Che cosa succederà nelle prime due settimane del nuovo Parlamento

Dall’elezione dei presidenti di Camera e Senato a quella dei membri del Csm, abbiamo messo in fila i primi impegni di deputati e senatori, che il 13 ottobre si riuniranno per la prima volta dopo le elezioni
ANSA/Camera dei Deputati
ANSA/Camera dei Deputati
Nella mattinata di giovedì 13 ottobre la Camera e il Senato si riuniranno per la prima volta dopo le elezioni politiche, dando ufficialmente avvio alla nuova legislatura, la diciannovesima dal 1948 a oggi. A partire da questa legislatura, lo ricordiamo, il numero dei deputati e dei senatori sarà ridotto rispetto al passato, complice la riforma del taglio dei parlamentari, approvata con un referendum costituzionale nel 2020. Il numero dei parlamentari passerà dunque dagli attuali 945 a 600, esclusi i senatori a vita. 

Ecco quali sono le tappe e gli impegni principali per i nuovi parlamentari nelle prossime due settimane.

Gli adempimenti burocratici e tecnici

Prima della seduta inaugurale della Camera e del Senato, a partire dal 10 ottobre i nuovi deputati e i nuovi senatori dovranno svolgere alcune pratiche burocratiche, come la registrazione dei propri dati anagrafici in Parlamento e il rilascio del tesserino personale per le votazioni elettroniche. Per svolgere queste pratiche, i nuovi deputati dovranno recarsi nella Sala del Mappamondo di Palazzo Montecitorio, sede della Camera, mentre i nuovi senatori dovranno andare nella Sala Caduti di Nassiriya di Palazzo Madama, sede del Senato. 

Al di là degli adempimenti burocratici, negli ultimi giorni le aule del Parlamento hanno subito alcune modifiche per accogliere i nuovi parlamentari che, come detto, saranno in numero ridotto rispetto al passato. Alla Camera, dove siederanno 400 deputati, sono state smontate 188 postazioni: 82 nell’ultima fila, quella più in alto, e altrettante nella penultima, più 24 in prima fila. Altre 34 postazioni nell’aula saranno lasciate libere, quattro in ciascuno dei due settori ai lati estremi e tre in ciascuno degli altri sei settori. Al Senato, non ci sono stati invece grossi cambiamenti, con i 200 nuovi senatori che andranno ad occupare le file più al centro.

La prima riunione del Parlamento

La prima data fondamentale per il nuovo Parlamento sarà, come detto, il 13 ottobre, quando è fissata la prima riunione delle due camere. Queste si riuniranno in mattinata: la prima seduta della Camera si terrà alle ore 10, mentre quella del Senato inizierà alle ore 10:30. 

In attesa dell’elezione dei presidenti delle due assemblee, la prima seduta della Camera sarà presieduta temporaneamente dal vicepresidente più anziano per elezione della scorsa legislatura, in questo caso l’attuale deputato di Italia viva Ettore Rosato, che è stato rieletto il 25 settembre con la lista di Azione-Italia viva. Discorso diverso invece per il Senato, dove il presidente provvisorio dell’assemblea sarà il senatore più anziano in carica: il compito dovrebbe dunque ricadere sull’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, 97 anni di età, senatore a vita dal 2015 dopo le sue dimissioni da capo dello Stato. Napolitano aveva già svolto questo incarico anche all’inizio della scorsa legislatura, dopo le elezioni politiche del 2018. Secondo diverse fonti stampa però, il 13 ottobre, complice le sue condizioni di salute, Napolitano non potrà svolgere il compito di presidente provvisorio del Senato, che dovrebbe dunque essere affidato alla senatrice a vita Liliana Segre, 92 anni di età, la seconda più anziana tra le senatrici e i senatori.

L’elezione dei presidenti di Camera e Senato

Il 13 ottobre, dopo la proclamazione ufficiale dei nuovi deputati e dei nuovi senatori da parte dei presidenti provvisori, la Camera e il Senato eleggeranno i loro nuovi presidenti, che saranno scelti tra i membri delle due assemblee. 

Alla Camera, dove vige ancora il regolamento precedente alla riforma del taglio dei parlamentari, l’elezione del presidente si svolge a scrutinio segreto. Per essere eletto al primo scrutinio, ossia alla prima chiamata, il candidato presidente della Camera deve ottenere la maggioranza dei due terzi dei componenti dell’assemblea (267 voti). Nel secondo e terzo scrutinio è richiesta sempre la maggioranza dei due terzi dei voti, ma contando nel computo totale dei voti espressi anche le schede bianche. Dal quarto scrutinio è sufficiente invece la maggioranza assoluta dei votanti (201 voti).

Discorso diverso invece per l’elezione del presidente del Senato. A Palazzo Madama, nelle prime due votazioni è richiesta la maggioranza assoluta dei membri dell’assemblea (104, considerando anche i sei senatori a vita). Nel caso si andasse al terzo scrutinio, sarà sufficiente la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, contando tra i voti anche le schede bianche. Se non ci fosse una maggioranza nemmeno al terzo scrutinio, il Senato sceglierà il suo presidente con un ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti nel terzo scrutinio e viene proclamato eletto quello che ottiene la maggioranza anche solo dei presenti. A parità di voti è eletto il candidato più anziano di età. 

