Che fine ha fatto il cartello con i prezzi medi dei carburanti

Se n’era parlato molto a inizio anno, dopo l’aumento dei costi di benzina e gasolio. I distributori dovranno esporlo tutti i giorni dal prossimo 1° agosto
Ansa
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Fra meno di un mese, martedì 1° agosto, i distributori di benzina dovranno esporre ogni giorno i prezzi medi quotidiani dei carburanti in vendita in tutta Italia. Questa misura è stata introdotta con il cosiddetto “decreto Carburanti”, approvato lo scorso gennaio dal governo Meloni, per garantire più trasparenza e rafforzare i poteri di controllo del Garante per la sorveglianza dei prezzi, una figura che ha il compito di vigilare sui fenomeni speculativi. 

La scelta del governo è stata criticata dagli operatori del settore e dalle associazioni di categoria, che da gennaio si sono resi protagonisti di alcuni scioperi per protestare contro l’obbligo di esporre i prezzi e contro le stesse modalità di esposizione. Nonostante le proteste, dal 1° agosto tutti gli esercenti saranno obbligati a esporre il prezzo medio dei carburanti. Ma come è arrivato il governo a questa decisione? Qual è la posizione degli operatori del settore e come funzionerà in concreto l’esposizione dei prezzi?

La polemica sulle accise

La decisione è stata presa a gennaio 2023 in seguito a un aumento dei prezzi dei carburanti determinato dal rialzo delle accise. Come abbiamo spiegato in altre occasioni, l’accisa è un’imposta indiretta fissa, che colpisce determinati beni (come l’energia elettrica o i tabacchi) al momento della produzione o del consumo, ed è uno dei tre fattori che determina il prezzo della benzina. Gli altri due sono il costo della materia prima, ossia del carburante, al netto delle imposte e l’Iva, l’imposta sul valore aggiunto, che varia in percentuale a seconda del prezzo complessivo. 

L’aumento delle accise verificatosi nei primi mesi di quest’anno non è stato disposto da un provvedimento specifico del governo Meloni. Il rialzo è stato infatti causato dalla fine dello sconto temporaneo sulle accise introdotto nella primavera 2022 dal governo Draghi, più volte rinnovato e scaduto lo scorso 31 dicembre. In concreto il governo Draghi aveva tagliato di 25 centesimi l’accisa per benzina e gasolio, e di circa 9 centesimi quella relativa al Gpl. Terminato il governo Draghi, il governo Meloni ha prima confermato il taglio fino al termine del 2022, salvo poi ridurlo per il solo mese di dicembre a 15 centesimi al litro (e non più 25) su benzina e gasolio e a 5 centesimi al chilo (e non più 9) sul Gpl. Per mantenerlo in vigore il governo avrebbe dovuto prevedere un’altra proroga, o con un provvedimento specifico oppure all’interno della legge di Bilancio per il 2023, approvata a fine dicembre dal Parlamento. Questo però non è avvenuto e di conseguenza l’accisa sui carburanti è ritornata ai valori precedenti allo sconto previsto a marzo 2022 da Draghi, generando un aumento generale del prezzo della benzina. 

Il decreto “Carburanti”

La decisione di non prorogare il taglio delle accise è stata molto criticata. La riduzione delle accise era una delle proposte del programma elettorale per le ultime elezioni politiche di Fratelli d’Italia e Lega, i due principali partiti che insieme a Forza Italia sostengono il governo Meloni. Dal canto suo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è difesa affermando che prorogare il taglio delle accise sarebbe stato troppo costoso e, come altri membri del governo, ha sottinteso che dietro all’aumento dei prezzi ci fosse la speculazione di qualche operatore del settore, scatenando le proteste di questi ultimi.

L’11 gennaio, per far fronte al rincaro dei prezzi dei carburanti, il governo ha approvato il decreto “Carburanti”, un provvedimento che, per l’appunto, prevede tra le altre cose l’obbligo per i distributori di esporre il prezzo medio giornaliero dei carburanti e una serie di sanzioni per i trasgressori. Più nel dettaglio il decreto, convertito in legge dal Parlamento a marzo, ha stabilito che il prezzo medio sarà calcolato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy sulla base delle comunicazioni inviate al ministero dagli stesse esercenti. Il decreto ha poi stabilito che le indicazioni precise per l’esposizione dei cartelloni con i prezzi medi sarebbero state definite da un decreto ministeriale del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. In seguito all’approvazione del provvedimento, i principali sindacati del settore dei distributori di carburante hanno indetto uno sciopero di tre giorni, dal 24 e al 26 gennaio, poi ridotto a due giorni in seguito a un confronto con il ministero.

Due mesi dopo, il 31 marzo il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso (Fratelli d’Italia) ha firmato il decreto ministeriale con i dettagli sull’obbligo di comunicare i prezzi dei carburanti al ministero, i termini per l’elaborazione dei prezzi medi da parte di quest’ultimo e le modalità di esposizione dei cartelloni ai distributori. Il 7 luglio, dopo un confronto con i sindacati del settore, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha pubblicato una circolare per fornire ulteriori spiegazioni sull’esposizione dei prezzi medi.

Come funzionerà il cartello con i prezzi

Il calcolo dei prezzi medi sarà effettuato direttamente dal ministero, elaborando su base regionale la media aritmetica del costo al pubblico del carburante nelle stazioni di servizio fuori dalla rete autostradale. Per i distributori di benzina situati lungo le autostrade il calcolo del prezzo medio avverrà invece su base nazionale. In entrambi i casi i prezzi medi di giornata saranno pubblicati entro le ore 8:30 della mattina in un’apposita sezione del sito del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. A oggi la raccolta dei prezzi medi, ma solo su base settimanale, spetta invece al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.

Una volta pubblicati i prezzi medi sul sito del ministero, i gestori delle aree di servizio avranno due ore di tempo dall’apertura, ossia entro le ore 10:30, per esporre il cartellone con i prezzi medi di tutti i carburanti disponibili nel punto vendita. Questa operazione dovrà essere effettuata tutti i giorni di apertura della stazione di servizio, con il cartellone che dovrà essere esposto in un luogo visibile e la scritta con il prezzo medio dovrà essere alta almeno 12 centimetri, per garantire a tutti la lettura corretta. Per aiutare gli esercenti a capire la comprensione dell’intero sistema di esposizione dei prezzi, dal 14 luglio saranno attivate pagine di prova sul sito del ministero che riporteranno le specifiche tecniche per la pubblicazione dei prezzi. 

In caso di mancata comunicazione dei prezzi medi per gli esercenti è prevista una sanzione da 200 a 2.000 euro, calcolata in base al fatturato dell’attività e per ogni giorno di violazione della legge. Nel caso in cui la violazione dovesse ripetersi per almeno quattro volte nell’arco di sessanta giorni l’attività può essere sospesa per un mese.

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