Giorno festivo, anzi no: la retromarcia sul 4 novembre dei partiti al governo

Nel calendario del Senato è in programma l’inizio dell’esame di un disegno di legge che è stato “svuotato” rispetto alle intenzioni iniziali
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante la celebrazione della Giornata dell‘unita’ nazionale e della forze Armate, a Roma il 4 novembre 2022. ANSA/FILIPPO ATTILI
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante la celebrazione della Giornata dell‘unita’ nazionale e della forze Armate, a Roma il 4 novembre 2022. ANSA/FILIPPO ATTILI
Aggiornamento 13 luglio, ore 14:30 – Il 12 luglio il Senato ha approvato all’unanimità il testo unificato dei cinque disegni di legge che istituiscono la Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate”. Ora il testo passa alla Camera.

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Oggi, martedì 11 luglio, è previsto in Senato l’inizio della discussione di alcuni disegni di legge che chiedono di ripristinare la «festività nazionale del 4 novembre». La proposta è stata avanzata negli scorsi mesi dai partiti che sostengono il governo Meloni, ma in aula è arrivata “svuotata” rispetto alle intenzioni originarie. Visti i potenziali costi per lo Stato, infatti, i partiti hanno rinunciato a istituire un nuovo giorno festivo, accontentandosi di rafforzare le celebrazioni già esistenti.

Tra festivi e giornate nazionali

Il 4 novembre 1918 è il giorno in cui è entrato in vigore l’armistizio tra l’Italia e l’Impero austro-ungarico, ponendo così fine per il nostro Paese alla prima guerra mondiale. Al momento in questo giorno si celebra la “Festa dell’unità nazionale”, che però non è una vera e propria festività. Esistono infatti tre categorie in cui sono suddivise le festività e le giornate nazionali: i giorni festivi, le solennità civili e le giornate celebrative nazionali e internazionali.

Nei giorni festivi, come la Festa della Liberazione del 25 aprile o la Festa dei lavoratori del 1° maggio, la gran parte delle attività lavorative è ferma e sono celebrate iniziative pubbliche con la partecipazione dei vertici dello Stato italiano. Solitamente chi lavora durante queste giornate, tra cui rientrano tutte le domeniche, ha diritto a una maggiorazione sulla propria retribuzione economica. I casi più comuni riguardano le cosiddette “giornate celebrative nazionali e internazionali”, che non sono giorni festivi. A oggi in Italia si contano almeno 28 giornate celebrative nazionali e internazionali, ma in questa legislatura parlamentari della maggioranza e dell’opposizione hanno già presentato in Parlamento più di quaranta disegni di legge per istituire nuove giornate nazionali. 

La “Festa dell’unità nazionale”, celebrata il 4 novembre, è invece una delle sette solennità civili. Anche queste non sono festivi, ma durante le solennità civili sugli edifici pubblici possono essere esposte specifiche bandiere o simboli e possono essere organizzate cerimonie o iniziative, senza la riduzione degli orari di lavoro. Fino al 1976 il 4 novembre è stato un giorno festivo, ma dall’anno successivo ha smesso di esserlo: nel 1977 una legge sui giorni festivi ha infatti stabilito che le celebrazioni della “Festa dell’unità nazionale” dovessero «avvenire nella prima domenica di novembre». Da tempo comunque queste celebrazioni avvengono il 4 novembre, anche se quel giorno non è un festivo quando non cade di domenica.

La retromarcia sul 4 novembre

Negli ultimi anni vari partiti, in particolare del centrodestra, hanno proposto di reintrodurre una festa nazionale il 4 novembre. Per esempio nel 2018, anno del centenario dell’armistizio, l’attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha proposto di istituire una festa nazionale per il 4 novembre, criticando altre feste nazionali definite «più divisive» come quelle del 25 aprile e del 2 giugno.

