La riforma del regolamento della Camera è a metà strada

L’aula ha approvato alcune modifiche al testo, necessarie dopo il taglio dei parlamentari. Nei prossimi mesi dovrebbe iniziare un percorso di riforma più ampio
ANSA/FABIO FRUSTACI
ANSA/FABIO FRUSTACI
Il 30 novembre la Camera ha approvato all’unanimità, con 266 voti favorevoli su altrettanti presenti, una serie di modifiche al proprio regolamento interno, resesi necessarie dopo la riforma del taglio dei parlamentari confermata con un referendum a settembre 2020. I regolamenti parlamentari sono fondamentali per il funzionamento sia della Camera che del Senato: stabiliscono l’organizzazione delle due camere, le varie fasi del procedimento legislativo, e i doveri e i diritti dei parlamentari. Già nella scorsa legislatura il Senato aveva modificato il proprio regolamento, mentre la Camera non era riuscita a modificarlo, complici i disaccordi tra i partiti. 

Per ora, le nuove modifiche introdotte nel regolamento della Camera riguardano soltanto i cosiddetti “quorum”, le soglie minime di deputati necessarie per esempio per creare un gruppo parlamentare. E alcune di queste entreranno in vigore solo dalla prossima legislatura. Queste modifiche sono però solo la prima parte di una riforma più ampia che, come ha annunciato a Pagella Politica uno dei relatori, il deputato Federico Fornaro (eletto nella lista del Partito democratico), potrebbe essere portata a termine entro il 2023.

Com’è cambiato il regolamento della Camera

Prima della riforma, vari articoli del regolamento della Camera contenevano riferimenti a soglie numeriche che con la riduzione del numero di deputati (passati da 630 a 400) rischiavano di essere squilibrate. 

Le nuove modifiche del regolamento della Camera hanno rimodulato queste soglie. Per esempio, il numero minimo di deputati per costituire un gruppo parlamentare è stato abbassato da 20 a 14, mentre quello per costituire una componente politica all’interno del gruppo Misto (dove siedono i parlamentari non iscritti a nessun altro gruppo) è passato da 10 a 7 deputati. I membri della Giunta per le elezioni, quella che verifica la regolarità della elezione di ogni deputato, sono passati da 30 a 20, mentre quelli della Giunta per le autorizzazioni, che si occupa per esempio di valutare la legittimità della richiesta di arresto per un deputato, sono passati da 21 a 15. 

È bene comunque precisare che, come previsto dal testo della riforma, queste modifiche entreranno in vigore solo dalla prossima legislatura, cioè dalla ventesima. Il 29 novembre, durante la prima discussione in aula del testo della riforma, Fornaro ha spiegato che questa scelta è stata fatta perché i gruppi parlamentari e le giunte sono già stati costituiti all’inizio dell’attuale legislatura. «Il fatto che queste modifiche non entreranno in vigore da subito non costituirà un problema perché l’attuale regolamento della Camera prevede comunque la possibilità di creare gruppi parlamentari con meno di 20 membri, pur rispettando una serie di condizioni», ha spiegato Fornaro a Pagella Politica. Il deputato ha riferimento al comma 2 dell’articolo 14 del regolamento della Camera, secondo cui l’Ufficio di presidenza di Montecitorio può autorizzare la costituzione di gruppi parlamentari sotto i 20 membri a patto che rappresenti un partito che abbia presentato proprie liste di candidati in almeno 20 collegi e abbia ottenuto almeno 300 mila voti a livello nazionale alle ultime elezioni politiche. Per esempio, già a inizio legislatura, l’Ufficio di presidenza della Camera ha autorizzato la creazione del gruppo di Alleanza Verdi-Sinistra, la lista unitaria di Sinistra italiana e Verdi europei, che alle elezioni politiche del 25 settembre ha ottenuto più di un milione di voti, eleggendo 12 deputati e 4 senatori. 

