Che cosa sappiamo, e cosa no, sulle prossime elezioni regionali

Dai candidati alle date, passando per le alleanze, c’è ancora molta incertezza sul voto che riguarderà sei regioni
Ansa
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Mercoledì 16 luglio i leader dei partiti che sostengono il governo Meloni si sono riuniti per discutere delle prossime elezioni regionali e cercare un’intesa sui candidati. Tra pochi mesi, infatti, oltre 15 milioni di cittadini saranno chiamati a votare per eleggere il nuovo presidente e il nuovo consiglio regionale in sei regioni: Veneto, Campania, Puglia, Toscana, Marche e Valle d’Aosta. 

Secondo fonti stampa, però, l’incontro non è andato a buon fine e i partiti non sono riusciti a trovare un accordo. Il leader di Forza Italia Antonio Tajani ha fatto sapere che al vertice «non si è parlato di regionali», lasciando sottintendere che lo stallo tra i partiti di maggioranza non è ancora stato risolto.

Anche tra i partiti all’opposizione c’è incertezza, in particolare a causa dei rapporti tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle. Il 9 luglio, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha incontrato il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca (Partito Democratico) per discutere del programma di una possibile coalizione di centrosinistra e soprattutto del candidato alla presidenza, visto che De Luca non potrà ricandidarsi. La legge, infatti, impedisce ai presidenti di regione di correre per un terzo mandato consecutivo. Proprio questa norma – che negli scorsi mesi la Lega ha tentato invano di modificare – sta contribuendo a complicare l’organizzazione del voto. 

In generale, a oggi si sa ancora molto poco sia sulla data delle elezioni sia su chi saranno i candidati alla presidenza. In quasi tutte le regioni  i partiti non sono ancora riusciti a trovare un accordo. Vediamo quindi, regione per regione, dove sono già stati scelti i candidati e dove ancora no.

Lo stallo del centrodestra in Veneto

Una delle cause principali del ritardo organizzativo per le prossime elezioni regionali è il vincolo dei due mandati. In Veneto, Campania e Puglia gli attuali presidenti non possono ricandidarsi alla guida delle proprie regioni.

In Veneto l’attuale presidente Luca Zaia, esponente di spicco della Lega, ha già fatto tre mandati, essendo stato eletto per la prima volta nel 2010 (e poi confermato nel 2015 e nel 2020). Questo è stato possibile perché il Veneto ha applicato il limite dei due mandati nel 2012, con l’approvazione della legge elettorale regionale. Siccome la legge non può essere retroattiva il primo mandato di Zaia, quello tra il 2010 e il 2015, non viene dunque conteggiato nel computo totale. 

Il divieto per Zaia di candidarsi una quarta volta consecutiva ha aperto un dibattito all’interno del centrodestra. Il Veneto è stato per molti anni un feudo della Lega, che nella regione ha espresso molti amministratori e dirigenti locali. Nelle ultime elezioni politiche, però, il partito guidato da Matteo Salvini ha perso oltre un milione di voti in favore di Fratelli d’Italia, che è diventato il primo partito in Veneto. 

Proprio per mantenere il controllo di una regione importante come il Veneto, la Lega in questi mesi ha provato in diversi modi a modificare la legge sul vincolo di mandato e permettere così a Zaia di ricandidarsi. Tutti i tentativi però sono falliti e il 26 giugno anche il più recente emendamento leghista sul tema, presentato a un disegno di legge sulla composizione dei consigli regionali, è stato bocciato dalla Commissione Affari costituzionali del Senato.

Sfruttando la regola dei due mandati, quindi, da mesi il partito di Giorgia Meloni fa pressioni sugli alleati per esprimere il nuovo candidato di coalizione, mettendo fine a 15 anni di amministrazione leghista. Per ora non ci sono state candidature ufficiali, ma per Fratelli d’Italia i nomi che circolano sono quelli del coordinatore veneto Luca De Carlo, del senatore Raffaele Speranzon e della parlamentare europea Elena Donazzan. La Lega sta pensando al deputato Alberto Stefani, segretario regionale della Lega in Veneto, oppure al sindaco di Treviso Mario Conte. Forza Italia ha proposto invece la candidatura di Flavio Tosi, attuale parlamentare europeo del partito di Tajani, in passato presidente e segretario della Liga Veneta, uno dei movimenti da cui è nata prima la Lega Nord e poi l’attuale Lega per Salvini premier.