In questa legislatura il 13 ottobre 2022, dieci giorni prima che il governo Meloni entrasse in carica, il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ha presentato una proposta di legge in Senato per il «ripristino della festività nazionale del 4 novembre». Nei mesi successivi se ne sono aggiunte altre quattro riguardanti la stessa giornata: una di Fratelli d’Italia, una di Noi Moderati, una della Lega e una del Partito Democratico.

Tutte le proposte di legge dei partiti che sostengono il governo Meloni chiedono esplicitamente di ripristinare per il 4 novembre il giorno festivo come era in vigore prima del 1977. La proposta firmata dal senatore del PD Dario Parrini (Partito Democratico) parla invece di una “Giornata dell’unità nazionale e delle forze armate”, in cui «le istituzioni nazionali, regionali e locali e gli istituti scolastici di ogni ordine e grado organizzano cerimonie, eventi e incontri su temi dell’unità nazionale», senza quindi istituire un giorno di festa. 

A dire il vero, anche il disegno di legge di Gasparri, nonostante si intitoli “Ripristino della festività nazionale del 4 novembre”, parla solo di una «Giornata» da celebrare con cerimonie, eventi, incontri a cura degli organi istituzionali e degli istituti scolastici, che quindi dovrebbero rimanere aperti quel giorno. L’intento del disegno di legge resta ambiguo, dato che nella relazione introduttiva al testo Gasparri afferma che la sua proposta ristabilisce «quanto previsto dall’articolo 2 della citata legge n. 260 del 1949», cioè la legge che istituisce il 4 novembre un giorno festivo.

In Commissione Affari costituzionali del Senato è stato nominato come relatore su questi disegni di legge il senatore Paolo Tosato (Lega). Negli scorsi mesi Tosato ha avuto il compito di trovare una sintesi tra le varie proposte di legge, sciogliendo il nodo principale che le differenzia: la scelta tra introdurre una vera e propria festività o limitarsi a una giornata nazionale. L’istituzione di un nuovo giorno festivo, tra l’altro vicino al già festivo 1° novembre, ha un problema noto da tempo: quello delle coperture economiche. Una nuova festa nazionale comporterebbe nuovi oneri per lo Stato, per esempio con una riduzione delle ore lavorate dei lavoratori.

Lo scorso 14 marzo, durante l’esame in commissione, Tosato ha detto che era necessario «acquisire elementi informativi» da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze sugli «eventuali oneri derivanti dall’istituzione di una giornata festiva». Poco più di un mese dopo, il 26 aprile, Tosato ha dichiarato che «sebbene vi fosse anche un orientamento favorevole al ripristino di un giorno festivo, si è preferito prevedere un rafforzamento delle celebrazioni già organizzate in quella giornata, a causa degli oneri finanziari che deriverebbero dalle maggiorazioni retributive connesse ai turni lavorativi del personale della pubblica amministrazione». 

Il testo unico del disegno di legge, approvato dalla commissione e attualmente all’esame dell’aula del Senato, è composto da quattro articoli. L’articolo 1 stabilisce che «la Repubblica riconosce il giorno 4 novembre come “Giornata dell’unità nazionale e delle forze armate”». Questa giornata, chiarisce però l’articolo, «non determina gli effetti civili di cui alla legge 27 maggio 1949, n. 260», ossia non istituisce nessuna nuova festa nazionale. Tra le altre cose l’articolo 2 propone che le scuole organizzino iniziative per «far conoscere le attività alle quali concorrono le forze armate nell’ambito del servizio nazionale della protezione civile». L’articolo 3 precisa che «dall’attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica» e che «le amministrazioni interessate vi provvedono con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente».

Insomma, dopo l’esame in commissione, si è deciso di ridurre la portata della maggior parte delle proposte presentate dopo l’inizio della legislatura, rinunciando a ripristinare il 4 novembre come giorno festivo, visti i potenziali costi. Il testo ora dovrà essere approvato dall’aula del Senato e poi dalla Camera per entrare in vigore.

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