Luigi Di Maio davanti alla crisi in Medio Oriente

Da mesi il rappresentante speciale dell’Ue per il Golfo Persico partecipa a convegni e incontra capi di Stato. Ma c’è poca chiarezza sui risultati che ha raggiunto finora
Fonte: Profilo X Luigi Di Maio
Fonte: Profilo X Luigi Di Maio
Aggiornamento 16 aprile, ore 12 – Un portavoce del Servizio europeo per lazione esterna ha risposto alla nostra richiesta riguardo la pubblicità dei risultati ottenuti fino a questo momento da Di Maio e dagli altri rappresentanti speciali dell’Ue. Abbiamo aggiunto la risposta all’interno dell’articolo. 

 

Viaggia tra Bruxelles e la penisola araba. Incontra funzionari e diplomatici, stringe mani e partecipa a riunioni con emiri e sceicchi. Chi lo conosce bene, e ha lavorato con lui quando era ai vertici del Movimento 5 Stelle, dice che in Italia torna pochissimo e che non pensa al dibattito politico del nostro Paese. Dal 1° giugno 2023 Luigi Di Maio, ex capo politico del Movimento 5 Stelle ed ex ministro dei governi Conte e Draghi, è il rappresentante speciale dell’Unione europea per il Golfo Persico, la regione che comprende l’Arabia Saudita, il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti, il Bahrain, il Kuwait, l’Oman e lo Yemen. Nella storia dell’Ue Di Maio è il primo a ricoprire questo incarico, che prima della sua nomina non esisteva. 

In questo ruolo inedito, l’ex ministro degli Esteri italiano si sta confrontando con una nuova crisi nella penisola araba. Alla fine di ottobre, in Yemen il gruppo armato degli Houthi ha iniziato a bombardare le navi mercantili che passano per lo stretto di Bab el-Mandeb, che unisce il Mar Rosso con l’Oceano Indiano. Gli attacchi sono stati una ritorsione verso Israele e l’invasione della Striscia di Gaza, iniziata dopo l’attentato di Hamas del 7 ottobre. Gli Houthi sono un movimento musulmano sciita che controlla una parte dello Yemen e considera Israele tra i suoi principali nemici. Gli Houthi sono alleati dell’Iran, che il 13 aprile ha attaccato Israele con droni e missili, quasi tutti intercettati dalla contraerea israeliana.

A gennaio gli Stati Uniti, supportati dal Regno Unito, dall’Australia, dai Paesi Bassi e dal Bahrain, hanno risposto agli attacchi degli Houthi, bombardando le postazioni del gruppo armato yemenita. All’inizio di febbraio l’Unione europea ha approvato una missione nel Mar Rosso, chiamata “Eunavfor Aspides”, per garantire la sicurezza delle navi mercantili europee nella zona. La missione è guidata ufficialmente dall’Italia, con la nave Caio Duilio della Marina militare, che ha già abbattuto diversi droni e missili lanciati dagli Houthi. 

In questo nuovo scenario di crisi in Medio Oriente, che ruolo sta giocando Di Maio? Da un lato la figura del rappresentante speciale dell’Ue è particolare e flessibile: per la sua stessa natura, è difficile valutarne il “peso”. Dall’altro lato, sono poche le informazioni pubblicamente disponibili sull’attività dei rappresentanti speciali dell’Ue, il che rende ancora meno semplice analizzarne l’operato.

La nomina di Di Maio

La volontà di creare la figura del rappresentante speciale dell’Ue per il Golfo Persico è stata annunciata ormai due anni fa, a maggio 2022, dall’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Josep Borrell. Questa scelta fa parte di una strategia per creare relazioni economiche e di sicurezza più stabili con i Paesi della Penisola araba e i suoi vicini. Esponente di spicco del Partito Socialista spagnolo, Borrell ricopre l’incarico di Alto rappresentante dal 2019, quando è stato indicato dal Consiglio europeo tra i membri della Commissione europea guidata dalla presidente Ursula von der Leyen. All’interno della Commissione Ue, di cui è vice presidente, Borrell svolge in sostanza il ruolo di ministro degli Esteri: da lui dipende la politica estera dell’Ue.

Due sono gli ambiti su cui Borrell ha chiesto l’impegno del nuovo rappresentante speciale dell’Ue nel Golfo Persico: l’energia, dato che gli Stati di questa zona sono esportatori di petrolio e gas, e la sicurezza, per i rapporti con l’Iran e per gestire il conflitto in Yemen. A giugno 2022 questa linea è stata confermata dal Consiglio dell’Unione europea, l’organismo composto dai ministri dei governi europei, che si riuniscono di volta in volta in base al loro settore di competenza. 