I partiti dell’opposizione hanno già trovato il loro candidato presidente in Veneto: è Giovanni Manildo, ex sindaco di Treviso con il Partito Democratico, che sarà sostenuto da Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi-Sinistra, Più Europa, e alcuni partiti minori di centrosinistra, oltre a una serie di liste civiche. Per ora né Italia Viva né Azione hanno annunciato il loro sostegno a un candidato in Veneto.

L’eredità di De Luca in Campania

La situazione in Campania è per certi versi speculare a quella del Veneto, con la differenza che l’attuale presidente De Luca è un esponente del Partito Democratico e la regione, così come le sue città principali, da anni sono amministrate da giunte di centrosinistra.

De Luca è presidente della Regione Campania dal 2015, ed è stato confermato per un secondo mandato nel 2020. Anche lui, come la Lega in Veneto, da più di un anno sta spingendo per modificare la legge elettorale regionale per candidarsi per un terzo mandato, senza però riuscirci

A fine giugno, De Luca ha proposto alla Conferenza delle regioni e delle province autonome – un organismo di coordinamento politico tra le amministrazioni regionali – un «breve rinvio», a marzo 2026, delle elezioni regionali previste per il prossimo autunno, per poter terminare alcuni progetti finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Il presidente della Conferenza Massimiliano Fedriga, presidente leghista della Regione Friuli-Venezia Giulia, si è detto disponibile «a farsi portavoce delle diverse sensibilità emerse con il governo», ma difficilmente il rinvio sarà accettato. 

Lo scorso maggio anche Zaia aveva fatto una richiesta simile, giustificando il rinvio con i lavori delle prossime olimpiadi invernali, che si svolgeranno tra Milano e Cortina d’Ampezzo a febbraio 2026. Il Consiglio di Stato aveva bocciato però la richiesta del presidente veneto.

In ogni caso, il Partito Democratico e gli altri partiti della coalizione di centrosinistra sono al lavoro per la scelta di un candidato per sostituire De Luca. Uno dei nomi più discussi in questi mesi è quello dell’ex presidente della Camera Roberto Fico, esponente del Movimento 5 Stelle. Secondo le indiscrezioni, l’incontro tra Conte e De Luca di qualche giorno fa sarebbe servito proprio a proporre all’attuale presidente di sostenere la candidatura di Fico in campagna elettorale. De Luca gode di un ampio seguito personale in Campania, e il suo eventuale sostegno a un candidato può risultare decisivo per l’esito delle elezioni regionali. 

Allo stesso tempo, l’attuale presidente campano fa parte del Partito Democratico, ma il suo ruolo all’interno del partito è stato spesso problematico, visti i numerosi attacchi – anche personali – fatti da De Luca al partito e alla sua segretaria Elly Schlein. Nonostante i rapporti complicati, Schlein nei prossimi giorni dovrebbe incontrare il presidente campano.

Oltre a Fico, gli altri possibili candidati per il centrosinistra sembrano tutti vicini al Movimento 5 Stelle, che è particolarmente forte in Campania, e sono il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, l’ex ministro dell’Ambiente del secondo governo Conte Sergio Costa e la vicepresidente del Senato Mariolina Castellone.

Nel centrodestra invece – stando alle indiscrezioni circolate sui giornali – il candidato presidente potrebbe essere il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli (Fratelli d’Italia), ma non è escluso che la coalizione di governo possa puntare su un candidato civico. 

Di recente si è parlato inoltre di una possibile candidatura come consigliere regionale dell’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, al momento corrispondente della RAI da Parigi.

La situazione in Puglia

La Puglia è amministrata da vent’anni dal centrosinistra, prima con le due giunte guidate da Nichi Vendola (2005-2015) e poi con le due di Michele Emiliano (2015-2025), che non può ricandidarsi. 

Per questo motivo i partiti all’opposizione sono al lavoro per trovare un candidato che possa permettere loro di continuare a governare la regione. Il candidato “predestinato” sembra essere Antonio Decaro, già successore di Emiliano come sindaco di Bari e attuale parlamentare europeo del Partito Democratico. 

