Che cosa è successo nella rissa alla Camera

Durante l’esame del disegno di legge sull’autonomia differenziata, un deputato del Movimento 5 Stelle è finito a terra dopo essere stato accerchiato e aggredito da altri parlamentari
Ansa
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Nel tardo pomeriggio del 12 giugno c’è stato un duro scontro nell’aula della Camera durante l’esame del disegno di legge sull’autonomia differenziata. Dopo essere stato accerchiato da alcuni deputati dei partiti al governo, il deputato del Movimento 5 Stelle Leonardo Donno – che aveva provato a consegnare una bandiera dell’Italia al ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli (Lega) – è caduto a terra, a detta sua a causa di un colpo ricevuto allo sterno.
Donno è stato portato subito in infermeria per essere sottoposto a controlli medici, la seduta in aula è stata sospesa e la discussione sull’autonomia differenziata è stata rinviata al giorno successivo. Il disegno di legge, fortemente criticato dai partiti all’opposizione, è già stato approvato a gennaio dal Senato e ora deve ricevere il via libera definitivo della Camera. 

Ma come si è arrivati allo scontro fisico in aula? Quali sono i parlamentari coinvolti in questa vicenda? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

L’ostruzionismo, Bella ciao e X Mas

Sia al Senato sia alla Camera l’esame del disegno di legge sull’autonomia differenziata, con cui il governo vorrebbe dare una maggiore autonomia alle regioni che ne fanno richiesta, è stato ostacolato dai partiti all’opposizione. Attraverso il cosiddetto “ostruzionismo”, questi partiti hanno cercato di rallentare i lavori in aula e di ritardare così l’approvazione della legge. Per esempio il 12 giugno alla Camera, vari deputati del Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi-Sinistra, da Italia Viva e Azione sono intervenuti in aula a sostegno delle centinaia di emendamenti presentati per modificare il disegno di legge, nel tentativo di allungare i tempi della discussione.

In un primo momento, in aula si è concluso l’esame degli emendamenti al primo articolo del disegno di legge, dove sono contenuti gli obiettivi generali del provvedimento. In un intervento il deputato del Partito Democratico Roberto Speranza, ex ministro della Salute, ha accusato il governo di voler «spaccare» il Paese con l’autonomia differenziata, e successivamente i deputati all’opposizione hanno esposto il tricolore italiano come segno di protesta, cantando prima l’inno d’Italia e poi Bella ciao

A quel punto il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha sospeso la seduta ed espulso il deputato della Lega Domenico Furgiuele, che aveva risposto ai deputati dell’opposizione facendo una “X” con le braccia. Secondo i deputati dell’opposizione, Furgiuele con quel gesto avrebbe mimato il simbolo della X Mas, o “Decima MAS”, una formazione militare del Regno d’Italia, che dal 1943 al 1945 si è schierata con la Repubblica sociale italiana e con il regime nazista. «A X Factor facevano la X per dire no, posso fare quello che voglio?», ha detto poi all’Adnkronos il deputato della Lega, smentendo di aver voluto mimare il simbolo del gruppo militare.
Immagine 1. I deputati dell’opposizione sventolano il tricolore durante l’esame della riforma sull’autonomia differenziata, 12 giugno 2024 – Fonte: Ansa
Immagine 1. I deputati dell’opposizione sventolano il tricolore durante l’esame della riforma sull’autonomia differenziata, 12 giugno 2024 – Fonte: Ansa

La rissa al centro dell’aula

Dopo l’espulsione di Furgiuele la seduta è ripresa con l’approvazione del primo articolo del disegno di legge, ed è poi iniziato l’esame del secondo articolo. 

Il deputato del Movimento 5 Stelle Donno è quindi sceso dai banchi della Camera e si è diretto verso i banchi del governo per dare una bandiera italiana al ministro Calderoli, che l’ha rifiutata. A quel punto sono intervenuti gli assistenti parlamentari (i cosiddetti “commessi”), che hanno il compito di garantire l’ordine delle sedute. A loro volta, dai banchi della maggioranza sono scesi vari deputati di maggioranza, che hanno accerchiato Donno. A loro volta, anche alcuni deputati dei partiti all’opposizione sono scesi in mezzo all’aula e, come documentato in vari video registrati dai deputati presenti, a un certo punto Donno è caduto a terra. Come detto, la seduta è stata sospesa e il deputato del Movimento 5 Stelle è stato portato in infermeria.
Il resoconto stenografico della seduta alla Camera non contiene dettagli particolari sull’accaduto, ma solo una descrizione molto generica (su questo punto torneremo tra poco): «Il deputato Donno scende al centro dell’emiciclo e si avvicina con veemenza al ministro Calderoli dispiegando la bandiera italiana, trattenuto dagli assistenti parlamentari. Vivissime proteste di deputati del centrodestra e del centrosinistra che convergono al centro dell’emiciclo». 

