L’8 ottobre 2019 la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva la riforma sul taglio dei parlamentari con 553 voti favorevoli, 14 contrari e due astenuti. Ora la parola passerà ai cittadini che dovranno confermare con un referendum, che non prevede alcun quorum, la proposta di legge costituzionale.
Negli ultimi mesi e negli scorsi anni abbiamo analizzato la questione in 10 fact-checking.
Che cosa cambia?
Il provvedimento prevede la riduzione del numero dei senatori da 315 a 200 e del numero di deputati da 630 a 400.
Il totale dei parlamentari eletti – senza quindi contare i senatori a vita – passerà quindi da 945 a 600.
Quanto risparmierà lo Stato?
Il 10 maggio 2019 Riccardo Fraccaro – allora ministro per i Rapporti con il Parlamento e oggi sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri nel governo Conte II – aveva dichiarato che con il taglio dei parlamentari sarebbero stati risparmiati 500 milioni di euro a legislatura.
Avevamo verificato: con 345 parlamentari, lo Stato risparmierebbe più di 400 milioni di euro ogni 5 anni. A questi andrebbero poi ad aggiungersi, sul lungo termine, anche i risparmi indiretti e quelli legati ai trattamenti previdenziali.
Sempre in tema di risparmi, il 21 settembre 2019 Luigi Di Maio ha sostenuto che in 10 anni il taglio dei parlamentari porterà ad un risparmio di 1 miliardo di euro.
Secondo il leader del M5s con questi soldi sarebbe possibile costruire 133 nuove scuole, 67.000 nuove aule, 133 treni per i pendolari, formare 11.000 medici o 25.000 infermieri, acquistare 13.000 nuove ambulanze.
Abbiamo controllato questi numeri: “C’eri quasi” per Di Maio.
Il taglio dei parlamentari ridurrà la rappresentanza?
Il 31 luglio 2019 il deputato Pd Gennaro Migliore ha detto che con il taglio dei parlamentari «il rapporto si ridurrebbe a un deputato ogni 151 mila abitanti, vale a dire il più alto d’Europa».
Migliore aveva ragione: il rapporto deputati/abitanti dell’Italia sarà di 1/151 mila, il più alto all’interno dell’Unione europea.
Dobbiamo però tenere conto di una peculiarità dell’Italia nel panorama europeo: l’avere un Senato eletto direttamente dai cittadini e che vota la fiducia al governo. Un caso quasi unico nella Ue.
Se invece di guardare al rapporto deputati/abitanti consideriamo il rapporto tra i parlamentari eletti a suffragio universale (come i senatori italiani, ma non ad esempio i Lords britannici o i senatori francesi) e gli abitanti, l’Italia – anche dopo il taglio dei parlamentari – non si troverà in una posizione anomala ma, al contrario, in una situazione simile a quella degli altri grandi Paesi europei. Qui abbiamo spiegato perché.
Quanto guadagnano parlamentari italiani e Ue?
A maggio 2019, Nicola Zingaretti e Di Maio avevano condiviso opinioni contrastanti sulla proposta di legge Zanda che mirava ad equiparare il trattamento economico dei parlamentari italiani a quello dei colleghi europei.
Con la proposta Zanda, lo stipendio mensile lordo dei parlamentari italiani sarebbe diminuito di quasi 2.000 euro al mese ma si sarebbe dovuto tenere conto anche delle indennità. Qui avevamo fatto chiarezza.
L’Italia è il Paese con più parlamentari eletti dai cittadini?
Ad oggi, senza tenere conto del futuro taglio dei parlamentari, l’Italia è il Paese Ue con il più alto numero di rappresentanti direttamente eletti dai propri cittadini.
Con la riduzione del numero di parlamentari a 600, Roma si posizionerà in terza posizione, dopo Berlino e Londra e poco prima di Parigi e Madrid.
Il Parlamento italiano era il più numeroso e caro?
Nel maggio 2016, l’allora ministro per le Riforme costituzionali e per i Rapporto con il Parlamento Maria Elena Boschi aveva dichiarato che il Parlamento italiano era il più costoso e numeroso dell’Occidente.
Boschi si era però meritata un “Pinocchio andante”.
La Camera dei Lord del Regno Unito batteva infatti l’Italia per numero di membri e, guardando alle spese, il Congresso degli Stati Uniti era sicuramente molto più costoso (anche se inferiore per numero di membri).
Il Parlamento italiano era l’unico a voler abolire se stesso?
A febbraio 2016 Matteo Renzi aveva detto, a proposito della riforma costituzionale da lui voluta e poi bocciata dal referendum confermativo del 4 dicembre dello stesso anno, che era la «prima volta in Occidente» che una Camera votava per modificare radicalmente le proprie funzioni.
“Pinocchio andante” per Renzi. Nel secondo dopoguerra ci sono altri casi: ad esempio Nuova Zelanda, Svezia e Danimarca.
Dovremmo abolire lo stipendio dei parlamentari come fa la costituzione cubana?
A febbraio 2017, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano si era dichiarato favorevole all’eliminazione degli stipendi dei politici, sostenendo che «nella Costituzione cubana è già previsto».
Emiliano, anche se con qualche imprecisione, aveva ragione: la Costituzione cubana prevede l’assenza di stipendi per i politici (art. 82) eletti all’Assemblea Nazionale del Potere Popolare. Viene però anche sancita la possibilità di mantenere lo stipendio ricevuto in precedenza.
Chi c’è al Senato?
Matteo Renzi a settembre 2016 aveva detto che il nuovo Senato italiano previsto dalla riforma costituzionale «come succede in Germania e in Francia è composto da sindaci e consiglieri regionali».
Davvero questa composizione è normale in due dei maggiori Paesi dell’Ue?
No, “Pinocchio andante” per Renzi. In Germania il Bundesrat è composto da membri dei governi dei Länder, dunque da rappresentanti del potere esecutivo e non – come i consiglieri regionali – del potere legislativo.
In Francia il Senato viene sì eletto non dai cittadini ma da rappresentanti eletti (parlamentari, consiglieri regionali e dipartimentali, e – al 95 per cento – delegati dei consigli comunali), ma possono ricoprire la carica di senatore tutti i cittadini francesi con più di 24 anni. Nel 2016 più di un terzo dei senatori francesi non ricoprivano cariche nelle amministrazioni locali.
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