Le altre modifiche del regolamento introdotte dalla riforma entreranno invece in vigore dal 1° gennaio 2023. Tra queste, c’è per esempio la riduzione del numero minimo di deputati che in aula possono richiedere la votazione nominale su una proposta di legge, ossia quella a scrutinio palese, che è passato da 20 a 14. Tra le altre cose, è stato abbassato anche il numero minimo di deputati per presentare una mozione, ossia un atto di indirizzo al governo, che è passato da dieci a sette, mentre la soglia minima di deputati per presentare un emendamento, cioè una richiesta di modifica a una proposta di legge, è passata da 20 a 14.

Un percorso accidentato

Prima di essere approvata dalla Camera, la riforma del regolamento aveva ottenuto il via libera dalla Giunta per il regolamento lo scorso 23 novembre. «Il testo che abbiamo approvato ricalca in gran parte quello presentato durante la scorsa legislatura dai deputati Simone Baldelli di Forza Italia ed Emanuele Fiano del Partito democratico», ha spiegato Fornaro a Pagella Politica

Il testo presentato da Baldelli (Forza Italia) e Fiano (Partito democratico) era stato adottato come testo base della riforma lo scorso 27 aprile dall’allora presidente della Camera, nonché della Giunta per il regolamento, Roberto Fico (Movimento 5 stelle). Quest’ultimo aveva fissato l’11 maggio come termine ultimo per presentare eventuali proposte di modifica ma, complice il disaccordo tra i partiti sulle modifiche, la giunta si è riunita solo quattro mesi dopo, il 9 agosto. In quella occasione, Fico aveva preso atto «con rammarico» che non c’erano i presupposti per procedere con una riforma del regolamento interno della Camera, ponendo fine alla discussione sul testo di Baldelli e Fiano. 

Rispetto al testo proposto durante la scorsa legislatura, quello approvato dalla Camera il 30 novembre contiene alcune modifiche. Per esempio, a differenza del testo di Baldelli e Fiano, quello presentato da Fornaro e dall’altro relatore, il deputato Igor Iezzi (Lega), non ha modificato la composizione dei membri dell’Ufficio di presidenza della Camera, il cui numero è rimasto invariato nonostante la riduzione dei deputati. In più, a differenza del testo approvato dalla Camera, quello presentato da Baldelli e Fiano prevedeva che tutte le modifiche del regolamento, comprese quelle relative alla creazione dei gruppi parlamentari, entrassero in vigore già dalla legislatura attualmente in corso.

Che cosa succede ora

A ogni modo, la riforma del regolamento approvata dalla Camera è solo la prima parte di un percorso più ampio. «A partire da gennaio incominceremo a lavorare su un “secondo binario”, ossia una nuova proposta di riforma che punterà a modificare tutto l’impianto del regolamento», ha detto a Pagella Politica Fornaro. «Tra le altre cose, ci concentreremo per esempio sul funzionamento dei gruppi parlamentari, sul loro modo di finanziarsi, cercando di prevenire il fenomeno del cosiddetto “trasformismo”, ossia l’eccesso di cambi di gruppo da parte dei deputati, pur nel rispetto della libertà parlamentare e dell’assenza del vincolo di mandato». Il vincolo di mandato, che non è previsto dalla nostra Costituzione, è l’obbligo per i membri in Parlamento di votare come indicato dal partito politico con cui sono stati eletti e di cui fanno parte. «Cercheremo inoltre di snellire e velocizzare il processo legislativo, intervendo per esempio sull’istituto della fiducia al governo, che al momento deve essere votata dopo almeno ventiquattro ore dalla presentazione», ha spiegato Fornaro. Il deputato ha aggiunto che la nuova proposta di riforma inizierà a essere discussa nei primi mesi del 2023 e potrebbe essere approvata definitivamente entro la fine del prossimo anno. 

Come detto in precedenza, il Senato ha già introdotto ampie modifiche al proprio regolamento durante la scorsa legislatura, introducendo tra le altre cose alcune norme per scoraggiare il trasformismo parlamentare. Il nuovo regolamento del Senato prevede infatti che i senatori che cambiano gruppo parlamentare di appartenenza nel corso della legislatura risulteranno poi non iscritti a nessun gruppo parlamentari, se entro tre giorni dalla loro uscita non abbiano aderito a un altro gruppo.

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