Come si è arrivati alla rottura tra Renzi e Calenda

Azione e Italia viva non formeranno più un partito unico: abbiamo ricostruito le tappe che hanno portato al fallimento di questo progetto politico
Ansa
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Nel primo pomeriggio di giovedì 13 aprile, in un’intervista con l’Huffpost, il segretario di Azione Carlo Calenda ha annunciato che il progetto del partito unico con Italia viva è definitivamente finito, ribadendo il messaggio con un video sui social. 

La rottura tra Calenda e il leader di Italia viva Matteo Renzi è avvenuta dopo giorni di dissidi, in cui i due si sono accusati reciprocamente, supportati da vari esponenti dei rispettivi partiti, di non voler proseguire il progetto del partito unico, avviato con l’alleanza elettorale per le elezioni politiche del 25 settembre 2022. 

Tappa per tappa, abbiamo ricostruito il percorso che ha portato al fallimento della proposta di creare un unico partito con Azione e Italia viva.
L’accordo elettorale

L’idea di creare una federazione tra Azione e Italia viva è nata durante la campagna elettorale per le elezioni politiche del 25 settembre 2022, dopo la decisione di Calenda di rompere l’accordo firmato ad agosto con il Partito democratico e Più Europa. 

Il 15 settembre, a pochi giorni dal voto, Calenda ha ufficializzato la volontà di creare un partito unico con Italia viva dopo le elezioni. Durante la campagna elettorale la lista unica formata dai partiti di Calenda e Renzi ha ricevuto oltre 1,4 milioni di finanziamenti da vari soggetti, tra cui aziende dell’alta moda e fondi di investimento. Alle elezioni politiche la lista Azione-Italia viva, guidata proprio da Calenda, ha ottenuto circa l’8 per cento dei voti, eleggendo 21 deputati e nove senatori.

La nascita della federazione

L’8 dicembre il segretario di Azione ha annunciato la nascita di una «federazione» tra il suo partito e Italia viva per arrivare alla costituzione di un «partito unico dei liberaldemocratici». L’accordo tra i due partiti prevedeva, tra le altre cose, la creazione di un «Ufficio di coordinamento politico» della federazione che avrebbe condotto alla formazione del partito unico. Quattro giorni dopo, il 12 dicembre, Calenda e Renzi hanno nominato i membri dell’Ufficio di coordinamento, con il segretario di Azione nel ruolo di presidente.
Il 4 dicembre, durante l’assemblea nazionale di Italia viva a Milano, Renzi ha indicato (min. 1:01:40) le elezioni europee di maggio 2024 come termine ultimo per la nascita del partito unico. Questa intenzione è stata ribadita da Renzi in altre occasioni, per esempio a febbraio del 2023, in una delle sue newsletter Enews.

I risultati alle regionali

Negli ultimi mesi il progetto del partito unico tra Azione e Italia viva è stato messo in difficoltà da vari fattori, tra cui gli scarsi risultati ottenuti alle elezioni regionali in Lombardia, nel Lazio e in Friuli-Venezia Giulia.

Il 12 e 13 febbraio alle regionali in Lombardia l’ex assessora regionale al Welfare ed ex ministra dell’Istruzione Letizia Moratti, supportata da Azione e Italia viva, è arrivata terza con quasi il 10 per cento dei voti. Nel Lazio la lista unitaria di Azione e Italia viva, che sosteneva il candidato del centrosinistra Alessio D’Amato, ha preso meno del 5 per cento, un risultato al di sotto delle aspettative. Il 3 e 4 aprile, alle elezioni regionali in Friuli-Venezia Giulia, il candidato dei partiti di Calenda e Renzi, l’ex parlamentare Alessandro Maran, è arrivato quarto su quattro candidati, superato anche dalla candidata di “Insieme liberi” Giorgia Tripoli, rappresentante dei cosiddetti “partiti antisistema” e con posizioni scettiche su vaccini e Green pass. 

Il 5 aprile, intervistato dal Corriere della Sera, Calenda ha comunque ribadito che il progetto del partito unico sarebbe proseguito. «Il 10 giugno le due assemblee di Azione e Italia viva indiranno il congresso e presenteranno il manifesto del partito e a ottobre sarà completato il processo», aveva precisato il segretario di Azione.

Renzi direttore del Riformista

Lo stesso 5 aprile Renzi ha annunciato che a partire dal 3 maggio, per un anno, farà il direttore del quotidiano Il Riformista.

