L’eccessivo entusiasmo sugli ordini del giorno in Parlamento

I partiti all’opposizione hanno festeggiato l’approvazione di un testo che riguarda la ministra Santanchè. Ma questi provvedimenti non sono vincolanti e hanno solo un valore politico
Ansa
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Mercoledì 28 giugno la Camera ha approvato un ordine del giorno per chiedere al governo di potenziare i controlli sulle aziende che durante la pandemia da Covid-19 hanno beneficiato degli aiuti dello Stato. L’ordine del giorno, approvato con 257 voti favorevoli, cinque contrari e 15 astenuti, è stato presentato da alcuni deputati del Partito Democratico e contiene, tra le altre cose, un esplicito riferimento all’inchiesta della trasmissione Report sulle presunte irregolarità commesse da alcune aziende collegate alla ministra del Turismo Daniela Santanchè durante la la pandemia. «Tra le imprese che avrebbero impropriamente percepito la cassa straordinaria Covid, senza averne diritto e continuando a far lavorare il proprio personale, rientrerebbe anche la Visibilia Editore, società quotata in Borsa, a suo tempo controllata con il 48,6 per cento delle azioni dalla Senatrice Santanchè», si legge nel testo dell’ordine del giorno, che rimanda all’inchiesta condotta nelle scorse settimane dalla trasmissione di Rai 3. 

L’approvazione dell’ordine del giorno, avvenuta anche grazie ai voti dei partiti che sostengono il governo Meloni, ha fatto discutere. Secondo diversi esponenti del Partito Democratico, in questo modo il governo avrebbe di fatto sfiduciato la ministra, prima ancora che questa spieghi le sue ragioni in Parlamento. Santanchè terrà un discorso al Senato mercoledì 5 luglio. «L’approvazione dell’ordine del giorno è tecnicamente una sfiducia alla ministra Santanchè da parte del Parlamento e della sua stessa maggioranza. Qualora le accuse dovessero essere confermate le dimissioni dovrebbero essere istantanee. Si è aperta una crepa vera nella maggioranza», ha detto per esempio il deputato Arturo Scotto, eletto nelle liste del PD. In serata, ospite a Otto e mezzo su La7, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha difeso Santanchè sostenendo che «non c’è nulla di strano» sull’approvazione dell’ordine del giorno perché è giusto fare chiarezza sulla questione. Una posizione simile è stata espressa dalla stessa ministra del Turismo. 

Al di là dei giudizi politici, è difficile che l’approvazione di questo ordine del giorno abbia conseguenze particolari sulla ministra del Turismo. Nei lavori parlamentari gli ordini del giorno hanno infatti un ruolo secondario e non sono in alcun modo vincolanti. 

Che cos’è un ordine del giorno

Gli ordini del giorno sono atti di indirizzo politico con cui i parlamentari chiedono al governo di intervenire su questioni specifiche. In base al regolamento della Camera, durante la discussione su un provvedimento ogni deputato può presentare al massimo un ordine del giorno, su cui il governo può esprimere parere favorevole o contrario. L’ordine del giorno deve poi essere messo ai voti.

Gli altri atti di indirizzo politico sono le mozioni parlamentari e le risoluzioni. Le mozioni sono atti con cui un presidente di un gruppo parlamentare oppure almeno dieci senatori chiedono all’aula di deliberare su una determinata questione. Tra queste ci sono la mozione (o questione) di fiducia, con cui il governo chiede il sostegno dei partiti che lo supportano in Parlamento, e la mozione di sfiducia, con cui il Parlamento può chiedere le dimissioni di un membro dell’esecutivo. Le risoluzioni sono atti che vengono votati alla fine di una discussione e che esprimono l’orientamento dell’aula su tema specifico. Un esempio sono le risoluzioni approvate dalle camere al termine delle comunicazioni del presidente del Consiglio prima delle riunioni del Consiglio europeo. 

Uno “sfogatoio”

Il ruolo degli ordini del giorno nei lavori del Parlamento è secondario. «Gli ordini del giorno non sono atti vincolanti: il governo non è obbligato a portare a termine l’impegno preso e non è tenuto a dare conto al Parlamento se dovesse farlo o meno», ha spiegato a Pagella Politica Renato Ibrido, professore di Diritto pubblico comparato all’Università di Firenze ed esperto di diritto parlamentare. «Non esistono strumenti giuridicamente vincolanti che consentano di sanzionare il comportamento del governo che ha disatteso un atto di indirizzo, se non l’approvazione di una mozione di sfiducia. Ma è evidente che difficilmente le Camere sono disposte a provocare una crisi di governo per il mancato rispetto di un ordine del giorno», ha aggiunto.

Il ruolo di questi strumenti è dunque per lo più di carattere politico. «Gli ordini del giorno sono uno “sfogatoio” per i parlamentari, un contentino che viene concesso per sopperire al fatto che la legislazione è tutta concentrata sulla conversione dei decreti-legge», ha detto a Pagella Politica Stefano Ceccanti, costituzionalista ed ex parlamentare del Partito Democratico. Secondo Ceccanti, che è stato anche membro della Giunta per il regolamento del Senato, oggi il potere legislativo dei parlamentari è molto ridotto rispetto al passato, dato che di fatto l’unico momento in cui possono intervenire con degli emendamenti sui decreti-legge è quando il testo arriva all’esame della Commissione competente nel primo ramo del Parlamento in cui arriva il decreto. Questo fenomeno prende il nome di “monocameralismo alternato” e negli ultimi anni è diventato una prassi consolidata nel nostro Parlamento, generando di fatto una distorsione del potere legislativo previsto dalla Costituzione, che spetterebbe a entrambe le aule parlamentari.

Vista questa difficoltà da parte dei membri del Parlamento di intervenire sui progetti di legge, i deputati e i senatori – specie quelli dei partiti dell’opposizione – scelgono di ricorrere agli ordini del giorno per esprimere il loro parere sull’attività del governo, nonostante non comportino nessun vincolo per l’esecutivo. Allo stesso modo, le mozioni parlamentari generano pochi effetti, dato che anche queste ultime non sono vincolanti. «Quello di oggi è un meccanismo distorto, i parlamentari usano gli strumenti che hanno, ma sanno bene che gli ordini del giorno in pratica non servono a nulla», ha aggiunto Ceccanti.

Per quanto riguarda il caso della ministra Santanchè, Ceccanti ha dubbi sul perché il governo abbia dato via libera all’ordine del giorno: «Se come sembra il governo vuole tenere la ministra avrebbe dovuto dare un parere favorevole al contenuto generale dell’ordine del giorno, ma negativo sulla parte in cui si critica la gestione dell’azienda Visibilia. Non so se è stata una svista, ma il parere mi sembra contraddittorio visto che a quanto sembra il governo non vuole far dimettere Santanchè».

Come abbiamo spiegato in un altro approfondimento, gli ordini del giorno sono spesso utilizzati dai partiti di opposizione per fare ostruzionismo e rallentare l’approvazione dei provvedimenti proposti dal governo.

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