I parlamentari vogliono una quarantina di nuove feste, ma introdurle non è semplice

Dalla “Giornata degli antichi mestieri” a quella della “scrittura a mano”, dalla Festa per l’unità d’Italia a quella per la fine della prima guerra mondiale: le proposte in Parlamento non mancano, ma quali sono le possibilità di diventare legge?
Ansa
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Nei primi sei mesi della diciannovesima legislatura deputati e senatori, in particolare quelli della maggioranza, hanno presentato in Parlamento 37 proposte di legge per istituire nuove ricorrenze da celebrare. Nella gran parte dei casi le iniziative legislative si riferiscono a giornate nazionali, ma non mancano anche proposte per introdurre nuovi giorni festivi. Le ricorrenze infatti non hanno tutte lo stesso valore: alcune sono più difficili da approvare e comportano costi non indifferenti per lo Stato. 

Ma come si istituisce una ricorrenza in Italia? Quali sono le difficoltà da tenere presenti e, soprattutto, di che feste si tratta? Dalla “Giornata degli antichi mestieri” a quella della “scrittura a mano”, dalla Festa per l’unità d’Italia a quella per la fine della prima guerra mondiale, proviamo a orientarci tra i testi presentati in Parlamento.

Qualche differenza

Innanzitutto ci sono differenze tra le varie ricorrenze esistenti, come ricorda l’Ufficio del cerimoniale di Stato e per le onorificenze della presidenza del Consiglio dei ministri. Questo organo ha il compito di aggiornare appunto il cerimoniale, ossia l’insieme di norme e procedure che stabiliscono come vanno celebrate alcune ricorrenze, incluse le feste nazionali. Queste ricorrenze si dividono in tre categorie: giorni festivi, solennità civili e giornate celebrative nazionali e internazionali.

Per esempio la festa della Liberazione dal nazifascismo (25 aprile) e la festa della Repubblica (2 giugno) sono “giorni festivi”, ossia date in cui gran parte delle attività lavorative sono ferme e in cui vengono celebrate iniziative pubbliche con la partecipazione dei vertici dello Stato italiano. Anche tutte le domeniche rientrano in questa categoria: chi lavora durante queste giornate solitamente ha diritto a una maggiorazione sulla retribuzione economica. 

Rientrano tra le “solennità civili giornate” come il 4 ottobre, dedicato ai Santi patroni d’Italia San Francesco e Santa Caterina, o il 10 febbraio, il Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe. In queste occasioni sugli edifici pubblici possono essere esposte specifiche bandiere o simboli, senza alcuna riduzione degli orari di lavoro, anche se non mancano cerimonie o iniziative. 

La casistica più comune riguarda le “giornate celebrative nazionali e internazionali”, che non vanno considerate giorni festivi. In queste occasioni le autorità possono promuovere eventi per le celebrazioni: rientra in questa categoria il 27 gennaio, Giorno della memoria per ricordare le vittime della Shoah. L’Ufficio del cerimoniale di Stato e per le onorificenze della presidenza del Consiglio dei ministri conta almeno 28 giornate celebrative nazionali e internazionali.

Le proposte di Fratelli d’Italia

In questa legislatura è stata presentata una quarantina di proposte di legge per arricchire la lista delle feste da celebrare.

Tra il 16 e il 17 marzo Fratelli d’Italia ha depositato due proposte di legge, una al Senato e l’altra alla Camera, per considerare il giorno della proclamazione dell’unità d’Italia, avvenuta nel 1861, una festa nazionale. Il 17 marzo «è una data unificante e in cui tutti gli italiani si possono riconoscere», ha dichiarato in conferenza stampa il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato Lucio Malan. A oggi la data del 17 marzo viene celebrata come la Giornata dell’unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera, come stabilito da una legge del 2012. Il 17 marzo 2011 è stato considerato festa nazionale perché ricorrevano i 150 anni dell’unità d’Italia, grazie a una apposita norma contenuta in un decreto-legge del 2010. Il partito di Giorgia Meloni vorrebbe quindi rendere permanente quanto era stato deciso diversi anni fa in via eccezionale. 

Oltre a quella del 17 marzo, dall’inizio della legislatura i parlamentari di Fratelli d’Italia hanno proposto diverse nuove date da celebrare e giornate nazionali da istituire. Per esempio la deputata Beatriz Colombo ha chiesto l’istituzione della “Giornata nazionale degli antichi mestieri”, mentre la collega di partito Monica Ciaburro vorrebbe creare la “Giornata nazionale della scrittura a mano”. Al Senato invece il disegno di legge a prima firma Gianni Rosa punta a istituire la “Giornata nazionale della consapevolezza sulla morte perinatale”, mentre la sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti ha presentato una proposta per la “Giornata della vita nascente” (sullo stesso tema sono state depositate altre proposte da parte di alcuni parlamentari del centrodestra).