Dopo l’annuncio Calenda si è complimentato su Twitter con il presidente di Italia viva per il «prestigioso incarico», spiegando che non c’è nessuna incompatibilità tra questo ruolo e quello che Renzi avrà nella costituzione del partito unico. «Il co-pilota del Terzo polo è Elena Bonetti identificata da Matteo Renzi. Matteo non è negli organi del Terzo Polo e non concorrerà alla leadership del Terzo Polo», aveva scritto il leader di Azione rispondendo a una domanda di un utente di Twitter.
Il 6 aprile, ospite di Tagadà su La7, Calenda ha fatto però alcune precisazioni. «Sarà molto importante per Renzi essere in grado di tracciare una linea tra il suo lavoro che fa come senatore e il lavoro che fa come direttore di giornale», ha dichiarato Calenda, chiedendo che non si sviluppino «conflitti di interessi» tra le due attività del suo alleato.

Il disaccordo sulle regole

Cinque giorni dopo Azione e Italia viva hanno iniziato a litigare sulle regole per la creazione del nuovo soggetto politico. Secondo fonti stampa, l’11 aprile i vertici di Azione avrebbero criticato Renzi per non aver voluto prendere ufficialmente l’impegno di sciogliere Italia viva prima della nascita del partito unico e per alcuni dubbi sul suo finanziamento. In seguito a queste dichiarazioni gli esponenti dei due partiti hanno iniziato a scambiarsi una serie di accuse. 

«Il problema non è se si scioglie Italia viva. In realtà l’impressione è che si stia sciogliendo Azione per le proprie divisioni interne. Meno male che a breve arriva il 10 giugno e parte finalmente il congresso del nuovo soggetto», ha scritto su Twitter Luciano Nobili, ex parlamentare di Italia viva, oggi consigliere regionale nel Lazio. Il 12 aprile, intervistato dal Corriere della Sera, Calenda ha chiesto nuovamente a Renzi di sciogliere Italia viva prima della formazione del partito unico, criticandolo per aver deciso, a dicembre 2022, di tornare presidente del suo partito, incarico che fino a quel momento era stato ricoperto dal deputato Ettore Rosato e dall’ex ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova. 

Il giorno stesso il segretario di Azione ha pubblicato la proposta di percorso per la costituzione del partito unico inviata a Renzi «settimane fa» (che quest’ultimo avrebbe rifiutato), convocando una riunione del comitato politico dei due partiti per decidere sul futuro del progetto. La riunione si sarebbe conclusa con un nulla di fatto e Calenda ha attribuito le colpe a Italia viva, che non avrebbe accettato le condizioni avanzate da Azione. «I vecchi partiti si sciolgono con l’elezione del segretario nazionale del partito unico. Se Calenda ci sta, noi firmiamo. Se Calenda ha cambiato idea, lo rispettiamo e ne prendiamo atto», ha risposto Renzi su Twitter nella mattinata del 13 aprile, ribadendo la disponibilità di Italia viva a continuare il progetto. Il giorno stesso Calenda ha poi annunciato la fine dell’alleanza.

La questione dei soldi

I due partiti non hanno discusso solo sulle regole del nuovo partito, ma anche sul suo finanziamento. Tra le altre cose, infatti, il segretario di Azione ha criticato Renzi per non essere stato disponibile a destinare al partito unico il cosiddetto “2 per mille” che Italia viva riceve ogni anno. Con l’espressione “2 per mille” si fa riferimento alla forma di finanziamento che dal 2014 i contribuenti italiani possono utilizzare per destinare una piccola parte dell’imposta sui propri redditi, l’Irpef, ai partiti. 

Secondo i dati più aggiornati pubblicati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, nel 2022 Azione ha ottenuto dal “2 per mille” quasi 1,3 milioni di euro, in aumento rispetto agli 882 mila euro del 2021. Lo scorso anno anche Italia viva ha aumentato i suoi finanziamenti, passando dai circa 800 mila euro del 2021 a quasi un milione di euro nel 2022. 
Nella proposta di accordo inviata a Renzi, Calenda aveva previsto che Azione e Italia viva trasferissero al nuovo partito «il 70 per cento delle somme ricevute dal “2 per mille” a partire dalla seconda rata del 2023 fino allo scioglimento dei partiti che dovrà avvenire entro il 1° trimestre del 2025». Nella nuova proposta presentata durante la riunione del comitato politico del 12 aprile, i vertici di Azione hanno aggiunto che i due partiti avrebbero dovuto versare altri 200 mila euro «per il finanziamento delle operazioni congressuali e per la promozione e l’organizzazione del partito unico nel corso del 2023». Dal canto suo Italia viva ha proposto di modificare queste condizioni, inserendo nell’accordo solo la clausola che i due partiti «garantiranno il funzionamento del nuovo partito corrispondendo rispettivamente il 50 per cento del fabbisogno complessivo come accaduto fino a oggi». 

