La Corte dei Conti non ha dato il via libera al progetto del ponte sullo Stretto

Le motivazioni non sono ancora note e l’opera potrà andare avanti, se il governo deciderà di farlo
ANSA
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Aggiornamento 30 ottobre, ore 10:15 – In un nuovo comunicato stampa, la Corte dei Conti ha precisato di essersi espressa sulla delibera del CIPESS «senza alcun tipo di valutazione sull’opportunità e sul merito dell’opera». «Il rispetto della legittimità è presupposto imprescindibile per la regolarità della spesa pubblica, la cui tutela è demandata dalla Costituzione alla Corte dei Conti. Le sentenze e le deliberazioni della Corte dei Conti non sono certamente sottratte alla critica che, tuttavia, deve svolgersi in un contesto di rispetto per l’operato dei magistrati», si legge nel comunicato, che arriva dopo le critiche di vari esponenti del governo.

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Nella serata di mercoledì 29 ottobre, la Corte dei Conti ha annunciato di non avere approvato la delibera con cui ad agosto il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS) aveva dato il via libera al progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina.

Al momento non si conoscono ancora le ragioni della decisione: secondo quanto comunicato dalla Corte, le motivazioni sono «in corso di stesura» e saranno pubblicate entro trenta giorni.
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I dubbi della Corte

Già un mese fa, il 24 settembre, la Corte dei Conti aveva sollevato diversi dubbi sulla delibera, chiedendo chiarimenti al governo. Le risposte fornite non sono evidentemente bastate a sciogliere le perplessità. Tra i compiti della Corte c’è infatti il “controllo preventivo di legittimità” sugli atti del governo: significa che i giudici contabili devono verificare che tali atti – come nel caso della delibera del CIPESS – siano conformi alle leggi prima che producano effetti concreti.

Nelle osservazioni di settembre, la Corte aveva criticato in particolare la scarsa chiarezza delle procedure amministrative e la debolezza della documentazione. Secondo i magistrati, il governo si era limitato a elencare i passaggi burocratici compiuti senza fornire spiegazioni sufficienti. Mancavano inoltre elementi per giustificare l’urgenza e l’interesse pubblico dell’opera, oltre a un’analisi delle possibili alternative. La Corte aveva poi messo in dubbio la correttezza con cui erano stati acquisiti alcuni atti – in alcuni casi trasmessi soltanto tramite link online – e segnalato l’assenza di pareri di enti tecnici che, pur non obbligatori, avrebbero potuto rafforzare la valutazione complessiva.

Anche sul piano economico erano stati evidenziati problemi di trasparenza: le stime dei costi differivano da quelle di una consulenza esterna affidata alla società KPMG, senza spiegazioni chiare. Mancavano poi dati su spese tecniche, compensi e previsioni di ricavi. In sintesi, la Corte non aveva contestato la fattibilità del ponte, ma la solidità della documentazione con cui il governo ne aveva giustificato l’approvazione.

Che cosa succede adesso

Questo, però, non significa che il progetto sia definitivamente fermo. La decisione della Corte dei Conti non blocca automaticamente l’avvio dei cantieri. In base all’articolo 25 del Testo unico delle leggi sulla Corte dei Conti, il governo può infatti superare il rifiuto di registrazione chiedendo un’apposita deliberazione al Consiglio dei ministri. Quest’ultimo può stabilire che l’opera risponda a un interesse pubblico superiore e debba comunque procedere. 

In tal caso la Corte, anche se conferma le proprie perplessità, è tenuta a registrare l’atto “con riserva”, consentendone l’efficacia ma segnalando al Parlamento la decisione. In pratica, il governo può far avanzare il progetto, assumendosene però la responsabilità politica.

Le dichiarazioni del governo

Il 30 ottobre, in un’intervista con il Corriere della Sera, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha dichiarato di voler proporre al governo «di tornare in Consiglio dei ministri e approvare di nuovo il progetto». «E poi lo approverà il Parlamento», ha aggiunto, sostenendo che le osservazioni della Corte, «per toni e contenuti, sembravano formulate da grillini o associazioni di sinistra stile Legambiente». 

In una nota ufficiale, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha criticato la Corte dei Conti, parlando di «ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del governo e del Parlamento». Meloni ha poi rilanciato la necessità di approvare la riforma della Corte dei Conti, al momento in discussione in Parlamento, e la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati, che a breve sarà approvata definitivamente dal Parlamento.

Tra i partiti all’opposizione, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha preso le difese della Corte. «Meloni con le sue gravi affermazioni contro la Corte dei Conti chiarisce il vero obiettivo della riforma costituzionale. Non è una riforma che serve a migliorare la giustizia, né serve agli italiani. Serve a questo governo per avere le mani libere e mettersi al di sopra delle leggi e della Costituzione», ha dichiarato Schlein. Il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha chiesto a Salvini di dimettersi.

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