Da circa tre anni il leader della Lega Matteo Salvini ripete un numero sbagliato sui posti di lavoro creati dal cantiere del ponte sullo Stretto di Messina. Lo ha fatto di nuovo l’11 agosto, ospite al festival La Versiliana, sostenendo che l’opera porterà «120 mila posti di lavoro». Due giorni dopo ha ribadito la stessa cifra in televisione, nel programma Zona Bianca su Rete4, citando come fonte «le stime della società» che costruirà il ponte.

Come abbiamo spiegato in passato, non è vero che il cantiere del ponte sullo Stretto creerà 120 mila posti di lavoro. Questa cifra è stata smentita dalla stessa società Stretto di Messina S.p.A., che ha pubblicato una stima diversa.

Tra le FAQ sul sito della società che dovrà occuparsi della realizzazione e della gestione dell’infrastruttura, una è dedicata all’occupazione prodotta dalla costruzione del ponte.

«Si stima che in cantiere saranno occupati mediamente 4.300 addetti all’anno che raggiungeranno un picco di 7 mila addetti nel periodo di maggiore produzione», si legge. «Per tutta la durata del cantiere (7 anni) si avrà dunque un impatto occupazionale diretto di circa 30 mila unità lavorative per anno, a cui aggiungere l’impatto occupazionale indiretto e indotto, stimato in 90 mila unità, per un totale di 120 mila ULA generate dell’opera». Gli stessi numeri sono contenuti in altri documenti pubblicati dalla società.

Attenzione però: quelle 120 mila ULA non sono “posti di lavoro”, ma unità lavorative annue. Si tratta di una misura usata in economia per calcolare l’impatto occupazionale complessivo di un progetto: equivale a un posto di lavoro a tempo pieno per un anno. Non significa quindi che 120 mila persone diverse troveranno un impiego grazie al ponte.

Un esempio aiuta a capire la differenza. Se un cantiere assume dieci lavoratori per dieci anni consecutivi, non si tratta di 100 posti di lavoro, ma di dieci posti che durano dieci anni. In termini di ULA, invece, il risultato è 100, perché si contano le “unità lavoro” moltiplicando le persone per gli anni.

Lo stesso vale per il ponte sullo Stretto: la società stima una media di circa 4.300 addetti l’anno, con punte fino a 7 mila nei periodi più intensi. Su sette anni di lavori questo produce circa 30 mila ULA dirette, a cui si sommano altre 90 mila ULA legate all’indotto. È da questa somma che nasce il numero “120 mila”, ma non equivale a dire che 120 mila persone diverse verranno assunte.

In concreto – se prendiamo per buona la stima della società coinvolta nella costruzione del ponte – i posti di lavoro effettivi saranno qualche migliaio, distribuiti negli anni, e non le centinaia di migliaia che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti continua a sostenere.