La nomina Di Maio come rappresentante speciale dell’Ue nel Golfo Persico è stata proposta da Borrell quasi un anno dopo, ad aprile 2023, al Comitato politico e di sicurezza dell’Ue. Questo organismo è responsabile della politica di sicurezza europea ed è composto dagli ambasciatori a Bruxelles dei 27 Stati membri. Borrell ha proposto di assegnare a Di Maio un incarico per 21 mesi, da luglio 2023 a febbraio 2025, spiegando che l’ex ministro degli Esteri aveva il «profilo internazionale adatto» per questo ruolo. «I suoi ampi contatti con i Paesi del Golfo gli permetteranno di interloquire con gli attori rilevanti al livello appropriato», aveva scritto Borrell nella lettera a sostegno della candidatura di Di Maio.
Immagine 1. Un incontro tra l’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio e Josep Borrell durante una riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue a Praga, 31 agosto 2022 – Fonte: Ansa
Immagine 1. Un incontro tra l’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio e Josep Borrell durante una riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue a Praga, 31 agosto 2022 – Fonte: Ansa
A fine aprile 2023 il Comitato ha approvato la nomina di Di Maio a rappresentante speciale dell’Ue nel Golfo Persico, che è stata ratificata a maggio dal Consiglio dell’Ue attraverso l’atto di nomina ufficiale.

Le polemiche

La nomina di Di Maio come rappresentante speciale dell’Ue per il Golfo Persico è stata criticata in Italia, soprattutto dai partiti che sostengono il governo Meloni. A Di Maio sono stati contestati i suoi trascorsi politici e la sua presunta scarsa preparazione per il nuovo ruolo. 

Per esempio, l’ex capo politico del Movimento 5 Stelle è stato criticato per non essere laureato, sebbene nella sua carriera politica abbia ricoperto ruoli di primo piano, maturando diverse esperienze in ambito istituzionale. Dopo essere stato vicepresidente della Camera tra il 2013 e il 2018 (il più giovane nella storia repubblicana), Di Maio è stato vicepresidente del Consiglio e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico nel primo governo guidato da Giuseppe Conte, quello sostenuto da Lega e Movimento 5 Stelle. In seguito, è stato ministro degli Esteri del secondo governo Conte – quello sostenuto dal Partito Democratico, dal Movimento 5 Stelle, da Italia Viva e da Liberi e Uguali – e del governo guidato da Mario Draghi. 

Su incarico dello stesso Draghi, all’inizio del 2022 Di Maio si è occupato di sviluppare i rapporti con diversi Paesi africani e asiatici, come l’Algeria, l’Angola e l’Azerbaijan, per diversificare le forniture di gas dell’Italia e diminuire la dipendenza del nostro Paese dalla Russia, che a febbraio di quell’anno aveva invaso l’Ucraina.

Di Maio è stato criticato anche da alcuni suoi ex compagni che in passato hanno fatto parte del Movimento 5 Stelle. Per esempio, ad aprile 2023 l’ex deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista ha definito una «cambiale politica» la nomina di Di Maio a rappresentante speciale dell’Ue. Secondo Di Battista, la nomina sarebbe stata favorita da Draghi come un “regalo” a Di Maio per avere spinto il Movimento 5 Stelle a sostenere il suo governo dopo la caduta del secondo governo Conte. Durante il governo Draghi, a giugno 2022 Di Maio ha poi guidato la più grande scissione della storia del Parlamento italiano dal 1946. L’allora ex capo politico del Movimento 5 Stelle è uscito dal partito insieme a una sessantina tra deputati e senatori, in dissenso con la linea del presidente Conte, e ha creato un gruppo parlamentare autonomo. Di Maio ha poi creato un nuovo partito, “Impegno civico”, che alle elezioni politiche di settembre 2022 ha preso solo lo 0,6 per cento dei voti, non eleggendo parlamentari.
Immagine 3. Luigi Di Maio imita una celebre scena del film “Dirty dancing” con i camerieri della trattoria Nennella a Napoli durante la campagna elettorale per le elezioni politiche 2022, 14 settembre 2022 – Fonte: Ansa
Immagine 3. Luigi Di Maio imita una celebre scena del film “Dirty dancing” con i camerieri della trattoria Nennella a Napoli durante la campagna elettorale per le elezioni politiche 2022, 14 settembre 2022 – Fonte: Ansa

Di che ruolo stiamo parlando

Al di là delle polemiche, l’incarico svolto oggi da Di Maio è particolare e flessibile. «La figura del rappresentante speciale è stata introdotta a tutti gli effetti nell’ordinamento europeo con il Trattato di Lisbona del 2009, ma esisteva già in via informale dalla metà degli anni Novanta», ha spiegato a Pagella Politica Francesco Cherubini, professore di Diritto dell’Unione europea all’Università Luiss Guido Carli. 

