C’è una nuova proposta in Parlamento per inserire l’aborto in Costituzione

È stata presentata dalla deputata del Movimento 5 Stelle Gilda Sportiello. Il percorso per approvarla è lungo e complicato  
Ansa
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Il 16 aprile la deputata del Movimento 5 Stelle Gilda Sportiello ha depositato alla Camera una proposta di riforma costituzionale per modificare l’articolo 32 della Costituzione e inserire il diritto all’aborto tra le tutele previste dalla legge fondamentale dello Stato. 

Il testo della proposta non è ancora pubblicamente disponibile ma Pagella Politica ne ha preso visione. La proposta è composta da un solo articolo: «All’articolo 32 della Costituzione, dopo il secondo comma, è aggiunto il seguente: “È garantita la libertà di scelta della donna di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza. La legge garantisce l’effettività e l’accesso, in condizioni di eguaglianza, al diritto all’interruzione volontaria di gravidanza”». L’articolo 32 della Costituzione sancisce il diritto alla tutela della salute di ogni cittadino e stabilisce che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non è previsto dalla legge. 

In Italia il diritto all’aborto è regolato dalla legge n. 194 del 1978, che contiene le norme sulla «tutela sociale della maternità» e sull’«interruzione volontaria della gravidanza» (Ivg). In questi giorni però diversi esponenti dell’opposizione, tra cui la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein e la stessa deputata Sportiello, hanno accusato il governo di voler modificare la legge n. 194 attraverso un emendamento al decreto “Pnrr-quater”. L’emendamento presentato da un deputato di Fratelli d’Italia, e poi approvato, consente l’accesso nei consultori familiari «di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità». In base alla legge n. 194, i consultori familiari «assistono la donna in stato di gravidanza», informandola sui suoi diritti e «sui servizi sociali, sanitari e assistenziali concretamente offerti dalle strutture operanti nel territorio» e sulle «modalità idonee» per il rispetto della legge. 

Secondo i critici, il riferimento vago e generico al «coinvolgimento di soggetti del Terzo settore» con una «qualificata esperienza nel sostegno alla maternità» permetterebbe alle associazioni antiabortiste di operare all’interno dei consultori e quindi di esercitare pressioni psicologiche sulle donne che vogliono interrompere la gravidanza. Secondo i favorevoli, l’emendamento è in linea con quanto previsto dalla legge n. 194, in base alla quale i consultori possono attuare «speciali interventi»  quando la gravidanza o la maternità «creano problemi» alla donna.

Da dove nasce la proposta

Sportiello ha spiegato a Pagella Politica che la sua proposta di riforma per riconoscere il diritto all’aborto in Costituzione non è solo una risposta al recente emendamento al decreto sul Pnrr. 

«Il testo l’ho presentato qualche giorno fa, ma era da tempo che avevo intenzione di depositarlo, perché i segnali arrivati da questa maggioranza riguardo il diritto all’aborto erano già preoccupanti prima di questo emendamento», ha raccontato la deputata del Movimento 5 Stelle. In particolare Sportiello ha fatto riferimento al disegno di legge, presentato a gennaio dal senatore di Fratelli d’Italia Roberto Menia, per riconoscere la «capacità giuridica a ogni essere umano», non solo dalla sua nascita ma dal concepimento. E anche alla proposta di legge di iniziativa popolare, presentata a dicembre alla Camera da alcune associazioni antiabortiste, per obbligare i medici che effettuano l’interruzione volontaria di gravidanza a «far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso».

«L’emendamento sui consultori è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che mi ha convinto a presentare la proposta», ha spiegato Sportiello. La deputata ha detto di aver presentato la proposta di riforma costituzionale in risposta alla bocciatura di un ordine del giorno promosso dal suo partito durante la discussione del decreto “Pnrr” in aula alla Camera il 17 aprile. Gli ordini del giorno sono atti con cui il Parlamento chiede al governo di intervenire su determinate questioni, ma che non sono comunque vincolanti. Insieme ad altri deputati del Movimento 5 Stelle, Sportiello aveva presentato un ordine del giorno che impegnava il governo ad adottare misure contro le associazioni antiabortiste che, accedendo ai consultori, ostacolano l’interruzione volontaria di gravidanza. Il governo si è espresso contro l’ordine del giorno, creando un acceso dibattito in aula tra i deputati di maggioranza e opposizione. In seguito, il governo ha proposto una riformulazione dell’ordine del giorno, eliminando ogni riferimento esplicito all’interruzione volontaria di gravidanza e rimandando solo alla legge n. 194. A quel punto il Movimento 5 Stelle ha rifiutato la riformulazione e l’ordine del giorno è stato respinto. «Sono madre, ho scelto di essere madre. Quattordici anni fa ho scelto di abortire, e sa perché lo dico qui nel luogo più alto della rappresentanza democratica di questo Paese, di questo Paese in cui ancora oggi qualcuno fa fatica a dire la parola “aborto” o gli tremano di gambe quando si parla di aborto. Lo dico qui perché non vorrei che nessuna donna che in questo momento vorrebbe abortire si sentisse attaccata da questo Stato, perché una donna che oggi sceglie di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza possa sapere che c’è uno Stato amico e non è questo governo, perché quando mi guardo lo specchio non mi sento né colpevole né mi vergogno», ha detto Sportiello durante la discussione dell’ordine del giorno in aula. 

Un percorso lungo

Secondo Sportiello, la sua proposta di riforma costituzionale per risconoscere il diritto all’aborto ricalca poi quella approvata in Francia lo scorso 8 marzo dopo un lungo esame parlamentare. Questa riforma costituzionale ha inserito nell’articolo 34 della Costituzione francese un comma che recita: «La legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà garantita alla donna di ricorrere a un’interruzione volontaria di gravidanza». 

In ogni caso, il percorso verso l’eventuale approvazione della proposta di riforma costituzionale presentata da Sportiello è lungo e complicato. Per modificare la Costituzione serve infatti una speciale procedura di revisione prevista dall’articolo 138 della Costituzione stessa. In sostanza, la Camera e il Senato devono approvare la proposta di riforma costituzionale due volte nel medesimo testo, a distanza di almeno tre mesi l’una dall’altra. Se nella seconda votazione entrambe le camere approvano il testo a maggioranza dei due terzi dei componenti, la proposta di riforma si considera definitivamente approvata, altrimenti può essere sottoposta a referendum popolare per confermarla.

Al momento le proposte di riforma costituzionale presentate dai parlamentari sono un centinaio, ma meno del 20 per cento ha iniziato l’esame. In questa legislatura sono già state approvate due riforme costituzionali: a novembre 2022 è stata inserita la tutela della peculiarità delle Isole, mentre a settembre 2023 è entrata nella Costituzione la tutela dello sport. Da mesi la Commissione Affari costituzionali del Senato sta esaminando la riforma costituzionale per introdurre l’elezione diretta del presidente del Consiglio.

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