentata prima, durante questo da congresso, dal fratello Giacomo Perocchio, cioè la mozione sul limite di mandato a dieci anni per tutte le cariche istituzionali della Lega. Quando talvolta qualcuno passa troppo tempo all’interno delle istituzioni, rischia di anteporre alle battaglie e alle ideologie del movimento, a come garantirsi il posto in Parlamento nella legislatura successiva», aveva dichiarato (min. 3:03:54) Crippa. «Noi vogliamo dei rivoluzionari, non della gente che pensa a come occupare una poltrona nella prossima legislatura. La politica deve ritornare a essere un mezzo, non un fine. E quindi dieci anni ci sembrano più che sufficienti per dimostrare le proprie capacità, per evitare l’accentramento di potere e per favorire il ricambio generazionale».

Alla fine il partito non ha impedito ai suoi esponenti di ricoprire incarichi politici solo per due mandati. Nel suo programma del 2017 per la candidatura alla segreteria della Lega, Salvini non aveva inserito il limite dei mandati per i politici del partito. L’attuale regolamento della Lega stabilisce solo che «la carica di segretario della delegazione territoriale e della regione non potrà essere immediatamente ricoperta dallo stesso socio, per più di due mandati consecutivi, salvo deroga motivata rispettivamente del consiglio direttivo regionale e del consiglio federale». 

E anche Crippa, come Salvini, ha cambiato idea con il tempo. «La Lega si sente libera di rivendicare una posizione che è quella di lasciare la possibilità ai bravi amministratori di governare. Noi non siamo né per i limiti né per i tetti», ha dichiarato Crippa il 14 febbraio fuori dalla Camera dei deputati. «Il tetto del secondo, terzo e quarto mandato secondo noi è sbagliato. Se un sindaco, se un presidente di regione, se un ministro, se un presidente del Consiglio è bravo, deve potersi sottoporre al giudizio delle persone e degli italiani e se votato continuato ad amministrare».

Il governo diviso

Come accennato, in Commissione Affari costituzionali la Lega ha presentato due emendamenti per portare a tre mandati il limite per i sindaci nelle città con più di 15 mila abitanti e per i presidenti di regione. La proposta del terzo mandato sta dividendo i partiti che sostengono il governo Meloni, visto che sia Fratelli d’Italia sia Forza Italia sono contrari. 

Il decreto “Elezioni”, approvato dal governo a gennaio, ha eliminato il limite dei mandati per i sindaci che si candidano nei comuni con meno di 5 mila abitanti, e ha aumentato a tre il numero di mandati consecutivi che un sindaco può coprire nei comuni tra 5 mila e 15 mila abitanti. Al momento la legge fissa per i comuni sopra i 15 mila abitanti un limite di due mandati consecutivi per i sindaci, ognuno della durata di cinque anni. Dunque un sindaco, dopo dieci anni alla guida di un comune, non può ricandidarsi. Nella maggior parte dei Paesi europei, tra cui Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, un limite simile non esiste, mentre è previsto in Portogallo e in Polonia. In base alle verifiche di Pagella Politica, a oggi i sindaci di città capoluogo di regione già al secondo mandato sono otto, tra cui Milano (con il sindaco Beppe Sala), Genova (Marco Bucci), Firenze (Dario Nardella) e Bari (Antonio Decaro). 

Per i presidenti di regione la questione è più complicata. La legge stabilisce che il presidente di regione non può essere subito rieletto se ha svolto due mandati consecutivi. Ma questa disposizione non è stata recepita da tutte le regioni, ognuna delle quali ha una propria legge elettorale regionale. Il caso di cui si sta parlando di più in questi mesi è quello di Luca Zaia (Lega), presidente della Regione Veneto dal 2010. Zaia è stato rieletto nel 2020 per il terzo mandato consecutivo: questo è stato possibile perché il Veneto ha applicato il limite dei due mandati nel 2012, con l’approvazione della legge elettorale regionale. Siccome la legge non può essere retroattiva, il primo mandato di Zaia, quello tra il 2010 e il 2015, non è stato conteggiato nel computo totale.  

Da tempo Zaia difende la necessità di eliminare il vincolo del secondo mandato, per essere sicuro di potersi ricandidare alle elezioni regionali del 2025. Secondo alcuni osservatori politici, l’opposizione di Fratelli d’Italia all’introduzione del terzo mandato sarebbe spiegata dal tentativo del partito guidato da Giorgia Meloni di presentare un proprio candidato alla presidenza della Regione Veneto. Alle elezioni politiche del 2022 Fratelli d’Italia ha preso in Veneto più del doppio dei voti della Lega.

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