Il fact-checking di Meloni all’Assemblea di Confindustria

Abbiamo verificato sei dichiarazioni della presidente del Consiglio, dallo spread alle dimensioni dei fagioli nell’Ue
ANSA
ANSA
Il 27 maggio la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tenuto un intervento all’Assemblea di Confindustria, organizzata a Bologna dalla principale associazione delle imprese italiane. Nel suo discorso, Meloni ha toccato vari temi: ha rivendicato la strategia economica seguita finora dal governo, ha criticato l’approccio europeo alla transizione ecologica, e ha annunciato misure per ridurre il costo dell’energia e rilanciare la politica industriale italiana.
Dallo spread al giudizio delle agenzie di rating, passando per i fondi contro il caro energia, abbiamo verificato sei dichiarazioni della presidente del Consiglio.

L’andamento dello spread

«Lo spread si è più che dimezzato da quando ci siamo insediati»

È vero. Lo spread indica la differenza tra il rendimento dei BTP, ossia i titoli di Stato italiani con scadenza a dieci anni, e quello dei suoi corrispettivi tedeschi, i Bund. Semplificando un po’, il rendimento di un titolo di Stato rappresenta il guadagno che un investitore ottiene acquistandolo e tenendolo fino alla scadenza. Di norma, un aumento dello spread è interpretato come un peggioramento della fiducia nei titoli di Stato italiani da parte degli investitori, mentre un calo dello spread è letto come un aumento della fiducia.

Il governo Meloni si è insediato il 22 ottobre 2022. All’epoca lo spread valeva 233 punti base, ossia c’era una differenza del 2,33 per cento tra il rendimento dei titoli italiani e quello dei titoli tedeschi. Il 26 maggio – il giorno prima dell’intervento all’Assemblea di Confindustria – lo spread valeva poco più di 99 punti base.

I numeri, però, mostrano che negli ultimi due anni il calo dello spread è dovuto più all’aumento del rendimento dei titoli di Stato tedeschi rispetto alla diminuzione del rendimento dei BTP italiani, che comunque c’è stato (così come in altri Paesi europei, nello stesso periodo).

L’andamento della borsa

«La Borsa italiana ha registrato performance record»

Non è chiaro a che cosa faccia riferimento Meloni quando parla del «record» della Borsa italiana. Se si considera l’andamento del principale indice di borsa italiano, il FTSE MIB, la dichiarazione della presidente del Consiglio è esagerata.

È vero, infatti, che da quando c’è il governo Meloni, l’indice FTSE MIB è cresciuto, e che nel 2023 questo indice è andato particolarmente bene rispetto agli indici delle borse di altri Paesi europei. Ma non è vero che sotto il governo Meloni il FTSE MIB ha raggiunto il suo valore più alto di sempre: sotto l’attuale governo l’indice ha raggiunto i 40 mila punti, mentre nei primi anni Duemila erano stati superati i 50 mila.

Il giudizio di Moody’s

«Anche i giudizi delle agenzie di rating, da ultimo Moody’s, che ha rivisto in positivo il giudizio dell’Italia, una cosa che non accadeva da circa 25 anni»

Qui Meloni non la racconta del tutto giusta perché confonde due cose diverse, sebbene collegate.

Le agenzie di rating sono istituti finanziari privati che valutano la solvibilità degli Stati, ossia forniscono un giudizio sulla loro capacità di ripagare i debiti. Il giudizio sull’affidabilità di uno Stato è espresso attraverso un rating, un punteggio su una scala di valutazione che va da livelli più alti di affidabilità a quelli più bassi. 

Le agenzie pubblicano anche gli outlook, ossia le previsioni sull’andamento futuro dei rating. Un outlook può essere negativo, stabile e positivo: come suggeriscono gli aggettivi, questo parametro indica la possibile direzione in cui il rating potrebbe muoversi nel medio termine.

Il 23 maggio l’agenzia di rating Moody’s – una delle tre più famose al mondo, insieme a Standard & Poor’s e Fitch – ha alzato da stabile a positivo l’outlook del debito pubblico italiano, confermando il rating Baa3. L’ultima volta che Moody’s aveva rivisto al rialzo l’outlook italiano non è stato però «circa 25 anni» fa, come ha detto Meloni. A febbraio 2014, l’agenzia aveva alzato da negativo a stabile l’outlook italiano. Nel 2002, ossia quasi 25 anni fa, è stata l’ultima volta che Moody’s ha alzato il rating del debito pubblico italiano, da Aa3 ad Aa2.

