Le omissioni di Giorgia Meloni nell’intervista con il Tg1

Dall’economia al Superbonus, passando per il reddito di cittadinanza, abbiamo verificato quattro dichiarazioni della presidente del Consiglio
Pagella Politica
Il 23 settembre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rilasciato una breve intervista al Tg1 su Rai 1 per commentare il primo anniversario dalla vittoria alle elezioni politiche del 25 settembre 2022.

In poco meno di tre minuti la leader di Fratelli d’Italia ha rivendicato quelli che secondo lei sono stati i principali risultati raggiunti dal suo governo. Nel farlo ha però commesso alcuni errori e ha omesso alcune informazioni importanti.

La riforma del reddito di cittadinanza

«Chi non può lavorare mantiene il sussidio, chi può lavorare è giusto che abbia lavoro e formazione»

Il governo Meloni ha introdotto due misure per sostituire il reddito di cittadinanza. Dal 1° gennaio 2024 entrerà in vigore l’assegno di inclusione, che potrà essere richiesto dalle famiglie con all’interno almeno un disabile o un minore di 18 anni o una persona con almeno 60 anni di età. Queste famiglie dovranno rispettare una serie di vincoli, tra cui avere un reddito familiare inferiore ai 6 mila euro annui, valore che aumenta a seconda del numero dei familiari. Dal 1° settembre 2023 è invece entrato in vigore il supporto per la formazione e il lavoro: è un assegno di 350 euro mensili che può essere richiesto dalle persone tra i 18 e i 59 anni di età che non rientrano tra i beneficiari dell’assegno di inclusione (i cosiddetti “occupabili”). Chi riceve il supporto per la formazione e il lavoro è obbligato a seguire corsi di formazione, pena la perdita del sussidio.

Secondo Meloni, chi non rientra nella categoria degli “occupabili” manterrà il sussidio, ossia quello che prima era il reddito di cittadinanza. In realtà le cose non stanno proprio così. Secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), un organismo indipendente che vigila sulla spesa pubblica, quasi 100 mila famiglie che prima prendevano il reddito di cittadinanza, con all’interno un disabile, un minorenne o un over 60, non potranno accedere all’assegno di inclusione. Questo avverrà, ha spiegato l’Upb, «per effetto dei vincoli di natura economica» introdotti dal governo Meloni. Detta altrimenti, queste famiglie non rispetteranno più i requisiti di reddito o patrimoniali fissati per poter chiedere il sussidio.

Il costo del Superbonus

«Sul Superbonus parlano i numeri: 140 miliardi di euro di buco tolti alla sanità, all’istruzione, alle pensioni»

Non è chiaro che cosa intenda Meloni quando parla di «buco» in riferimento al Superbonus. Secondo i dati più aggiornati dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), al 31 agosto 2023 il totale degli investimenti ammessi a detrazione per il bonus edilizio introdotto nel 2020 erano pari a 85 miliardi di euro. Questa cifra è sì più alta delle previsioni iniziali, ma si superano i «140 miliardi di euro» indicati dalla presidente del Consiglio solo se si considerano tutti i bonus edilizi, tra cui il bonus “Facciate”.

Meloni lascia intendere che quanto speso dal Superbonus si sarebbe potuto destinare ad altre voci di spesa. Ma la presidente del Consiglio omette di dire che in passato Fratelli d’Italia, così come Forza Italia e la Lega, hanno più volte chiesto di prorogare il bonus edilizio e di ampliare la platea dei beneficiari.

L’andamento dell’economia

«Vado fiera di un’Italia che dopo anni che era fanalino di coda da oggi cresce più della media europea, del record del numero di occupati, del record di contratti stabili»

Qui la presidente del Consiglio esagera i meriti del suo governo sull’andamento dell’economia e si dimentica di riportare i dati negativi. 

Partiamo dall’andamento del Pil. Secondo i dati Istat più recenti, tra aprile e giugno il Pil italiano è calato dello 0,4 per cento rispetto ai tre mesi precedenti. Nello stesso periodo il Pil francese è cresciuto dello 0,5 per cento mentre quello tedesco è rimasto stabile. Secondo le previsioni economiche della Commissione europea, nel 2023 il Pil dell’Italia crescerà dello 0,9 per cento rispetto al 2022, contro una media europea dello 0,8 per cento. Ma anche durante il precedente governo, guidato da Mario Draghi, la crescita dell’economia italiana era superiore a quella europea. E la crescita prevista per il prossimo anno è tra le più basse di tutta l’Ue.

Discorso analogo vale per l’andamento dell’occupazione. Lo scorso luglio, quando secondo Istat gli occupati in Italia sono calati di 73 mila unità rispetto al mese precedente, c’erano 362 mila lavoratori in più rispetto a luglio 2022. È vero: in Italia non ci sono mai stati così tanti occupati (oltre 23,5 milioni) dal 2004 – anno in cui iniziano le serie storiche mensili – e così tanti dipendenti a tempo indeterminato (circa 15,5 milioni). Ma la crescita dell’occupazione avanza dal 2021 in poi: non è quindi un fenomeno che è iniziato con questo governo.

Le risorse stanziate

«Sono fiera di aver concentrato tutte le risorse su chi era più in difficoltà, sui redditi medio-bassi»

Al di là dei giudizi su che cosa si intenda con l’espressione «chi era più in difficoltà», possiamo dire con un certo margine di condivisione che la dichiarazione di Meloni è scorretta. Per esempio la legge di Bilancio per il 2023 ha stanziato oltre un miliardo di euro per finanziare nei prossimi tre anni l’estensione del regime forfetario al 15 per cento (quello che la Lega chiama erroneamente “flat tax”) per le partite Iva con ricavi fino a 85 mila euro. Una misura di questo tipo è legittima, ma non si ripaga da sola: lo Stato deve trovare le risorse per coprire le minori entrate dovute al taglio delle tasse. 

Altre misure hanno riguardato indistintamente tutti i cittadini, senza distinzioni di reddito. Per esempio oltre 200 milioni di euro sono stati stanziati per ridurre l’Iva al 5 per cento su tutti i prodotti dell’infanzia e per quelli dell’igiene intima femminile. Di questa misura beneficiano sia i cittadini più in difficoltà sia quelli benestanti.

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