Quando a Salvini piacevano gli scioperi del venerdì

Oggi critica la CGIL, ma in passato ha sostenuto o promosso proteste nello stesso giorno della settimana
ANSA/MASSIMO PERCOSSI
ANSA/MASSIMO PERCOSSI
«Invitiamo Landini, per una volta, a rinunciare al weekend lungo e organizzare lo sciopero in un altro giorno della settimana». Con queste parole, il 7 novembre il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha commentato lo sciopero generale annunciato per venerdì 12 dicembre da Maurizio Landini, segretario del sindacato CGIL, contro la nuova legge di Bilancio del governo.  
Da tempo il governo accusa i sindacati di concentrare troppi scioperi di venerdì, suggerendo che l’obiettivo non sia tanto manifestare dissenso quanto estendere il fine settimana di un giorno, pur senza retribuzione. 

Al di là di che cosa si pensi sullo sciopero, va ricordato che in passato, quando era all’opposizione, lo stesso Salvini ha spesso sostenuto o promosso scioperi e manifestazioni che cadevano proprio di venerdì o a ridosso del fine settimana.

«Blocchiamo l’Italia per tre giorni»

Un esempio risale all’agosto 2015, durante il governo di Matteo Renzi. All’epoca Salvini era parlamentare europeo della Lega e leader della Lega Nord. In un evento politico in provincia di Brescia, intervistato dal giornalista Paolo Del Debbio, aveva proposto una grande mobilitazione per chiedere le dimissioni del governo. «Molti di voi mi dicono: “Mandiamoli a casa”. Noi ci stiamo provando con le buone maniere, con i referendum, con le proposte di legge, con gli emendamenti, con i sindaci, con le manifestazioni e con i presìdi», aveva spiegato Salvini, lanciando poi un appello: «Se noi per l’autunno studiassimo, organizzassimo e proponessimo tre giorni, non tre mesi, di spallata, di blocco totale, tre giorni durante i quali fermiamo l’Italia per mandare a casa questo governo e per farlo ripartire, voi ci date una mano?».

Il progetto era quello di coinvolgere tutto il Paese, dagli ospedali alle scuole, «da Nord a Sud, isole comprese», «al di là dei colori politici». «Blocchiamo tutto, fermiamo tutto, non compriamo più un accidente, non consumiamo più un accidente, non paghiamo più una lira, ma ci fate votare e torniamo a un Paese normale», aveva aggiunto.

Pur non essendo un vero e proprio sciopero sindacale, l’iniziativa puntava a un blocco generale di tre giorni del lavoro, dal venerdì 6 alla domenica 8 novembre 2015. In pratica, un fine settimana di proteste. L’iniziativa ebbe scarso seguito e non riuscì a raggiungere l’obiettivo di «bloccare l’Italia» e provocare le dimissioni del governo Renzi.

Lo sciopero fiscale

Già un anno prima, sempre durante il governo Renzi, Salvini aveva già proposto una sorta di sciopero di venerdì. Anche in quel caso l’obiettivo era far cadere il governo, ma la modalità non era un blocco di tre giorni di tutte le attività del Paese, bensì uno «sciopero fiscale», cioè un giorno in cui lavoratori autonomi e imprese avrebbero dovuto rifiutarsi di pagare le tasse o addirittura di lavorare.

«Pensate cosa accadrebbe se un venerdì di novembre, facciamo il 14, da Nord a Sud tutte le persone che producono, lavorano e sono strangolate da Equitalia, da Stato ladro, da studi di settore dicessero basta: io oggi non pago, vi affamo, non apro il negozio e se apro non rilascio lo scontrino», aveva detto Salvini. Anche in questo caso, la sua proposta implicava di fatto l’interruzione del lavoro per una giornata, quindi una forma di sciopero.
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Il sostegno ai “forconi”

Negli anni precedenti, Salvini non si era limitato a promuovere iniziative proprie: aveva anche sostenuto proteste organizzate da altri. Nel 2013, durante il governo Letta, appoggiò apertamente il cosiddetto “movimento dei forconi”, nato tra gli autotrasportatori e poi allargatosi ad agricoltori e ambulanti. A dicembre di quell’anno il movimento diede vita a scioperi e blocchi stradali in tutta Italia, con la giornata principale fissata per venerdì 9 dicembre.

Appena due giorni dopo essere stato eletto segretario della Lega Nord, Salvini dichiarò: «Se devo scegliere se stare con chi blocca le strade o con chi blocca il lavoro, meglio i primi. Perché è peggio chi blocca il lavoro piuttosto di chi blocca le strade per protesta perché non ce la fa più».

In sintesi, se oggi Salvini critica gli scioperi che si svolgono di venerdì accusandoli di essere “weekend lunghi” mascherati, in passato ha più volte organizzato o sostenuto iniziative simili, sia per tempi sia per modalità.

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