L’Ue ha nominato il primo rappresentante speciale nel 1996: il suo compito era seguire il processo di pace in Medio Oriente tra Israele e Palestina. Negli anni seguenti questo incarico è stato sempre rinnovato ed è attualmente ricoperto dall’olandese Sven Koopmans, 50 anni, ex deputato del Parlamento olandese. Tra il 2003 e il 2006 Koopmans ha svolto vari incarichi di consulente politico e legale in processi di pace nel mondo per conto dell’Ue e dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). «I rappresentanti speciali hanno un compito particolare, trasversale: sono stati istituiti per essere gli interlocutori dell’Ue in determinati ambiti e zone che comprendono più regioni del mondo. L’Ue ha propri delegati in ogni Stato terzo, che si occupano però di questioni legate al Paese specifico per cui sono stati assegnati», ha aggiunto Cherubini. 

Come spiega il sito ufficiale del Servizio europeo per l’azione esterna, un organismo che coordina la politica estera dell’Ue, i rappresentanti speciali hanno il compito di promuovere le politiche e gli interessi comunitari in regioni, in Paesi o in particolari settori, «agendo come “voce” e “volto” delle politiche per l’Ue». Come spiega uno studio del Parlamento europeo pubblicato nel 2019, «la parte più importante del lavoro svolto dai rappresentanti speciali consiste nel fornire informazioni e analisi politiche» sulla zona in cui lavorano. «Ciò – prosegue lo studio – include anche la capacità di trasmettere messaggi politici verso l’Ue e verso Paesi e regioni terzi. Data la loro ampia opportunità di viaggiare, i rappresentanti speciali sono considerati a Bruxelles come i principali punti focali che portano messaggi dal campo, mentre nelle loro aree di interesse portano messaggi da Bruxelles».

Tutti i rappresentanti dipendono direttamente dall’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, ossia Borrell, e ne sono in sostanza i “portavoce” nell’ambito di loro responsabilità. I rappresentanti speciali rimangono in carica per un periodo di tempo limitato, che è fissato nel loro atto di nomina e può essere rinnovato. In media il mandato di un rappresentante speciale dura un anno, ma può variare a seconda dei singoli casi. Per esempio, come già accennato, l’incarico di Di Maio durerà 21 mesi, quindi oltre un anno e mezzo. La durata limitata dell’incarico dei rappresentanti speciali dell’Ue non è un dettaglio da poco nel valutare i risultati raggiunti da queste figure (su questo punto torneremo più avanti).

Che cosa dicono i trattati

La trasversalità e la flessibilità dell’incarico è dovuta alle norme in vigore a livello comunitario sui rappresentanti speciali dell’Ue. Nel diritto europeo il ruolo di rappresentante speciale è menzionato solo all’articolo 33 del Trattato sull’Unione europea (TUE), in cui si legge che «il Consiglio dell’Ue, su proposta dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, può nominare un rappresentante speciale con un mandato per problemi politici specifici». In assenza di ulteriori norme nei trattati, il ruolo di rappresentante speciale è regolato dalle linee guida del Consiglio dell’Ue, che possono essere aggiornate e sono quindi variabili. Queste linee guida definiscono le regole generali dell’incarico: dal loro rapporto con l’Alto rappresentante per la politica estera alla loro retribuzione, che corrisponde a 14.500 euro lordi mensili. Nella pratica, i compiti specifici di ciascun rappresentante speciale sono dettagliati dal Consiglio dell’Ue nell’atto di nomina, che deve comunque seguire le linee guida generali.

Una delle particolarità dei rappresentanti speciali dell’Ue sta nel fatto che devono rispondere del loro operato di fronte a più figure istituzionali. Le linee guida del Consiglio dell’Ue precisano che i rappresentanti speciali devono coordinarsi con l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue e con il Comitato politico e di sicurezza dell’Ue. In più, devono tenere aggiornato costantemente il Parlamento europeo sullo svolgimento del loro mandato. 

