Meloni gonfia i fondi contro il caro energia: non ha messo 60 miliardi di euro

Dall’insediamento del suo governo, le risorse stanziate sono molto più basse di quanto ripetuto dalla presidente del Consiglio
ANSA/MAX CAVALLARI
ANSA/MAX CAVALLARI
In queste settimane, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha più volte ripetuto una cifra sbagliata sulle risorse che il suo governo avrebbe messo in campo per aiutare famiglie e imprese a far fronte al caro energia.

Il 27 maggio, intervenendo all’Assemblea di Confindustria a Bologna, Meloni ha dichiarato che, da quando è in carica, il governo ha «stanziato circa 60 miliardi di euro» per «cercare di alleviare i costi» dell’energia. Non era la prima volta che la leader di Fratelli d’Italia citava questo numero: lo aveva già fatto nei giorni precedenti, durante i question time alla Camera e al Senato.

Ma la presidente del Consiglio dice la verità? Abbiamo verificato e, in breve, la risposta è no: la cifra dei 60 miliardi stanziati è esagerata e non trova riscontro nei numeri pubblicati dal suo stesso governo.

Le misure del 2022

Partiamo dalle misure adottate negli ultimi mesi del 2022, dato che il governo Meloni si è insediato il 22 ottobre di quell’anno. 

Venti giorni dopo, il 16 novembre, il Senato ha approvato in via definitiva la conversione in legge del decreto “Aiuti ter”, dal valore complessivo di circa 14 miliardi di euro. Di questi, oltre 10 miliardi erano destinati ad aiutare famiglie e imprese, e a contrastare l’aumento dei costi di elettricità e gas. Ma il decreto-legge era stato approvato a settembre dal governo guidato da Mario Draghi, prima del passaggio di consegne con l’attuale esecutivo. Per questo motivo, il decreto “Aiuti ter” non può essere incluso tra i provvedimenti del governo Meloni. Lo stesso governo, nei suoi documenti ufficiali, non lo inserisce tra le misure adottate contro il caro energia.

Sempre a novembre 2022, il governo Meloni ha approvato il decreto “Aiuti quater”: come suggerisce il nome, si tratta del quarto provvedimento di questo tipo, ma del primo adottato dall’attuale esecutivo (poi convertito in legge dal Parlamento a gennaio 2023). In questo caso, le risorse stanziate per finanziare interventi contro il caro energia – aveva dichiarato lo stesso governo – ammontavano a poco più di 9 miliardi di euro, in parte ereditate dal precedente esecutivo. Questa cifra è confermata da un rapporto pubblicato dal Dipartimento per il programma di governo della Presidenza del Consiglio dei ministri. Questo rapporto elenca le misure contro il caro energia adottate dal governo Meloni fino a ottobre 2023 [1].

Successivamente, a dicembre 2022 il Parlamento ha approvato la legge di Bilancio per il 2023. In quell’occasione , il Ministero dell’Economia e delle Finanze aveva parlato di «oltre 21 miliardi di euro» destinati a contrastare il caro energia. Questa cifra è confermata dai calcoli dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, l’organismo indipendente che vigila sui conti pubblici. Il rapporto del Dipartimento per il programma di governo, già citato in precedenza, stima invece un importo leggermente inferiore: circa 19 miliardi [2].

Le misure del 2023 e del 2024

Nel corso del 2023, il governo Meloni è intervenuto con altri decreti-legge per sostenere famiglie e imprese colpite dai rincari energetici. 

A marzo, il decreto “Aiuti quinquies” ha stanziato quasi 3 miliardi di euro, per esempio per ridurre l’IVA sul gas metano e per finanziare i crediti d’imposta destinati alle imprese a forte consumo di energia. A maggio, un altro decreto ha previsto circa 800 milioni di euro per le agevolazioni sulle spese energetiche [3].