Tra le richieste di modifica dell’accordo, non accettate da Azione, Italia viva ha chiesto di eliminare la «valutazione etica e reputazionale» dei soggetti che parteciperanno al congresso per la fondazione del partito unico. Il 14 aprile, intervistato dal deputato di Italia viva Roberto Giachetti su Radio Leopolda, la radio ufficiale di Italia viva, Renzi ha precisato (min. 5:13) che non c’erano motivazioni politiche per rompere l’accordo. «Se guardiamo le cose sul serio, mettete a confronto il documento che ieri Azione ha pubblicato sui social e le nostre proposte di modifica e vedete che non c’è nessun elemento per rompere», ha spiegato Renzi, aggiungendo che la responsabilità della fine del progetto è solo di Calenda.

Lo scontro sulla Leopolda

Un altro punto di scontro tra Azione e Italia viva è stata la “Leopolda”, l’evento politico annuale che Renzi organizza alla stazione Leopolda di Firenze dal 2010. Secondo fonti stampa, durante la riunione del 12 aprile Calenda avrebbe chiesto ai rappresentanti di Italia viva di non organizzare più l’evento una volta creato il partito unico. 

Questa richiesta è stata respinta e criticata da Italia viva. In un’intervista con la Repubblica, l’ex ministra Bellanova ha dichiarato che la richiesta è «irricevibile», perché la Leopolda «è un patrimonio culturale e politico italiano». «Che cosa si vuole costruire? Non certo una casa riformista e attraente, ma una sommatoria di eletti e nominati», ha aggiunto Bellanova.

Il futuro dei due partiti

Nonostante la rottura politica, Azione e Italia viva condividono lo stesso gruppo parlamentare, sia alla Camera sia al Senato. Alla Camera i parlamentari del gruppo Azione-Italia viva sono 21 (12 per Azione e nove per Italia viva), mentre al Senato sono nove (quattro per Azione e cinque per Italia viva). Al momento, se i due partiti si dividessero anche in Parlamento, né Azione né Italia viva riuscirebbero a formare gruppi parlamentari autonomi. I due partiti finirebbero quindi all’interno del gruppo Misto, a meno di una deroga dei presidenti delle due aule. In base ai regolamenti parlamentari, infatti, alla Camera il numero minimo di deputati per formare un gruppo parlamentare autonomo è 14, mentre al Senato è sei.
Non è chiaro se i gruppi parlamentari di Azione-Italia viva continueranno a rimanere uniti. «Spero che continuino a esistere. Perché vede, sui temi, abbiamo fatto un ottimo lavoro. Con Rosato, Bonetti, Marattin», si è augurato Calenda il 14 aprile in un’intervista a la Repubblica. Contattato da Pagella Politica il deputato di Italia viva Luigi Marattin non ha voluto rilasciare dichiarazioni sul futuro dei gruppi di Azione e Italia viva in Parlamento. Intervistato da Radio Leopolda, Renzi ha dichiarato (min. 9:10) che lui è favorevole a mantenere uniti i gruppi parlamentari dei due partiti. 

Un’incognita sono invece le alleanze per le elezioni comunali del 14 e 15 maggio, in cui 13 capoluoghi di provincia saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo sindaco e rinnovare il consiglio comunale. «Ho sentito ieri alcuni amici che volevano rompere le alleanze per le amministrative, ma siamo matti? Cerchiamo di lavorare insieme dove è possibile», ha affermato il presidente di Italia viva. Le alleanze per le elezioni comunali non sono ancora state concluse, ma in almeno un caso Azione e Italia viva hanno già annunciato che andranno divise. A Siena, infatti, Italia viva ha annunciato che sosterrà il candidato del centrosinistra Massimo Castagnini, mentre Azione presenterà un proprio candidato autonomo, Roberto Bozzi.

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