La figura del rappresentante speciale, sottolinea lo studio del Parlamento Ue, richiede «un profilo particolare con competenze di alto livello e peso diplomatico». Per questo il ruolo è di solito affidato a «diplomatici degli Stati membri che hanno sviluppato una lunga carriera in politica estera e la diplomazia». In base alle verifiche di Pagella Politica, i dieci rappresentanti speciali dell’Ue attualmente in carica hanno in media 55 anni di età. Di Maio, con i suoi 37 anni, è un’eccezione da questo punto di vista. I più anziani sono la finlandese Terhi Hakala, rappresentante speciale per l’Asia centrale, e lo svedese Olof Skoog, rappresentante speciale dell’Ue per i diritti umani, che hanno entrambi 61 anni. Per quanto riguarda i curriculum, cinque tra i dieci rappresentanti speciali sono stati in precedenza ambasciatori per il proprio Paese in altri Stati del mondo, mentre gli altri cinque hanno avuto incarichi di governo o parlamentari nei propri Stati di origine, tra cui lo stesso Di Maio.

Foto e strette di mano

In base al suo atto di nomina, Di Maio ha il compito di «salvaguardare gli interessi fondamentali dell’Unione e la sicurezza nella regione del Golfo; promuovere buone e strette relazioni tra l’Unione e i Paesi della regione del Golfo in base a valori e interessi comuni; costruire un partenariato più forte, globale e più strategico con i Paesi della regione del Golfo al fine di promuovere prosperità e sicurezza; e contribuire alla stabilità e alla sicurezza nella regione del Golfo promuovendo l’allentamento delle tensioni e sostenendo il dialogo e soluzioni regionali a lungo termine nella regione del Golfo». 

Nel suo ruolo Di Maio intrattiene relazioni e riunioni soprattutto con gli Stati membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), l’area di libero scambio commerciale formata da Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Kuwait e Oman, e la Lega degli Stati arabi, un’organizzazione composta da una ventina tra i principali Paesi del Nordafrica e della penisola araba.
Per raggiungere questi obiettivi, Di Maio ha potuto nominare un proprio staff di esperti che lo aiuta nel suo lavoro, e la Commissione europea ha messo a disposizione della sua squadra 1,8 milioni di euro per coprire tutte le spese e i costi di mandato (quasi 86 mila euro al mese per i 21 mesi di mandato).

Tra i vari compiti, Di Maio deve inviare periodicamente informative orali e scritte sulla sua attività a Borrell, al Servizio europeo per l’azione esterna e al Comitato politico e di sicurezza. Se necessario, Di Maio deve riferire anche ai gruppi di lavoro del Consiglio dell’Ue. Tutti questi resoconti sono trasmessi attraverso il sistema COREU, una rete riservata tra i 27 Stati membri dell’Ue, il Consiglio dell’Ue, il Servizio europeo per l’azione esterna e la Commissione europea. Questa rete permette la rapida trasmissione di documenti riservati, compresi i resoconti sull’attività di Di Maio e degli altri rappresentanti speciali, e serve a favorire la cooperazione tra le varie istituzioni dell’Ue. 

Tracciare un bilancio dell’attività finora svolta da Di Maio non è comunque semplice. Innanzitutto, i resoconti che Di Maio e gli altri rappresentanti speciali dell’Ue devono inviare non sono pubblicamente disponibili. Sul sito del Servizio europeo è presente una sezione specifica dove sono raccolti tutti i discorsi, le interviste e il lavoro di Borrell, ma la stessa cosa non vale per i rappresentanti speciali dell’Ue. «Ogni rappresentante speciale dell’Ue riferisce direttamente all’Alto rappresentante per la politica estera e agli Stati membri, perciò la valutazione sull’operato spetta a loro», ha spiegato a Pagella Politica un portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna. «I risultati del lavoro di Di Maio, come degli altri rappresentanti speciali, – ha aggiunto – sono comunque difficilmente valutabili in termini di risultati concreti, ma vanno compresi e analizzati in un’ottica più ampia, che comprende le relazioni e le politiche dell’Unione Europea con gli Stati o verso la regione legata al mandato del rappresentante speciale. Il lavoro dei rappresentanti speciali dell’Ue è scrutato regolarmente dagli Stati Membri, che decidono poi anche sull’esenzione del mandato. Per questo i resoconti sull’attività dei rappresentanti speciali non sono di solito resi pubblici».