Dunque, se si sommano le misure contro il caro energia adottate dal governo Meloni tra la fine del 2022 e l’intero 2023, il totale varia tra i 32 e i 34 miliardi di euro, una cifra in linea con la stima pubblicata dal Dipartimento per il programma di governo nel rapporto di ottobre 2023. Solo nel 2023, gli stanziamenti sono stati pari a 25 miliardi di euro, corrispondenti a circa l’1,2 per cento del Prodotto interno lordo (PIL) italiano.

Questa percentuale è riportata anche nel Documento di economia e finanza (DEF), pubblicato ad aprile 2024 dal governo, in un grafico che riassume il valore complessivo delle misure temporanee contro il caro energia introdotte tra il 2021 e il 2024 (Grafico 1).
Grafico 1. Impatto finanziario lordo (maggiori spese e minori entrate), in percentuale sul PIL, delle misure per il caro energia. Il termine “targeted” riguarda le misure per le famiglie e le imprese più vulnerabili agli aumenti dei prezzi dell’energia.
Grafico 1. Impatto finanziario lordo (maggiori spese e minori entrate), in percentuale sul PIL, delle misure per il caro energia. Il termine “targeted” riguarda le misure per le famiglie e le imprese più vulnerabili agli aumenti dei prezzi dell’energia.
Come si vede dal grafico, la parte più consistente degli interventi è stata approvata durante il governo Draghi, nel 2022 (il 2,7 per cento del PIL, pari a oltre 50 miliardi di euro), l’anno maggiormente colpito dai rincari energetici. Il livello di spesa per contrastare i rincari energetici «è sostanzialmente nullo nel 2024», ha spiegato il DEF, dato «il venire meno delle spese di natura temporanea legate all’emergenza energetica».

La legge di Bilancio per il 2024, approvata alla fine del 2023, non aveva previsto particolari interventi sul fronte del caro energia. Tra le altre cose, aveva prorogato per i primi tre mesi dell’anno il contributo straordinario destinato ai titolari del “bonus sociale elettricità”, con un stanziamento complessivo di 200 milioni di euro.

Così, nel corso del 2024, gli interventi a sostegno di famiglie e imprese contro il caro energia si sono progressivamente azzerati. Già nelle sue raccomandazioni della primavera del 2023, le istituzioni europee avevano invitato l’Italia a «eliminare gradualmente» le misure emergenziali legate all’energia e a destinare i risparmi alla riduzione del deficit, cioè della differenza negativa tra le entrate e le spese dello Stato. Le stesse raccomandazioni, però, specificavano che, qualora fosse stato necessario, «nuove misure di sostegno» avrebbero dovuto «tutelare le famiglie e le imprese vulnerabili» ed essere «sostenibili a livello di bilancio».

Nelle raccomandazioni del 2024, la Commissione europea aveva previsto che nel corso dell’anno il governo italiano non avrebbe sostenuto nuove spese per misure legate all’energia, in linea con quanto raccomandato in precedenza.

Le misure del 2025

Misure di sostegno non sono presenti nemmeno nella legge di Bilancio per il 2025, approvata lo scorso dicembre dal Parlamento. Anche il Documento di finanza pubblica di aprile (che ha preso il posto del DEF) non cita provvedimenti contro il caro energia nell’ultima legge di Bilancio, ma nomina il decreto “Bollette”.  

A fine febbraio, infatti, il governo Meloni ha approvato questo nuovo decreto-bollette per sostenere famiglie e imprese contro la risalita dei costi dell’energia. Il decreto – convertito in legge dal Senato a fine aprile – ha stanziato circa 3 miliardi di euro per finanziare, tra le altre cose, un bonus da 200 euro per le famiglie che hanno un ISEE inferiore ai 25 mila euro.

Se sommiamo questi 3 miliardi con i fondi stanziati tra il 2022 e il 2024, le risorse stanziate dal governo Meloni contro il caro energia si aggirano intorno ai 35 miliardi di euro. Poco più della metà dei 60 miliardi citati dalla presidente del Consiglio.

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[1] Somma del valore finanziario delle misure relative al decreto-legge 76/2022.

[2] Somma del valore finanziario delle misure relative alla legge 197/2022.

[3] Somma del valore finanziario delle misure relative ai decreti-legge 34/2023 e 57/2023.
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