Ospite di Otto e mezzo su La7, Matteo Renzi ha dichiarato che il nuovo Senato previsto dalla riforma costituzionale, che sarà approvata o respinta con il referendum del prossimo 4 dicembre, sarà simile per composizione ai senati di Francia e Germania. Come nei due grandi Paesi europei, ha detto Renzi, vi siederanno eletti sindaci e consiglieri regionali. Vediamo più da vicino come funzionano Bundesrat e Sénat.



Il Bundesrat



Il Bundesrat, termine tedesco che significa letteralmente “Consiglio federale”, è la cosa più simile al Senato nell’ordinamento tedesco. Le sue funzioni e composizione sono stabiliti dalla Costituzione tedesca (Grundgesetz, letteralmente “Legge fondamentale”) agli articoli 50-53.



La Germania è una repubblica federale, costituita da 16 Stati (Land, plurale Länder) e il Bundesrat riflette questo assetto, infatti, secondo l’art. 51 della Costituzione, è composto da “membri dei governi dei Länder, che li nominano e li revocano”. Non sono quindi un’espressione degli organi elettivi del Land, ma dei loro esecutivi (durante la trasmissione, l’altro ospite Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, ha corretto Renzi dicendo, a ragione, che nella camera alta tedesca entrano “i rappresentanti del governo regionale”).



Ogni Land sceglie per il Bundesrat un numero di rappresentanti variabile da tre a sei in funzione della popolazione. Può succedere che siano in effetti anche sindaci, nella situazione assai particolare in cui un Land è una “città-Stato”. In questi casi – ne esistono due in Germania, Berlino e Amburgo – il sindaco è la massima carica di governo e siede di solito anche nel Bundesrat. Ma, al contrario, può succedere che i membri dei governi locali non siano anche membri del parlamento del Land. La Costituzione della Baviera, per esempio, all’art. 45, non prevede che i ministri del governo, e dunque i rappresentanti bavaresi nel Bundesrat, siano per forza membri del parlamento statale.



Il Senato francese



Il Senato francese (Sénat), come stabilisce il Titolo IV della Costituzione del Paese, è “eletto a suffragio indiretto” e “assicura la rappresentanza dei collettivi territoriali della Repubblica”. A differenza della Germania, e più similmente all’Italia, il modo di elezione dei senatori è demandato a una legge ordinaria e dunque non stabilito dalla Costituzione.



Gli attuali 348 senatori sono eletti su base dipartimentale – la divisione amministrativa di secondo livello della Francia, dopo le regioni – e in rapporto alla popolazione, con una rappresentanza dei territori fuori dalla Francia metropolitana e dei francesi all’estero (qui le tabelle complete). Il modo di elezione attualmente in vigore, riformato in parte con una legge dell’agosto 2013, è piuttosto complesso: i senatori sono eletti da un collegio elettorale composto dai membri del parlamento francese – deputati e senatori – da consiglieri regionali, consiglieri dipartimentali e persino da delegati di tutti gli oltre 36 mila consigli municipali.



A norma di legge, possono essere eletti al Senato tutti i francesi con più di 24 anni d’età; per il resto, le condizioni di eleggibilità sono le stesse di quelle per l’elezione all’Assemblea nazionale, che non includono l’appartenenza a un Consiglio regionale o a una giunta municipale. Teoricamente, quindi, ogni cittadino con più di 24 anni di età e in possesso del diritto di voto può essere eletto al Senato, ma la base territoriale del collegio elettorale si riflette, come è naturale, nella sua composizione.



In concreto, infatti, i delegati dei consigli comunali sono il 95% dei cosiddetti “grandi elettori”, e lo stesso sito del Senato conclude che “i senatori sono dunque essenzialmente eletti dai consiglieri municipali”. Tuttavia, non tutti i candidati e men che meno gli eletti rivestono già cariche a livello locale. Ben 123 degli attuali 348 senatori, oltre un terzo del totale, sono privi di incarichi a livello locale.



Il “cumulo di mandati” in Francia



Sebbene in base alla Costituzione francese il Senato rappresenti le comunità locali, il fatto che molti senatori abbiano anche un incarico elettivo a livello locale è vissuto come problematico in Francia.



A tal proposito, due leggi del 2014 mirano proprio a ridurre il numero dei parlamentari con un cosiddetto “cumulo di mandati” a partire dal 2017. L’obbiettivo è, secondo un sito istituzionale francese, “tentare di correggere una pratica che fa della Francia un’eccezione in Europa”. L’eliminazione del “cumulo di mandati” era una delle promesse elettorali dell’attuale presidente François Hollande.



Infatti, nel 2012 oltre l’80% dei deputati e il 77% dei senatori esercitavano altre cariche – segno che la doppia carica è una caratteristica tipica dei parlamentari francesi, non limitata ai senatori. Circa la metà dei parlamentari (il 45% dei deputati e il 48% dei senatori) erano sindaci o presidenti dei consigli regionali, percentuali molto più alte rispetto a quelle degli altri Paesi europei.



I progetti di riforma per limitare gli incarichi multipli, in Francia, risalgono agli anni Ottanta, ma avevano avuto finora effetti ridotti. Le nuove leggi, approvate a febbraio del 2014 seguendo le raccomandazioni di due commissioni parlamentari, vietano a un deputato o a un senatore di essere contemporaneamente anche sindaco o presidente di Consiglio regionale. Le prime elezioni a tenersi con le nuove norme saranno le legislative del giugno 2017, seguite dopo qualche mese dal rinnovo parziale del Senato (previsto per settembre 2017), anche se alcuni parlamentari hanno presentato di recente proposte di legge per contrastare la nuova normativa o rimandarne l’applicazione.



In conclusione, il Senato francese non è composto esclusivamente da sindaci e consiglieri regionali, poiché la legge prevede solo che l’elezione (indiretta) avvenga su base territoriale. Inoltre, la presenza di doppie cariche è considerata in Francia problematica ed eccezionale rispetto agli altri Paesi; riguarda entrambe le Camere del parlamento e sono stati messi in atto provvedimenti, che entreranno in vigore il prossimo anno, per limitarla il più possibile.



Il verdetto



Matteo Renzi dice che il nuovo Senato sarà composto da “sindaci e consiglieri regionali” e che tale composizione è normale in altri due dei maggiori Paesi europei, la Francia e la Germania. Tuttavia, in Germania il Bundesrat è composto da membri dei governi dei Länder, e dunque da rappresentanti del potere esecutivo; in Francia, il Senato è composto per oltre un terzo da eletti senza altri mandati locali e si sta agendo per limitare l’accumulo di cariche, visto come problematico. Resta vero che sia il Bundesrat che il Senato francese sono espressione – in modo diverso – di suddivisioni territoriali, ma a parte questo aspetto Renzi fa una decisa forzatura. “Pinocchio andante” per il Presidente del Consiglio.