Il vincolo di mandato non va più di moda

Alle elezioni del 2018 volevano introdurlo in molti, dal Movimento 5 stelle alla Lega, passando per Forza Italia e Fratelli d’Italia. Oggi è rimasto solo un partito, tra quelli principali, a prometterlo nel suo programma elettorale
ANSA/GIUSEPPE LAMI
ANSA/GIUSEPPE LAMI
In questa legislatura, iniziata a marzo 2018, quasi 300 tra deputati e senatori hanno deciso di cambiare partito in Parlamento, con oltre 400 cambi di gruppo parlamentare. Per disincentivare il fenomeno del trasformismo parlamentare, a fine luglio il Senato ha riformato il proprio regolamento, penalizzando i senatori che nella prossima legislatura decideranno di cambiare il gruppo parlamentare con cui sono stati eletti. Un progetto simile c’era anche alla Camera, che però, a oggi, non ha ancora approvato la riforma del proprio regolamento interno.

In passato, vari partiti hanno proposto una soluzione più estrema per eliminare il trasformismo parlamentare: l’introduzione in Italia del cosiddetto “vincolo di mandato”, per obbligare gli eletti a votare come indicato dal partito politico con cui sono stati eletti e di cui fanno parte. Una regola di questo tipo è presente in pochissimi Paesi al mondo (qui avevamo fatto un elenco, non c’è nessuna grande democrazia occidentale) e, per introdurla, servirebbe modificare la Costituzione italiana, che all’articolo 67 recita: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato».

In vista delle elezioni politiche di domenica 25 settembre, la proposta di introdurre il vincolo di mandato in Italia sembra essere passata di moda, tanto che il programma elettorale di un unico partito, tra gli schieramenti principali, ha proposto di introdurlo.

Chi voleva il vincolo di mandato…

Il Contratto di governo, firmato a maggio 2018 da Lega e Movimento 5 stelle, i due partiti che hanno sostenuto il primo governo Conte, proponeva di introdurre «forme di vincolo di mandato per i parlamentari, per contrastare il sempre crescente fenomeno del trasformismo», uno dei cavalli di battaglia del partito oggi guidato da Giuseppe Conte.

Il programma elettorale della Lega, in vista delle elezioni di marzo 2018, chiedeva (pag. 21) di riformare l’articolo 67 della Costituzione. «Gli elettori non devono più essere traditi e devono avere la certezza che i loro rappresentanti rispettino il mandato che gli attribuiscono», si leggeva nel testo. «Ogni eletto dovrà in Parlamento perseguire il raggiungimento degli scopi con cui si è presentato agli elettori». 

Nel 2018 l’introduzione del vincolo di mandato era contenuto anche nel programma elettorale di Forza Italia e in quello di Fratelli d’Italia, che proponeva di approvare un «vincolo di mandato anti voltagabbana e anti ribaltoni». Il vincolo non compariva invece nei programmi del Partito democratico, di Più Europa e di Liberi e uguali, per citare altri tra i principali partiti presenti alle scorse elezioni politiche.

…e chi lo vuole ancora

Come anticipato, alle attuali elezioni politiche è rimasto solo un partito a promettere il vincolo di mandato nel suo programma elettorale. E quel partito è Forza Italia.

Il vincolo non compare più nel programma elettorale del Movimento 5 stelle, né nella versione breve né in quella estesa, che menziona solo la modifica dei regolamenti parlamentari con il «disincentivo dei cambi di casacca». Il vincolo di mandato è scomparso anche dal programma della Lega e da quello di Fratelli d’Italia, e non è presente nel programma della coalizione di centrodestra, di cui fa parte anche Noi moderati. 

Neppure i principali partiti “antisistema”, come Italexit, Italia sovrana popolare e Alternativa per l’Italia, propongono di obbligare un parlamentare a votare in linea con il suo partito.

Curiosità: secondo i dati di Open Parlamento, un progetto di Openpolis per monitorare l’attività dei parlamentari, in questa legislatura Forza Italia è il secondo partito per numero di deputati andati in altri gruppi e per numero di senatori persi (a pari merito con il Partito democratico). Al primo posto c’è il Movimento 5 stelle.

AIUTACI A CRESCERE NEL 2024

Siamo indipendenti: non riceviamo denaro da partiti né fondi pubblici dalle autorità italiane. Per questo il contributo di chi ci sostiene è importante. Sostieni il nostro lavoro: riceverai ogni giorno una newsletter con le notizie più importanti sulla politica italiana e avrai accesso a contenuti esclusivi, come le nostre guide sui temi del momento. Il primo mese di prova è gratuito.
Scopri che cosa ottieni
Newsletter

I Soldi dell’Europa

Il lunedì, ogni due settimane
Il lunedì, le cose da sapere sugli oltre 190 miliardi di euro che l’Unione europea darà all’Italia entro il 2026.

Ultimi articoli