I principali canali di informazione sul lavoro dei rappresentanti speciali dell’Ue sono i loro profili ufficiali sul social network X (quello che un tempo si chiamava Twitter). Nel caso di Di Maio, il profilo X del rappresentante speciale dell’Ue per il Golfo Persico è aggiornato di volta in volta con post sulle riunioni e gli incontri avuti con i vari leader dell’area, che da giugno 2023 sono stati centinaia. I post contengono soprattutto foto delle riunioni e pochissimi dettagli sul loro contenuto e i risultati ottenuti. Per esempio, l’8 aprile Di Maio ha incontrato l’ambasciatore norvegese nell’Ue Anders Eide. «Unione europea e Norvegia condividono lo stesso forte interesse per una regione del Golfo sicura, prospera e pacifica. Dobbiamo continuare a unire i nostri sforzi in tempi così critici», ha scritto Di Maio, ma non sono stati pubblicati comunicati stampa ufficiali sui contenuti specifici dell’incontro.
Lo stesso discorso vale per l’incontro del 27 marzo tra Di Maio e il ministro dell’Economia e della Pianificazione dell’Arabia saudita Faisal bin Fadhil Alibrahim, in cui i due hanno discusso delle relazioni economiche tra Ue e Arabia saudita. 

I discorsi e le interviste

Alcune informazioni sui risultati ottenuti fino a questo momento sono state comunque fornite dallo stesso Di Maio nelle poche interviste rilasciate in questi mesi e durante convegni pubblici.

Il 22 marzo il rappresentante speciale dell’Ue per il Golfo Persico ha partecipato agli Stati generali dell’Italia a Bruxelles, dove ha detto che grazie alla nuova strategia dell’Ue per il Golfo Persico sono stati creati «canali strutturati di dialogo» con i Paesi della zona, in particolare «un structure security dialogue di alto livello tra i funzionari dell’Ue e i Paesi del GCC, e con il GCC stesso in quanto unione di questi Paesi». Di Maio ha fatto riferimento ai Regional Security Dialogue tra l’Ue e i Paesi del Consiglio di Cooperazione di Golfo (o GCC), una serie di incontri sul tema della sicurezza internazionale tra i funzionari europei e del Golfo Persico iniziata a Riyadh, in Arabia Saudita, il 25 gennaio. L’obiettivo di questi incontri è garantire una maggiore cooperazione in materia di antiterrorismo, sicurezza marittima, questioni informatiche, nonché la preparazione alle catastrofi e la gestione delle emergenze. Dopo il primo incontro, è stato stabilito che i Regional Security Dialogue si tengano periodicamente a sedi alternate: una volta a Bruxelles e una volta a Riyadh. 

Oltre ad aver celebrato la creazione della missione “Eunavfor Aspides”, durante gli Stati generali dell’Italia a Bruxelles Di Maio ha rivendicato di aver portato avanti «diversi processi con la Commissione europea per ravvivare alcune richieste storiche dei Paesi del Golfo». «C’è un trattato commerciale di Free Trade Agreement che è sotto negoziato da 34 anni tra Unione europea e il Consiglio di Cooperazione del Golfo. Con il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis siamo stati ad Abu Dhabi all’assemblea del World Trade Organization, dove gli incontri sono stati molto importanti con le controparti del Golfo perché l’obiettivo è ravvivare il dialogo sul commercio, come sulla sicurezza», ha spiegato Di Maio. Il trattato commerciale a cui ha fatto riferimento il rappresentante speciale dell’Ue è un accordo di libero scambio per la liberalizzazione progressiva e reciproca degli scambi di beni e servizi tra Unione europea e l’area del Consiglio di Cooperazione del Golfo i cui negoziati sono iniziati nel 1990, ma che si sono bloccati nel 2008. 

In base alle verifiche di Pagella Politica, da giugno 2023 Di Maio ha rilasciato cinque interviste a organi di stampa italiani e stranieri. La più recente l’ha fatta il 5 aprile, ospite di Cusano Italia Tv: anche in questa occasione Di Maio ha rivendicato la creazione dei Regional Security Dialogue, spiegando che questi sono parte di una strategia di «diplomazia silente». L’obiettivo è sviluppare rapporti di amicizia con i Paesi del Golfo Persico in tempo di pace per prevenire nuove ed eventuali emergenze in quella regione. Per raggiungere questo obiettivo, Di Maio ha detto che sta contribuendo a costruire «dei progetti per far formare i nostri giovani diplomatici europei insieme a quelli dei Paesi del Golfo». 

