Nella notte di mercoledì 19 giugno, dopo un lungo esame in aula, la Camera dei deputati ha approvato definitivamente il disegno di legge sulla cosiddetta “autonomia differenziata”, che stabilisce le regole e il percorso con cui alcune regioni potranno chiedere maggiore autonomia nella gestione di specifiche materie.
Il disegno di legge era una delle promesse contenute nel programma elettorale della coalizione di centrodestra per le elezioni politiche del 25 settembre 2022. Il testo era stato presentato in Parlamento dal governo a marzo 2023 e, dopo alcune modifiche, aveva ricevuto il via libera del Senato lo scorso gennaio.
In questi mesi l’esame in Parlamento è stato agitato: i partiti all’opposizione hanno provato a rallentare i lavori al Senato e alla Camera facendo ostruzionismo e il 13 giugno un deputato del Movimento 5 Stelle è stato aggredito in aula da alcuni parlamentari della maggioranza mentre cercava di consegnare la bandiera tricolore dell’Italia al ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli (Lega), storico sostenitore dell’autonomia differenziata.
In questo articolo non ci occuperemo delle posizioni dei favorevoli e dei contrari alla nuova legge, che analizzeremo in un futuro. In breve: i primi sostengono che concedere maggiore autonomia alle regioni permetterà di migliorare i servizi per i cittadini e renderà la spesa delle regioni più efficiente; i secondi, invece, sostengono che concedere maggiore autonomia alle regioni aumenterà le disuguaglianze tra i territori e peggiorerà i servizi già carenti in alcune regioni. Le posizioni, comunque, sono più complicate di così: basti pensare che alcuni partiti sono in linea di principio favorevoli a concedere maggiore autonomia alle regioni, ma non seguendo le regole decise dall’attuale governo.
Punto per punto, vediamo che cosa prevede il disegno di legge sull’autonomia differenziata approvato definitivamente dalla Camera e quali saranno i passaggi futuri.
Il disegno di legge era una delle promesse contenute nel programma elettorale della coalizione di centrodestra per le elezioni politiche del 25 settembre 2022. Il testo era stato presentato in Parlamento dal governo a marzo 2023 e, dopo alcune modifiche, aveva ricevuto il via libera del Senato lo scorso gennaio.
In questi mesi l’esame in Parlamento è stato agitato: i partiti all’opposizione hanno provato a rallentare i lavori al Senato e alla Camera facendo ostruzionismo e il 13 giugno un deputato del Movimento 5 Stelle è stato aggredito in aula da alcuni parlamentari della maggioranza mentre cercava di consegnare la bandiera tricolore dell’Italia al ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli (Lega), storico sostenitore dell’autonomia differenziata.
In questo articolo non ci occuperemo delle posizioni dei favorevoli e dei contrari alla nuova legge, che analizzeremo in un futuro. In breve: i primi sostengono che concedere maggiore autonomia alle regioni permetterà di migliorare i servizi per i cittadini e renderà la spesa delle regioni più efficiente; i secondi, invece, sostengono che concedere maggiore autonomia alle regioni aumenterà le disuguaglianze tra i territori e peggiorerà i servizi già carenti in alcune regioni. Le posizioni, comunque, sono più complicate di così: basti pensare che alcuni partiti sono in linea di principio favorevoli a concedere maggiore autonomia alle regioni, ma non seguendo le regole decise dall’attuale governo.
Punto per punto, vediamo che cosa prevede il disegno di legge sull’autonomia differenziata approvato definitivamente dalla Camera e quali saranno i passaggi futuri.