Come si istituisce una ricorrenza

Per istituire una nuova giornata o festa nazionale è necessaria l’approvazione di una legge, che abbia ottenuto il via libera da entrambi i rami del Parlamento, come è avvenuto in passato per tutte le altre ricorrenze già messe a calendario. È il caso del Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, una solennità civile istituita con una legge del 2004.

Al 4 aprile 2023 sono 37 le proposte depositate in Parlamento da deputati e senatori per istituire nuove ricorrenze. Nella gran parte dei casi le iniziative legislative si riferiscono a giornate nazionali, che possiamo far rientrare nella categoria delle giornate celebrative nazionali e internazionali. Rispetto ai giorni festivi, questo tipo di ricorrenza risulta meno oneroso e più facile da istituire, perché non prevede la chiusura degli uffici pubblici, la diminuzione dei servizi (come i trasporti), maggiorazioni sulle retribuzioni economiche o lo stop alle attività lavorative. 

Questo però non significa che le giornate nazionali non abbiano un costo per il bilancio dello Stato. Alcune proposte, come quella del senatore Rosa sulla morte perinatale, si limitano a chiedere alcune iniziative (senza oneri) al ministero della Salute. Ci sono però disegni di legge che richiedono la spesa di soldi pubblici. Per esempio il senatore di Fratelli d’Italia Andrea De Priamo, che vuole istituire il 15 giugno la Giornata nazionale dei figli d’Italia, nella sua proposta ha inserito una spesa di 200 mila euro l’anno fino al 2025. L’iniziativa di De Priamo prevede infatti l’istituzione di un «premio nazionale dei figli d’Italia», che consisterebbe in una borsa di studio dedicata ai giovani che si sono distinti per «azioni particolarmente meritorie». 

Gran parte di queste iniziative finora si sono rivelate estemporanee, visto che il loro percorso parlamentare è sostanzialmente fermo. Alcune di esse sono state assegnate alle commissioni competenti per l’avvio dell’esame ma nessun disegno di legge è in procinto di essere approvato da almeno un ramo del Parlamento. Un discorso a parte meritano invece le feste nazionali. Come dicevamo, Fratelli d’Italia ritiene prioritario rendere la data del 17 marzo, cioè il giorno della proclamazione d’Italia, festa nazionale in maniera permanente. Al momento, né alla Cameraal Senato, le proposte di legge – di cui non è ancora disponibile il testo – sono state assegnate alle commissioni competenti per l’avvio dell’esame.

La festa del 4 novembre 

La festività su cui i partiti del centrodestra stanno concentrando i loro lavori è però quella del 4 novembre. In Italia questa data viene fatta coincidere con la fine della Prima guerra mondiale ed è celebrata come Giornata dell’unità nazionale e delle forze armate. In quella data ricorre infatti l’anniversario dell’entrata in vigore del cosiddetto “Armistizio di Villa Giusti”, firmato il 3 novembre 1918 a Padova tra l’Italia e l’Impero austro-ungarico. Fino al 1976 il 4 novembre era considerato un giorno festivo, ma ha smesso di esserlo dal 1977, in seguito all’entrata in vigore di una legge sui giorni festivi, che ha stabilito come le celebrazioni della Giornata dell’unità nazionale debbano «avvenire nella prima domenica di novembre» e non più in una data fissa. 

Da alcuni mesi la Commissione Affari costituzionali al Senato sta lavorando su diversi testi per ripristinare il 4 novembre come festa nazionale. Recentemente è stato istituito un comitato ristretto, cioè un organismo interno alla commissione, che viene nominato quando la commissione ha raggiunto un accordo generale su uno o più disegni di legge. Il ripristino della festa nazionale comporterà però senz’altro dei costi per il bilancio dello Stato. Lo scorso 14 marzo il senatore Paolo Tosato (Lega), relatore dei disegni di legge, ha detto che risulta necessario «acquisire elementi informativi» da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze sugli «eventuali oneri derivanti dalla istituzione di una giornata festiva», in occasione delle celebrazioni del 4 novembre, «con relativa compensazione dei benefici che ne deriverebbero per alcuni settori economici», come ristorazione e turismo. 

In ogni caso, non è detto che tutte le proposte per introdurre nuove festività arriveranno fino in fondo in Parlamento, anzi. Nella scorsa legislatura solo l’1 per cento delle proposte fatte dai parlamentari è diventata legge.

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