Per quanto riguarda i candidati alla presidenza, non esistono requisiti precisi. «Durante la cosiddetta “prima repubblica”, dal 1948 al 1992, si era soliti affidare la presidenza di almeno una delle due camere ai partiti di opposizione, mentre dal 1994 questa prassi è cambiata, con entrambe le presidenze che di solito vengono affidate ai partiti di maggioranza», ha spiegato a Pagella Politica il costituzionalista Alfonso Celotto, professore di diritto costituzionale all’Università Roma Tre.

La composizione dei gruppi parlamentari

Una volta eletti, i presidenti di Camera e Senato daranno avvio alla fase della formazione dei gruppi parlamentari, che raccolgono in Parlamento gli esponenti dei vari partiti, eletti il 25 settembre. 

Secondo quanto riferito a Pagella Politica da fonti della Camera, i deputati hanno due giorni di tempo per comunicare a quale gruppo iscriversi, mentre al Senato i giorni a disposizione per i senatori sono tre. Secondo il regolamento attualmente in vigore alla Camera, per costituire un gruppo autonomo sono necessari almeno 20 deputati, il 5 per cento dei 400 componenti dell’assemblea. Come detto in precedenza, il regolamento non è ancora stato aggiornato al taglio dei parlamentari, cosa che invece è stata fatta al Senato. Fonti della Camera hanno spiegato a Pagella Politica che, per ovviare a questo problema, il presidente della Camera potrebbe consentire la creazione di gruppi autonomi anche al di sotto dei venti deputati, per adattare le regole ai nuovi numeri dell’assemblea, in attesa dell’approvazione ufficiale di un nuovo regolamento. Al Senato, invece, il nuovo regolamento approvato a luglio stabilisce che per costituire un gruppo autonomo sono necessari almeno sei senatori, che devono rappresentare un partito o un movimento che si è candidato alle ultime elezioni.

Una volta costituiti i gruppi, ciascuno di essi elegge al suo interno un presidente e, a quel punto, il presidente della Camera convoca la prima riunione dei capigruppo. In base a queste tempistiche, è probabile dunque che i gruppi parlamentari di Camera e Senato siano costituiti ufficialmente tra il 16 e il 17 ottobre. «Da quel momento, il presidente della Repubblica inizierà ufficialmente la fase delle consultazioni per la formazione del nuovo governo, al quale parteciperanno per prassi i presidenti delle due camere, una delegazione di parlamentari per ogni gruppo e gli ex presidenti della Repubblica», ha spiegato a Pagella Politica Celotto.

La creazione delle commissioni parlamentari

Per quanto riguarda invece la costituzione delle commissioni parlamentari, fonti stampa della Camera hanno spiegato a Pagella Politica che i tempi saranno in generale più lunghi, perché la precedenza sarà data alla costituzione di altri organi. Per esempio, nella seconda seduta del Parlamento, che si terrà quattro o cinque giorni dopo la prima, si procederà all’elezione dell’Ufficio di presidenza della Camera e a quella del Consiglio di Presidenza del Senato, i due organi che dirigono le camere e che sono presieduti dai presidenti stessi di Camera e Senato. 

Le commissioni della Camera e del Senato, lo ricordiamo, sono quegli organi che hanno il compito di esaminare per prime le proposte e i disegni di legge avanzati dai parlamentari. Esse si suddividono per aree tematiche (Bilancio, Affari costituzionali, Lavoro etc.) e sono composte in modo da rispecchiare la composizione dell’assemblea.

In attesa della costituzione delle commissioni, le due camere potranno comunque lavorare in piena autonomia. «In attesa delle commissioni vere e proprie, sia alla Camera che al Senato sarà costituita una commissione speciale che si occuperà di svolgere i lavori svolti dalle commissioni, nel caso ci sia per esempio la necessità di esaminare un decreto-legge in scadenza, che deve essere convertito in legge», ha spiegato a Pagella Politica Celotto.

Le elezioni dei membri laici del Csm

Celotto ha poi sottolineato che una delle prime scadenze del Parlamento sarà necessariamente l’elezione dei dieci membri “laici”, ossia i membri eletti dalle due camere, del Consiglio superiore della magistratura (Csm), l’organo di governo dei magistrati in Italia. L’elezione dei membri “laici” del Csm dovrà svolgersi con il Parlamento in seduta comune, con i membri della Camera e del Senato riuniti insieme. 

L’elezione dei membri “laici” dovrà tenersi in tempi brevi, poiché il mandato degli attuali componenti del Csm è scaduto a luglio. Fonti della Camera dei deputati hanno spiegato a Pagella Politica che l’elezione era prevista per il mese di settembre, ma la crisi di governo e le elezioni anticipate hanno stravolto il calendario dei lavori, rinviando questa scadenza alle nuove camere. A settembre si sono concluse comunque le elezioni dei cosiddetti membri “togati”, gli altri 20 componenti del Csm, eletti tra i magistrati in tutta Italia.

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