Mercoledì 9 aprile la Corte Costituzionale ha dichiarato «incostituzionale» la modifica alla legge elettorale della Regione Campania che consente al presidente della regione di candidarsi per un terzo mandato.
Lo scorso novembre, la legge elettorale della Regione Campania, governata dal centrosinistra, era stata modificata per recepire il limite dei due mandati previsto dalla legge nazionale approvata nel 2004. Nella norma regionale si legge: «Non è immediatamente rieleggibile alla carica di presidente della Giunta regionale chi, allo scadere del secondo mandato, ha già ricoperto ininterrottamente tale carica per due mandati consecutivi». E ancora: «Ai fini dell’applicazione della presente disposizione, il computo dei mandati decorre da quello in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della presente legge».
La modifica era stata introdotta per permettere all’attuale presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca (Partito Democratico), di candidarsi per un terzo mandato consecutivo, nonostante la contrarietà espressa dalla segretaria del PD, Elly Schlein. Le elezioni regionali in Campania sono previste per quest’anno, ma la data del voto non è ancora stata fissata.
Secondo la Corte Costituzionale, è illegittimo far partire il calcolo dei mandati dalla fine del 2024, cosa che avrebbe consentito a De Luca di non conteggiare il primo mandato, svolto tra il 2014 e il 2020. La modifica alla legge elettorale – ha spiegato la Corte in un comunicato stampa – «ha reso inapplicabile, per la prossima tornata elettorale, il principio fondamentale del divieto del terzo mandato consecutivo posto dal legislatore statale» con la legge del 2004.
Questa violazione, ha sottolineato la Corte, contrasta con l’articolo 122 della Costituzione, che stabilisce che «il sistema d’elezione e i casi di ineleggibilità e di incompatibilità del presidente e degli altri componenti della Giunta regionale nonché dei consiglieri regionali sono disciplinati con legge della regione nei limiti dei princìpi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica, che stabilisce anche la durata degli organi elettivi».
La decisione della Corte si applica a tutte le regioni a statuto ordinario e non riguarda quindi Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia.
Con questa sentenza, la Corte Costituzionale ha dato ragione al governo Meloni, che lo scorso gennaio aveva presentato ricorso contro la legge elettorale campana.
De Luca ha criticato la decisione della Corte Costituzionale, scrivendo su Facebook: «Accolta una tesi strampalata, progettata in udienza, che ha fatto inorridire autorevoli costituzionalisti. La buona notizia è che ci sarà molto lavoro per gli imbianchini. Si dovrà infatti cancellare in tutte le sedi giudiziarie del Paese la scritta: la legge è uguale per tutti».
Lo scorso novembre, la legge elettorale della Regione Campania, governata dal centrosinistra, era stata modificata per recepire il limite dei due mandati previsto dalla legge nazionale approvata nel 2004. Nella norma regionale si legge: «Non è immediatamente rieleggibile alla carica di presidente della Giunta regionale chi, allo scadere del secondo mandato, ha già ricoperto ininterrottamente tale carica per due mandati consecutivi». E ancora: «Ai fini dell’applicazione della presente disposizione, il computo dei mandati decorre da quello in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della presente legge».
La modifica era stata introdotta per permettere all’attuale presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca (Partito Democratico), di candidarsi per un terzo mandato consecutivo, nonostante la contrarietà espressa dalla segretaria del PD, Elly Schlein. Le elezioni regionali in Campania sono previste per quest’anno, ma la data del voto non è ancora stata fissata.
Secondo la Corte Costituzionale, è illegittimo far partire il calcolo dei mandati dalla fine del 2024, cosa che avrebbe consentito a De Luca di non conteggiare il primo mandato, svolto tra il 2014 e il 2020. La modifica alla legge elettorale – ha spiegato la Corte in un comunicato stampa – «ha reso inapplicabile, per la prossima tornata elettorale, il principio fondamentale del divieto del terzo mandato consecutivo posto dal legislatore statale» con la legge del 2004.
Questa violazione, ha sottolineato la Corte, contrasta con l’articolo 122 della Costituzione, che stabilisce che «il sistema d’elezione e i casi di ineleggibilità e di incompatibilità del presidente e degli altri componenti della Giunta regionale nonché dei consiglieri regionali sono disciplinati con legge della regione nei limiti dei princìpi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica, che stabilisce anche la durata degli organi elettivi».
La decisione della Corte si applica a tutte le regioni a statuto ordinario e non riguarda quindi Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia.
Con questa sentenza, la Corte Costituzionale ha dato ragione al governo Meloni, che lo scorso gennaio aveva presentato ricorso contro la legge elettorale campana.
De Luca ha criticato la decisione della Corte Costituzionale, scrivendo su Facebook: «Accolta una tesi strampalata, progettata in udienza, che ha fatto inorridire autorevoli costituzionalisti. La buona notizia è che ci sarà molto lavoro per gli imbianchini. Si dovrà infatti cancellare in tutte le sedi giudiziarie del Paese la scritta: la legge è uguale per tutti».