Le proteste europeiste del 2014 a Kiev, in Ucraina, non sono state altro che «un colpo di Stato finanziato da Europa e Stati Uniti d’America», che ha dato vita a un governo guidato da «convinti neonazisti». Così a giugno 2015 interveniva (min. 02:30) in Parlamento Manlio Di Stefano, all’epoca deputato del Movimento 5 stelle, poi nominato sottosegretario agli Esteri negli ultimi tre governi.
Come accaduto per altri politici italiani, dopo l’invasione russa dell’Ucraina iniziata il 24 febbraio, le parole Di Stefano sono cambiate: «L’attacco russo in Ucraina è una intollerabile violazione che non può essere giustificata con nessun se o ma», ha scritto sui social il sottosegretario. «L’Italia la condanna fermamente e lavora insieme ai partner europei e atlantici in difesa del popolo ucraino».
Dopo anni di elogi, oggi il rapporto tra il M5s e la Russia, almeno a parole, sembra essere cambiato con l’attacco all’Ucraina deciso dal presidente russo Vladimir Putin.
Come accaduto per altri politici italiani, dopo l’invasione russa dell’Ucraina iniziata il 24 febbraio, le parole Di Stefano sono cambiate: «L’attacco russo in Ucraina è una intollerabile violazione che non può essere giustificata con nessun se o ma», ha scritto sui social il sottosegretario. «L’Italia la condanna fermamente e lavora insieme ai partner europei e atlantici in difesa del popolo ucraino».
Dopo anni di elogi, oggi il rapporto tra il M5s e la Russia, almeno a parole, sembra essere cambiato con l’attacco all’Ucraina deciso dal presidente russo Vladimir Putin.