È vero che gli scioperi sono sempre il venerdì?

Quest’anno quasi la metà degli scioperi nazionali si è tenuta subito prima del fine settimana, ma il dato è in calo rispetto a dieci anni fa
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I sindacati Cgil e Uil hanno indetto per venerdì 17 novembre uno sciopero generale dei dipendenti pubblici, dei lavoratori dei trasporti e dell’istruzione, oltre a una serie di scioperi che nei giorni successivi interesseranno diverse categorie di lavoratori. Secondo le verifiche di Pagella Politica, questo sarà il ventiseiesimo sciopero nazionale organizzato di venerdì nel 2023: quasi uno sciopero nazionale su due quest’anno è stato proclamato subito prima del fine settimana.

L’annuncio degli scioperi a partire dal 17 novembre ha generato polemiche, soprattutto per il parere della Commissione di garanzia sugli scioperi, secondo cui quello di venerdì non sarebbe uno sciopero generale e quindi la protesta andrebbe modificata. Il 14 novembre il segretario della Cgil Maurizio Landini ha confermato lo sciopero, annunciando l’esclusione del settore aereo per venire incontro alle richieste della Commissione. Al momento il principale oppositore dello sciopero è il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, che ha annunciato la possibilità di ricorrere allo strumento della precettazione per evitare che lo sciopero «blocchi un intero Paese per 24 ore». La precettazione è uno strumento con il quale l’autorità pubblica può imporre il termine di uno sciopero se questo non garantisce i livelli minimi di funzionamento per alcuni servizi essenziali.

Il partito che si è schierato di più contro lo sciopero è la Lega, di cui Salvini è segretario, che il 12 novembre ha condiviso una nota per affermare che «milioni di italiani non possono essere ostaggio dei capricci di Landini che vuole organizzarsi l’ennesimo weekend lungo», alludendo al fatto che lo sciopero si terrà di venerdì.

Quella riguardo gli scioperi attaccati al fine settimana è una polemica che va avanti da tempo, anche se i dati sono cambiati negli ultimi anni. È poi riduttivo dire che alla base della scelta dei venerdì ci sia solo la voglia di organizzare «l’ennesimo weekend lungo».  

Gli scioperi in Italia

In Italia il diritto di sciopero è sancito dall’articolo 40 della Costituzione, che specifica come questo diritto debba essere esercitato «nell’ambito delle leggi che lo regolano». La legge che disciplina il diritto di sciopero risale al 1990 ed è stata integrata nel 2000: in breve, prevede che uno sciopero possa essere indetto sia di comune accordo tra le associazioni sindacali e i datori di lavoro sia in via unilaterale dai singoli sindacati.

La legge del 1990 ha istituito la Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, un’autorità indipendente che ha lo scopo di garantire il rispetto del diritto allo sciopero e dei diritti costituzionali della persona. Per capirci, se tutti i medici in Italia decidessero di scioperare, verrebbe meno per i cittadini il diritto alla salute sancito dalla Costituzione. Per impedire che questo avvenga, la Commissione ha il compito di vigilare sull’attuazione degli scioperi e valutare l’idoneità delle prestazioni indispensabili garantite dagli organizzatori degli scioperi. La Commissione deve anche redigere ogni anno una relazione al Parlamento sul fenomeno degli scioperi in Italia.

Secondo la relazione del 2023, basata sui dati del 2022, il numero di scioperi nel nostro Paese è progressivamente diminuito negli ultimi anni, passando dai 1.617 scioperi organizzati nel 2017 ai 1.129 del 2022.
Nella relazione si legge che «la conflittualità, seppur ridottasi, non è in ogni caso certamente trascurabile e resta pur sempre evidente una certa sproporzione tra quella caratterizzante il settore industriale e quella nell’ambito dei servizi pubblici essenziali». La perdita di centralità delle fabbriche infatti ha ridotto l’efficacia degli scioperi nel settore industriale, e oggi i contenziosi tra operai e datori di lavoro si svolgono principalmente nelle sedi giudiziarie. Allo stesso tempo nel settore dei servizi pubblici essenziali, come la scuola e i trasporti pubblici, lo sciopero mantiene la sua efficacia perché crea disagio in un settore pubblico e di competenza diretta dello Stato. Ma quanti scioperi si tengono effettivamente di venerdì?

Gli scioperi nazionali e i venerdì

In base alle verifiche di Pagella Politica, nel 2023 sono stati organizzati sei scioperi generali e nazionali. Per sciopero generale si intende uno sciopero che interessa molte categorie di lavoratori e che per questo motivo può durare un numero di ore maggiore rispetto a quelli previsti per i singoli settori. Nel 2023 quattro di questi scioperi sono stati di venerdì (21 aprile, 26 maggio, 20 ottobre, 17 novembre) mentre lo sciopero dell’8 marzo è stato di mercoledì e quello del 1° maggio di lunedì. Questi ultimi due però sono due scioperi simbolici, che sono stati organizzati in quelle date perché rappresentano la festa delle donne e quella dei lavoratori.

Nel 2023 gli scioperi nazionali, che riguardano singole categorie di lavoratori su tutto il territorio italiano, sono stati 63 (inclusi i sei scioperi generali). Tra questi, 26 sono stati organizzati di venerdì, il 41 per cento del totale. In termini di confronto, il lunedì sono stati organizzati nove scioperi nazionali, il martedì dieci, mentre solo tre di sabato e domenica. Questo dato è stato ottenuto contando per ogni singolo settore esclusivamente gli scioperi di rilevanza “nazionale” e ambito geografico “nazionale” presenti sul calendario degli scioperi della Commissione di garanzia (esclusi quelli revocati).
Gli scioperi nazionali del venerdì hanno interessato principalmente il settore della scuola (cinque venerdì su sei scioperi totali) e quello dei trasporti (14 venerdì su 34 scioperi di settore), che include il trasporto aereo, ferroviario, marittimo e pubblico locale. Va comunque ricordato che l’obiettivo di uno sciopero è quello di creare disagio e un settore come quello dei trasporti ha più senso che scioperi a ridosso del fine settimana piuttosto che in un giorno in cui avrebbe effetti limitati.
Nonostante una certa preponderanza dei venerdì come giorno designato per gli scioperi nazionali, il dato rimane in calo rispetto al passato. Nove anni fa, nel 2014, ci eravamo già occupati della questione e avevamo notato che tra il 2013 e il 2014 le percentuali di scioperi organizzati di venerdì fossero più alte, rispettivamente pari al 70 e al 78 per cento.
Al netto delle opinioni politiche quindi, è vero che la maggioranza degli scioperi nazionali viene organizzata di venerdì, ma con percentuali inferiori rispetto al passato. Questo comunque non significa necessariamente che gli scioperanti abbiano intenzione di fare «il weekend lungo», come sottinteso dalla Lega, anche se è innegabile che uno sciopero a ridosso del fine settimana garantisca una maggiore partecipazione per i sindacati. In ogni caso, interrompere un servizio pubblico di venerdì spesso comporta un aumento dei disagi e permette a chi sciopera, almeno in linea teorica, di far valere di più le proprie ragioni.

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