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Perché se l’Ucraina entra nell’Ue, l’Ue entra in guerra con la Russia

| 01 marzo 2022
La dichiarazione
«Ammettere l’Ucraina nell’Ue mentre è in guerra con la Russia vuol dire andare in guerra con la Russia»
Fonte: Twitter | 28 febbraio 2022
Ansa
Ansa
Verdetto sintetico
Calenda ha sostanzialmente ragione.
In breve
  • In base ai trattati, i membri dell’Ue sono tenuti a intervenire a difesa di un altro Stato membro aggredito sul proprio territorio. TWEET
  • Ci sono dei limiti a questa difesa collettiva, in particolare su quali mezzi gli Stati membri possono decidere di utilizzare. TWEET


Nella mattina del 28 febbraio, il leader di Azione Carlo Calenda ha scritto su Twitter che se l’Ucraina venisse ammessa nell’Unione europea «mentre è in guerra con la Russia», questo significherebbe per gli Stati europei «andare in guerra» con la Russia. Nel pomeriggio dello stesso giorno, dopo giorni di indiscrezioni, le agenzie stampa hanno poi dato la notizia che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato una domanda di adesione «immediata» e con una «procedura speciale» all’Ue.

A riguardo, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha dichiarato che «l’Ucraina è una di noi e la vogliamo nell’Unione europea», anche se diversi rappresentanti dell’Ue e degli Stati membri hanno chiarito che la procedura di ammissione richiede anni, non mesi, e non è una cosa che si possa fare immediatamente.

Al di là della questione dei tempi, quanto afferma Calenda è sostanzialmente vero: se l’ammissione nell’Ue avvenisse mentre Ucraina e Russia sono in guerra aperta, in base ai suoi stessi trattati l’Ue si troverebbe quasi certamente in guerra con la Russia.

Che cosa dicono i trattati europei

L’articolo 42 del Trattato sull’Unione europea (Tue) – la fonte più importante del diritto comunitario, insieme al Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue) – disciplina la cosiddetta “politica di sicurezza e di difesa comune”. Al comma 7, in particolare, viene stabilito che «qualora uno Stato membro subisca un’aggressione armata nel suo territorio, gli altri Stati membri sono tenuti a prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso».

Dunque se l’Ucraina divenisse dall’oggi al domani uno Stato membro dell’Ue, non essendoci dubbi sul fatto che stia subendo un’aggressione armata sul proprio territorio, tutti gli Stati membri sarebbero tenuti a fornire aiuto e assistenza «con tutti i mezzi».

Questo però non vuol dire, almeno in teoria, automaticamente entrare in guerra.

I limiti

L’articolo 42, comma 7, del Tue pone infatti alcuni limiti, in particolare quello per cui la sua attivazione non deve pregiudicare «il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri».

Secondo quanto spiega un rapporto del 2015 del servizio di ricerca del Parlamento europeo, la formulazione di questo articolo ha tenuto in considerazione la posizione degli Stati storicamente neutrali dell’Ue, come Austria, Finlandia, Svezia e Irlanda. In caso di applicazione della difesa collettiva europea, tutti i Paesi sarebbero tenuti a prestare il loro aiuto ma potrebbero scegliere i mezzi con cui farlo (per esempio, escludendo interventi di carattere militare).

Questo stesso concetto è stato stabilito anche in una decisione del Consiglio europeo del 2009, secondo cui «spetta agli Stati membri (…) determinare la natura della propria assistenza da fornire a uno Stato membro che sia stato oggetto di un attacco terroristico o vittima di un’aggressione armata sul proprio territorio»·

Secondo alcuni esperti, di fatto, l’articolo 47, comma 7, del Tue permette agli Stati membri un approccio individuale e personalizzato alla difesa comune, in cui alcuni Stati contano di essere difesi dagli altri membri dell’Ue in caso di attacco, ma non si impegnano a fare lo stesso.

Il caso concreto

Teoria a parte, è difficile immaginare come un’aggressione militare della Russia nei confronti di uno Stato membro paragonabile a quella in corso contro l’Ucraina possa non sfociare in una guerra.

Si dovrebbe ipotizzare che, attivato l’articolo 42, comma 7, del Tue, tutti gli Stati membri decidessero di non inviare il proprio aiuto militare diretto a difesa dello Stato aggredito, ma limitarsi a fornire armi, intelligence, rifornimenti e via dicendo (un po’ come si sta già facendo con l’Ucraina in questi giorni). Uno scenario teoricamente possibile ma, in concreto, poco realistico.

Se è pensabile che alcuni Stati storicamente neutrali e di fatto sprovvisti di forze armate, come l’Austria, decidano di sfruttare l’articolo 42, comma 7, per limitare la propria assistenza in un caso del genere, più difficile immaginare che facciano lo stesso i grandi Paesi Ue (Germania, Francia, Italia e Spagna) che da anni stanno cercando di costruire una politica estera e di difesa comune e che di recente hanno anche espresso il proprio impegno per una difesa comune.

E la Nato?

Prima di chiudere, un breve chiarimento sulla questione della Nato. Se uno Stato membro dell’Ue è anche membro della Nato, l’obbligo di difesa collettiva previsto dall’articolo 5 del trattato dell’Alleanza atlantica prevale su quello dell’articolo 47 del Tue (lo stabilisce lo stesso Tue). Tutti gli Stati Nato sarebbero dunque tenuti a difendere con «le azioni che giudicheranno necessarie, ivi compresa l’uso della forza armata» il membro dell’Alleanza aggredito, in quanto membri Nato (non rileverebbe l’essere anche membri dell’Ue).

Quindi il caso di cui abbiamo discusso è quello di un Paese che sia membro dell’Unione europea, ma non della Nato.

Il verdetto

Secondo Carlo Calenda, se l’Ucraina venisse ammessa nell’Ue, mentre è in guerra con la Russia, questo significherebbe «andare in guerra con la Russia». Il leader di Azione ha sostanzialmente ragione: in base ai trattati, gli Stati membri sono tenuti a intervenire con tutti i mezzi a difesa di uno Stato aggredito sul proprio territorio.

Ci sono dei limiti a questa difesa collettiva, in particolare quello per cui spetta ai singoli Stati membri decidere quali mezzi utilizzare (una clausola, questa, di salvaguardia per i Paesi Ue storicamente neutrali).

Tuttavia, in concreto, è difficile immaginare che se uno Stato Ue subisse un’aggressione armata paragonabile a quella in corso da parte delle Russia contro l’Ucraina, nessuno degli altri Stati membri reagirebbe militarmente.

In conclusione, Calenda si merita un “Vero”.

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