In precedenza, il 27 marzo Di Maio ha rilasciato un’intervista all’Università Internazionale di Roma, in cui ha ribadito la necessità di sviluppare stretti rapporti diplomatici con i Paesi del Golfo e ha difeso la missione “Eunavfor Aspides” nel Mar Rosso. Prima ancora, il 26 gennaio il rappresentante speciale dell’Ue nel Golfo Persico è stato ospite del programma televisivo Tagadà su La7, mentre il 14 dicembre 2023 è stato ospite a Piazzapulita, sempre su La7. In quest’ultima occasione Di Maio ha parlato principalmente della riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) e delle accuse rivoltegli dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni pochi giorni prima in Parlamento. 

Il 14 luglio 2023, poco dopo la sua nomina come rappresentante speciale, Di Maio aveva fatto invece un’intervista con Arab News, un organo di stampa dell’Arabia Saudita, in occasione della sua prima visita nel Paese in qualità di rappresentante speciale dell’Ue. «Sono qui per ascoltare, per capire le sensibilità e le priorità dei Paesi della regione», aveva dichiarato Di Maio ad Arab News, descrivendo il suo ruolo come quello di «un facilitatore» nelle relazioni tra Ue e Golfo Persico.
Immagine 3. L’intervista di Luigi Di Maio pubblicata su Arab News il 14 luglio 2023 – Fonte: Arab News
Immagine 3. L’intervista di Luigi Di Maio pubblicata su Arab News il 14 luglio 2023 – Fonte: Arab News
«Con tutta probabilità, come quasi sempre accade, i risultati ottenuti da Di Maio in questo ruolo di rappresentante speciale li sapremo alla fine del mandato, quando l’Ue farà il punto sugli obiettivi raggiunti e lo stesso Di Maio avrà presentato la sua relazione conclusiva», ha spiegato Cherubini. Secondo il suo atto di nomina, Di Maio deve presentare il resoconto finale del suo mandato tre mesi prima della scadenza, ossia entro il 30 novembre 2024.

Un bilancio non semplice

In ogni caso, come anticipato, è difficile valutare i rappresentanti speciali in termini di efficienza. «Da un lato bisogna tenere conto che stiamo parlando di figure che devono rispondere direttamente all’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, e che quindi hanno un potere limitato», ha spiegato Cherubini. «Dall’altro lato, in virtù di un ruolo così trasversale per ambiti e zone di interesse, tutto dipende dalla singola persona e dalla sua capacità di intrattenere rapporti e relazioni, creando canali di comunicazione tra i vari attori in gioco». «In alcuni casi i rappresentanti speciali non hanno portato a risultati significativi, in altri invece hanno avuto un peso importante, come per esempio il rappresentante speciale dell’Ue per la Bosnia ed Erzegovina, che in passato è stato il rappresentante per il processo di pace in quella regione non solo per i Paesi europei ma di tutta la comunità internazionale», ha aggiunto Cherubini. 

Il riferimento è ai cosiddetti “Accordi di Dayton” siglati nel 1995 negli Stati Uniti, che posero fine alla guerra in Bosnia ed Erzegovina iniziata tre anni prima. Gli accordi stabilirono la creazione di un alto rappresentante che rappresentasse tutti gli Stati della Comunità internazionale nel processo di pace. Per garantire un maggior coordinamento tra gli Stati, nel 2002 l’incarico di alto rappresentante per la Bosnia ed Erzegovina è stato unificato a quello del rappresentante speciale dell’Ue per questa regione, che è dunque diventato il rappresentante non solo dei Paesi Ue ma di tutta la comunità internazionale. Nel 2011 i due ruoli sono stati nuovamente separati: l’attuale alto rappresentante per la Bosnia ed Erzegovina è il tedesco Christian Schmidt, mentre il rappresentante speciale dell’Ue per la regione è l’austriaco Johann Sattler.

Come abbiamo anticipato, c’è poi la questione sulla durata del mandato dei rappresentanti speciali. I rappresentanti speciali dell’Ue rimangono in carica per un periodo limitato, un elemento che può influire sulla buona riuscita del loro incarico. Come si legge nello studio del Parlamento europeo pubblicato nel 2019, da un lato «se una persona occupasse l’ufficio di un rappresentante speciale per troppo tempo, ci sarebbe il rischio che si inserisca troppo nella scena politica e diplomatica della zona del mandato». Dall’altro, un mandato «di meno di due anni è troppo breve», perché prima che una persona entri nel pieno delle sue funzioni serve tempo: deve creare la sua squadra di esperti e deve impararare a conoscere i meccanismi e le dinamiche dell’incarico.

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