Le ricostruzioni e le smentite

Una volta sospesa la seduta, i deputati si sono riuniti tutti in Transatlantico insieme a giornalisti e agli uffici stampa dei gruppi parlamentari, e hanno fatto circolare diversi video sull’accaduto, da varie angolazioni. Il Transatlantico è il lungo corridoio tra l’aula e il cortile interno della Camera dove i deputati attendono tra una seduta e l’altra. 

Inizialmente, diversi deputati dell’opposizione hanno sostenuto che Donno fosse caduto dopo essere stato colpito alla testa da Igor Giancarlo Iezzi, deputato della Lega che era sceso al centro dell’aula dopo Donno. Dai video si vede chiaramente Iezzi mentre cerca di sferrare alcuni pugni contro il deputato del Movimento 5 Stelle. Questa versione è stata poi condivisa sui social network da alcuni deputati dei partiti di opposizione, come per esempio il deputato del PD Marco Furfaro, responsabile al Welfare nella segreteria nazionale guidata di Elly Schlein. 

In serata, ospite del programma La Zanzara su Radio 24, Iezzi ha smentito di aver colpito Donno, confermando però che avrebbe voluto dargli un pugno. Iezzi ha poi spiegato di essere sceso in mezzo all’aula per «difendere» Calderoli. Effettivamente dai video pubblicati online Donno sembra essere stato solo sfiorato alla testa da Iezzi, ed è caduto diversi secondo dopo che il deputato della Lega era stato allontanato dai commessi. Iezzi però è stato uno degli ultimi deputati a intervenire per separare Donno da Calderoli, quando ormai la rissa era iniziata. Quindi è poco credibile la sua tesi secondo cui sarebbe intervenuto solo per difendere il proprio compagno di partito, e non per aggredire il collega.
In serata Donno è stato ospite di Otto e mezzo su La7, dove ha raccontato di aver ricevuto un pugno allo sterno, e non alla testa, e di essere caduto a terra non riuscendo più a respirare. Il deputato del Movimento 5 Stelle ha poi raccontato di aver «preso un sacco di calci», aggiungendo di essere stato aggredito non solo da Iezzi, ma anche dai deputati di Fratelli d’Italia Federico Mollicone, Enzo Amich e Gerolamo Cangiano. 

Sia Mollicone sia Amich hanno smentito in seguito la ricostruzione di Donno, mentre Cangiano ha raccontato a Pagella Politica di non aver toccato in alcun modo il deputato del Movimento 5 Stelle, e di essere sceso dal suo scranno solo per cercare di strappargli la bandiera italiana. Il 13 giugno Donno e Iezzi hanno avuto un duro confronto telefonico a L’Aria che tira su La7, in cui il deputato della Lega ha smentito nuovamente di aver colpito quello del Movimento 5 Stelle, mentre Donno ha definito Iezzi «fascista» e «squadrista».

In ogni caso la reazione all’ostruzionismo dei partiti all’opposizione e l’aggressione nei confronti di Donno non sono stati difesi da tutti i parlamentari della maggioranza. «In questo modo abbiamo fatto in un certo senso il gioco delle opposizioni: volevano rallentare i lavori sull’autonomia con le provocazioni e noi ci siamo cascati», ha detto a Pagella Politica un deputato di Fratelli d’Italia, che ha però voluto restare anonimo.

La diatriba sul verbale e le verifiche 

Giovedì 13 giugno la Camera ha ripreso i lavori sulla riforma dell’autonomia differenziata, ma all’inizio della seduta i deputati dei partiti all’opposizione sono intervenuti in aula per chiedere di modificare il resoconto stenografico della seduta del giorno prima. 

L’obiettivo era quello di inserire nel resoconto della seduta del 12 giugno il riferimento specifico all’aggressione nei confronti di Donno, cosa che come abbiamo visto in precedenza non era stata messa a verbale in maniera esplicita. Durante la seduta sono intervenuti decine di deputati dell’opposizione, in particolare del Movimento 5 Stelle, del Partito Democratico e di Alleanza Verdi-Sinistra, allungando di conseguenza anche i tempi dell’esame sull’autonomia differenziata. Il presidente della Camera di turno, il vicepresidente Sergio Costa (Movimento 5 Stelle), ha indetto la votazione sulla richiesta di modifica del resoconto, che è stata bocciata. Non è possibile sapere chi abbia votato a favore o contro la modifica perché la votazione è avvenuta senza la registrazione dei nomi dei deputati votanti: l’unica cosa che è possibile sapere è che la richiesta di modifica è stata bocciata con 42 voti di scarto. 

Fonti della Camera hanno spiegato a Pagella Politica che l’Ufficio di presidenza sta esaminando i filmati di quanto avvenuto il 12 giugno in aula per individuare i responsabili. Il 13 giugno sono andate in scena comunque altre proteste, questa volta al Senato, dove i senatori dei partiti di opposizione hanno esposto cartelli e sventolato anche in questo caso il tricolore contro il disegno di riforma costituzionale sul “premierato”, al momento all’esame dell’assemblea.

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