Da oltre un anno e mezzo la Camera sta discutendo su una riforma del regolamento che dovrebbe ridurre i tempi dei lavori dell’aula, limitando il fenomeno dell’ostruzionismo. Il processo di riforma del regolamento della Camera è iniziato a gennaio del 2023, dopo che alla fine di novembre del 2022 l’aula aveva approvato una prima serie di modifiche necessarie per adattare le proprie regole interne alla riforma del taglio dei parlamentari, che ha ridotto i deputati da 630 a 400. All’epoca, il deputato del Partito Democratico Federico Fornaro, uno dei due relatori delle modifiche dei regolamenti, aveva detto a Pagella Politica che la nuova riforma del regolamento poteva essere approvata entro la fine del 2023. E invece il testo è ancora all’esame della giunta del regolamento della Camera, che però non si riunisce da oltre tre mesi.
Al Senato la situazione è diversa: dopo la loro riduzione da 315 a 200, i senatori hanno già concluso l’intera riforma del regolamento interno, introducendo alcune norme per adattare i lavori delle commissioni parlamentari al numero di membri ridotto e scoraggiare il trasformismo parlamentare (i cosiddetti “cambi di casacca”). Il nuovo regolamento del Senato prevede infatti che i senatori che lasciano il loro gruppo nel corso di una legislatura risulteranno poi non iscritti ad alcun gruppo parlamentare se entro tre giorni dalla loro uscita non aderiranno a un altro.
La riforma del regolamento della Camera non prevede norme per contenere il trasformismo dei deputati, ma solo alcune modifiche per velocizzare i tempi dei lavori. Che peraltro, sotto il governo Meloni, sono già molto rapidi, visto che finora la Camera — insieme al Senato — ha approvato in media una legge ogni sei giorni. In ogni caso, dietro alla lentezza dell’esame della riforma del regolamento della Camera ci sono sia l’ingorgo nei lavori parlamentari, sia le divisioni tra i partiti.
Al Senato la situazione è diversa: dopo la loro riduzione da 315 a 200, i senatori hanno già concluso l’intera riforma del regolamento interno, introducendo alcune norme per adattare i lavori delle commissioni parlamentari al numero di membri ridotto e scoraggiare il trasformismo parlamentare (i cosiddetti “cambi di casacca”). Il nuovo regolamento del Senato prevede infatti che i senatori che lasciano il loro gruppo nel corso di una legislatura risulteranno poi non iscritti ad alcun gruppo parlamentare se entro tre giorni dalla loro uscita non aderiranno a un altro.
La riforma del regolamento della Camera non prevede norme per contenere il trasformismo dei deputati, ma solo alcune modifiche per velocizzare i tempi dei lavori. Che peraltro, sotto il governo Meloni, sono già molto rapidi, visto che finora la Camera — insieme al Senato — ha approvato in media una legge ogni sei giorni. In ogni caso, dietro alla lentezza dell’esame della riforma del regolamento della Camera ci sono sia l’ingorgo nei lavori parlamentari, sia le divisioni tra i partiti.