Tutti i dubbi della Corte dei Conti sul ponte sullo Stretto

Tra procedure e conti poco chiari, il governo dovrà rispondere a molte osservazioni sull’opera
Un rendering del Ponte sullo Stretto. Ansa
Un rendering del Ponte sullo Stretto. Ansa
Il 24 settembre la Corte dei Conti ha dato al governo venti giorni di tempo per rispondere ad alcune osservazioni sulla delibera con cui, lo scorso 6 agosto, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS) ha approvato il progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina.

Tra i compiti della Corte dei Conti c’è il “controllo preventivo di legittimità” sugli atti del governo: in pratica deve verificare che questi atti siano conformi alle leggi e alle norme vigenti prima che possano produrre effetti concreti. Secondo la Corte, la delibera del CIPESS – l’organismo che decide e vigila sull’uso delle risorse pubbliche destinate agli investimenti – è incompleta e, per questo motivo, i cantieri del ponte non possono aprire.

Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha dichiarato che l’opera «non è in discussione» e che è in corso una «fisiologica interlocuzione tra istituzioni». Il Partito Democratico, invece, ha parlato di «una sonora bocciatura che mette in discussione l’impianto stesso del progetto». Come stanno davvero le cose? Cerchiamo di fare chiarezza.

Procedure poco chiare

La Corte dei Conti si è concentrata soprattutto sui passaggi burocratici necessari alla realizzazione dell’opera, individuando diversi punti che richiedono chiarimenti. Nel documento si osserva che la descrizione del percorso amministrativo che ha portato alla delibera appare «più come una ricognizione delle attività intestate ai diversi attori istituzionali del procedimento che come una ponderazione delle risultanze di dette attività, sotto il profilo sia fattuale che giuridico». 

In altre parole, secondo la Corte i documenti del governo si limitano a elencare i procedimenti compiuti, ma spesso non forniscono motivazioni sufficienti a giustificarli. Alcuni adempimenti sembrano quindi più formali che sostanziali.

La Corte ha rilevato inoltre ritardi nella presentazione o registrazione di atti, oltre a dubbi sui documenti che ne hanno permesso l’adozione. Dalla documentazione acquisita, per esempio, non emergono motivazioni adeguate per sostenere i «motivi imperativi di interesse pubblico» dell’opera o per dimostrare l’«assenza di idonee alternative progettuali». Mancano elementi che possano giustificare l’«eccezionalità» del progetto e dunque la possibilità di accelerare alcuni processi burocratici.

Un altro aspetto riguarda la sostenibilità ambientale: la Commissione europea ha discusso di recente con il governo su questo tema, ma nei documenti presentati non vi è traccia di queste interlocuzioni.

La Corte ha segnalato poi la necessità di recuperare documenti in originale. Nei materiali consegnati, infatti, non comparivano copie dei testi, ma solo link al sito istituzionale della società Stretto di Messina Spa. Questo metodo, secondo la Corte, non è abbastanza affidabile per dimostrare che il governo e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti abbiano acquisito in modo corretto la documentazione originale.

Un ulteriore rilievo riguarda l’assenza del contributo di alcuni enti regolatori nell’approvazione del progetto. Si tratta di pareri non obbligatori dal punto di vista legale, ma che avrebbero potuto fornire valutazioni rilevanti sulla fattibilità dell’opera. La scelta del governo di escludere queste consulenze resta quindi poco chiara.

La Corte ha sottolineato un problema legato alla stessa approvazione definitiva: il progetto del ponte era stato approvato nel 2011, poi recuperato e adattato nel 2024, sulla base di una delibera del 2003. Nella nuova approvazione mancano però alcune prescrizioni previste nella delibera del 2003 e non è stato considerato il parere del Consiglio Superiore dei lavori pubblici, il massimo organo tecnico consultivo dello Stato in materia di infrastrutture.

Numeri senza spiegazioni

Nel documento inviato al CIPESS, non mancano richieste di chiarimento anche sulla valutazione economica del ponte: per esempio, la Corte dei Conti ha segnalato scarsa trasparenza in alcune procedure e l’assenza di calcoli o documenti a supporto di diverse cifre riportate nella delibera.

Il punto più rilevante riguarda la mancata pubblicazione del parere commissionato a una società di consulenza multinazionale, la statunitense KPMG. La Corte ha chiesto così che questo parere venga allegato alla delibera. Il fatto che una consulenza esterna non sia stata utilizzata per motivare la realizzazione dell’opera non è un segnale positivo: lascia intendere che KPMG fosse più scettica del governo sui benefici economici derivanti dalla costruzione del ponte.

In più, sono emerse discrepanze nei numeri. La Corte ha rilevato, per esempio, una differenza tra la stima dei costi fornita da KPMG e quella indicata nella delibera del governo, senza che sia stata spiegata la ragione di questo scarto. Mancano anche informazioni sulle spese sostenute per alcune valutazioni tecniche e sui criteri usati per stabilire i compensi.

La Corte ha elencato poi diverse voci di costo che richiedono chiarimenti: spese per servizi di ingegneria e progettazione, fondi per la compensazione sociale e ambientale, acquisto degli immobili necessari all’opera e incrementi dei costi per la sicurezza rispetto alle stime del 2011. Dubbi emergono anche sulla parte dei ricavi: la Corte ha chiesto spiegazioni sull’affidabilità delle previsioni relative al piano tariffario e al volume di traffico. 

Bocciatura o rinvio?

Per capire se effettivamente la Corte dei Conti boccerà la delibera del CIPESS sul ponte dello Stretto, bisognerà attendere almeno i venti giorni concessi al governo per rispondere ai rilievi. Considerata la quantità di punti sollevati, è probabile che servirà più tempo della scadenza indicata per sistemare tutto. 

In ogni caso, non si può comunque parlare di una bocciatura definitiva: la Corte dei Conti non ha messo in discussione che l’opera possa essere considerata strategica e sostenibile dal punto di vista economico e giuridico, ma ha rilevato che il governo non ha fornito documentazione sufficiente a dimostrarlo. Sarà quindi compito del governo raccogliere pareri e motivazioni adeguate.
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