Decaro è un candidato forte, dato che alle elezioni europee del 2024 ha preso quasi mezzo milione di voti, e potrebbe garantire una certa continuità amministrativa. Ma per il momento la sua candidatura non è ancora stata confermata e lo stesso parlamentare europeo ha detto: «Quando arriverà il momento ascolterò i cittadini» e «farò quello che mi dicono».

Neanche la coalizione di centrodestra ha ancora un candidato ufficiale in Puglia, ma a differenza degli avversari non sembra nemmeno esserci una lista di possibili nomi. Secondo le indiscrezioni, la scelta del candidato pugliese sarà collegata a quella del candidato in Veneto e risponderà a logiche di coalizione, ma non è da escludere che le forze di governo possano convergere su una figura esterna ai partiti. 

Un nome in questa direzione potrebbe essere quello del giornalista Nicola Porro, nato e cresciuto a Roma ma di origine pugliese. Tra i politici, un possibile candidato è il deputato pugliese di Forza Italia Mauro D’Attis. Qualche settimana fa si è parlato di alcuni eventi organizzati in Puglia dal parlamentare europeo della Lega Roberto Vannacci, che nella regione ha inaugurato dei comitati del suo movimento “Il mondo al contrario”. Su una sua possibile candidatura alla presidenza della regione, il generale ha detto: «Vannacci in Puglia ci sarà. Dove? Aspettiamo».

Le alleanze in Toscana

Non tutte le regioni che devono andare al voto hanno il problema del terzo mandato: in Toscana, Marche e Valle d’Aosta, infatti, gli attuali presidenti si avviano a concludere il loro primo mandato alla guida della regione e con tutta probabilità saranno ricandidati. 

In Toscana l’attuale presidente Eugenio Giani del Partito Democratico sarà il candidato del centrosinistra alle prossime elezioni, che salvo sorprese si terranno il 12 o il 19 ottobre. La conferma è arrivata il 15 luglio dopo alcuni incontri tra Giani e i vertici del partito avvenuti in questi giorni, in cui si è discusso il tema delle alleanze. 

Il Movimento 5 Stelle non sostiene Giani ed è all’opposizione in Toscana, e diversi esponenti del partito di Conte hanno chiesto una candidatura che esprimesse «discontinuità» con l’attuale amministrazione. I recenti sviluppi sembrano certificare, però, un’intesa tra Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra sul nome di Giani, che rimane dunque il favorito per la vittoria in una regione storicamente di centrosinistra come la Toscana. 

Nel centrodestra, invece, il candidato presidente dovrebbe essere espresso da Fratelli d’Italia: il nome più accreditato è quello del sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi, ma la scelta potrebbe cambiare dopo gli incontri tra i leader dei partiti di maggioranza.

I candidati nelle Marche

Le Marche sono l’unica regione in cui entrambi i principali candidati sono già stati annunciati: i partiti al governo sosterranno il presidente uscente Francesco Acquaroli di Fratelli d’Italia. Per il centrosinistra correrà Matteo Ricci, parlamentare europeo del Partito Democratico ed ex sindaco di Pesaro. 

Ricci sarà sostenuto dal Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi-Sinistra e da Italia Viva. Azione, invece, non parteciperà alle elezioni regionali nelle Marche: il leader del partito, Carlo Calenda, ha detto che a Ricci manca «lo spessore politico e la tempra morale per tenere la barra dritta su valori e politiche necessarie alle Marche».

Alcuni giorni fa, Acquaroli ha confermato che le elezioni regionali si terranno a fine settembre. 

E in Valle d’Aosta?

In Valle d’Aosta, il Partito Democratico è alleato con i partiti autonomisti e sostiene il presidente uscente Renzo Testolin dell’Union Valdôtaine, mentre il centrodestra non ha ancora annunciato nessun candidato. Ad aprile, il movimento La Renaissance Valdôtaine ha aderito al progetto del centrodestra ed è al lavoro per trovare «una vera alternativa al governo della Valle d’Aosta ponendo fine alle politiche fallimentari promosse negli ultimi anni dalle attuali maggioranze regionale e comunale ad Aosta guidate dall’Union Valdôtaine insieme alle sinistre varie». Le date del voto dovrebbero essere il 28 e 29 settembre, ma manca ancora l’ufficialità.
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