Draghi vuole l’Ucraina nell’Ue, ma alcuni partiti sono contrari

La maggioranza che sostiene il governo non ha una posizione univoca sulla possibile adesione, che comunque richiederebbe un percorso lungo e articolato
Valeria Mongelli/ZUMA Press Wire
Valeria Mongelli/ZUMA Press Wire
Il 22 marzo, intervenendo in Parlamento dopo il discorso del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha espresso pieno supporto alla possibilità che l’Ucraina entri presto nell’Unione europea, come chiesto da Zelensky stesso lo scorso 28 febbraio. 

«Nelle scorse settimane è stato sottolineato come il processo di ingresso nell’Unione europea sia lungo, fatto di riforme necessarie a garantire un’integrazione funzionante», ha detto Draghi a Montecitorio, davanti al Parlamento riunito in seduta comune. «Voglio dire al presidente Zelensky che l’Italia è al fianco dell’Ucraina in questo processo: l’Italia vuole l’Ucraina nell’Unione europea».

In base ai trattati europei, l’iter di adesione all’Ue dura diversi anni e prevede che i Paesi candidati dimostrino di rispettare una serie di criteri economici, politici e sociali. Anche per questo, fin dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, la possibilità che il Paese diventi parte dell’Ue sta facendo discutere la politica italiana. Ad oggi non tutti i partiti sono allineati con la posizione dichiarata da Draghi.

I contrari, da Calenda a Salvini

Finora il leader di Azione Carlo Calenda è quello che si è espresso in maniera più decisa contro un possibile ingresso dell’Ucraina nell’Ue. «Sono favorevole a aiutare in tutti i modi l’Ucraina e Zelensky contro l’invasione», ha scritto Calenda su Twitter, commentando il discorso di Draghi. «Non sono favorevole all’ingresso dell’Ucraina nell’Ue. Il continuo allargamento pregiudica la possibilità di costruire una Ue più integrata e aumenta il rischio di conflitto diretto con la Russia».

Seppure con toni più sfumati, anche la Lega sembra per ora essere diffidente nei confronti dell’entrata dell’Ucraina nell’Ue. Già il 28 febbraio il leader della Lega Matteo Salvini aveva invitato a procedere con cautela sulla questione, sostenendo che fosse necessario «calibrare ogni proposta», e pensare se questa «avvicina o allontana» dalla pace. Il 22 marzo, parlando con la stampa dopo il discorso di Draghi, lo stesso Salvini ha affermato che «la risposta dell’Occidente non può essere solo quella militare, degli eserciti, degli allargamenti e dei conflitti», facendo così intendere che un ulteriore allargamento a est dell’Ue non sarebbe probabilmente la mossa giusta da intraprendere in questo momento.

Critico nei confronti di Draghi è stato anche il deputato leghista Claudio Borghi, che su Twitter ha accusato il presidente del Consiglio di «scavalcare il Parlamento», affermando: «Magari saremo tutti d’accordo, ma spetterebbe al Parlamento dire che l’Italia vuole l’Ucraina nell’Ue, non a lui».

Il Pd favorevole, ma con riserva

Nel centrosinistra, il Partito democratico sembra essere più possibilista riguardo all’adesione dell’Ucraina nell’Ue, come dimostrano le recenti dichiarazioni di alcuni esponenti del partito, più che quelle del suo segretario Enrico Letta. 

La senatrice Valeria Fedeli, per esempio, ha scritto su Facebook che l’Italia continuerà a «sostenere il processo di integrazione dell’Ucraina nell’Unione europea», seguendo quindi la «posizione e l’impegno esplicitato dal premier Draghi»

In un’intervista a Domani, il deputato Alberto Pagani, membro della Commissione Difesa alla Camera, ha detto che le parole di Draghi potrebbero essere state «travisate, perché il percorso per l’ammissione nell’Ue non è nella disponibilità di un singolo governo o stato». Nonostante questo, Pagani ha aggiunto: «Draghi ha detto che siamo a fianco dell’Ucraina, che la sosteniamo in questo percorso. Mi parrebbe davvero irragionevole dire il contrario, perché tutti capiamo la drammaticità della situazione e siamo a fianco del popolo ucraino».

Gli indecisi

Rimane più incerta invece la posizione del Movimento 5 stelle, uno dei partiti che ha al suo interno il maggior numero di esponenti che in passato, e ancora di recente, hanno espresso posizioni vicine alla Russia. Dopo il discorso di Draghi il leader Giuseppe Conte ha invitato l’Ue a «rimanere compatta» nella risoluzione del conflitto, ma non ha commentato la possibilità che questa includa anche l’Ucraina. 

Nelle ultime settimane diversi esponenti del M5s si sono detti contrari alla proposta di inviare armi all’Ucraina, misura che è poi comunque stata approvata dal Parlamento e inclusa nel decreto “Ucraina”, in questi giorni all’esame del Senato dopo il via libera della Camera. 

Il M5s non è l’unica forza politica a non aver preso una posizione chiara sulla questione. Anche Italia viva, Fratelli d’Italia e Forza Italia non sembrano al momento aver preso una posizione netta al riguardo. 

Le richieste di Zelensky e la risposta europea

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva chiesto che il suo Paese potesse entrare «immediatamente» a far parte dell’Unione europea il 28 febbraio, con un discorso trasmesso da Kiev. Lo stesso giorno Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri, aveva però chiarito che al momento la questione «non è in agenda».

Nonostante la chiusura di Borrell, il 1° marzo il Parlamento europeo ha comunque votato una risoluzione che, tra le altre cose, ha impegnato le istituzioni europee a lavorare affinché l’Ucraina possa ricevere presto lo status di Paese candidato, pur senza alterare i regolamenti oggi in vigore. In quell’occasione, tutti gli europarlamentari italiani avevano votato a favore della risoluzione, eccetto Francesca Donato, ex leghista e oggi nel gruppo dei non iscritti. La risoluzione era stata approvata con 167 voti favorevoli, 13 contrari e 126 astenuti. 

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