LEGGI LA GUIDA AI REFERENDUM DI GIUGNO

Ti spiega in modo chiaro e semplice:
• che cosa chiedono i cinque referendum abrogativi su cittadinanza e lavoro;
• le ragioni di chi è a favore e di chi è contrario;
• le posizioni dei partiti;
• e come funziona il voto, anche per chi vive fuorisede.
Scopri come riceverla gratis

I fondi contro il caro energia

«Dall’inizio di questo governo noi abbiamo stanziato circa 60 miliardi di euro, che è l’equivalente di due leggi finanziarie, per cercare di alleviare i costi dell’energia»

La cifra indicata da Meloni è scorretta, come abbiamo spiegato nel dettaglio in un altro fact-checking. In breve, secondo le nostre verifiche, da quando si è insediato il governo ha stanziato circa 35 miliardi di euro in misure contro il caro energia.

I dazi “interni” dell’Ue

«Secondo il Fondo Monetario Internazionale il costo medio per vendere bene tra gli Stati dell’Unione europea equivale a una tariffa di circa il 45 per cento rispetto al 15 per cento stimato per il commercio interno negli Stati Uniti. Per non parlare dei servizi dove la tariffa media stimata arriva al 110 per cento»

Le percentuali citate da Meloni provengono da un rapporto pubblicato a novembre 2024 dal Fondo monetario internazionale. Secondo questo report, le grandi aziende in Europa, anche quelle più avanzate, crescono meno in termini di produttività rispetto a quelle negli Stati Uniti. La produttività è la capacità di produrre di più e meglio con le stesse risorse.

Una delle cause è il mercato in cui queste aziende operano. Sebbene l’economia statunitense e quella europea siano, più o meno, confrontabili in termini di popolazione e dimensione, il mercato statunitense è più integrato e unificato di quello europeo.

Anche se in teoria c’è il mercato unico europeo, vendere un prodotto da un Paese Ue a un altro è ancora costoso. Secondo il Fondo monetario internazionale, questo costo “invisibile” è l’equivalente di un dazio: tra i Paesi Ue, il costo medio equivale a un dazio del 45 per cento, mentre tra gli Stati Uniti del 15 per cento. Nei servizi la percentuale europea sale fino al 110 per cento.

Le dimensioni dei fagioli nell’Ue

«Le norme assurde che ci dicono che un fagiolo non è un fagiolo europeo se ha un diametro inferiore a un centimetro»

Non è chiaro a quale norma faccia riferimento Meloni con questa dichiarazione, con cui ha voluto criticare l’eccessiva regolamentazione dell’Ue. 

Al di là di quello che si pensi su questo tema, già in passato sono circolate tesi secondo cui, per esempio, l’Ue impone dimensioni da rispettare per la curvatura dei cetrioli o delle banane. 

In realtà, nel 2008 la Commissione europea ha proposto e ottenuto l’abolizione di molte norme che regolavano forma e dimensione di frutta e verdura, per ridurre la burocrazia e lo spreco alimentare. Le norme sono state eliminate per vari prodotti, tra cui i fagioli, rendendone possibile la vendita indipendentemente da forma o misura. Alcuni standard sono rimasti solo per altri prodotti, ma anche per questi gli Stati membri possono autorizzarne la vendita fuori standard, purché adeguatamente etichettati.

LEGGI LA GUIDA AI REFERENDUM DI GIUGNO

Ti spiega in modo chiaro e semplice:
• che cosa chiedono i cinque referendum abrogativi su cittadinanza e lavoro;
• le ragioni di chi è a favore e di chi è contrario;
• le posizioni dei partiti;
• e come funziona il voto, anche per chi vive fuorisede.
Scopri come riceverla gratis
In questo articolo
Newsletter

Politica di un certo genere

Ogni martedì
In questa newsletter proviamo a capire perché le questioni di genere sono anche una questione politica. Qui un esempio.

Ultimi articoli