L’autonomia differenziata è in stallo

Due mesi fa il governo ha annunciato un provvedimento per rispondere alle obiezioni della Corte Costituzionale, ma del testo ufficiale non c’è traccia
ANSA
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Il 18 luglio sono trascorsi mille giorni dall’insediamento del governo guidato da Giorgia Meloni. La sera precedente, la presidente del Consiglio ha rilasciato un’intervista al TG1 su RAI 1, elencando le riforme avviate dal suo governo, tra cui quella sull’autonomia differenziata. Nel suo programma elettorale, la coalizione di partiti che sostiene il governo aveva promesso di concedere maggiore autonomia su alcune materie alle regioni che ne fanno richiesta, ma questa promessa è entrata in una fase di stallo negli ultimi mesi.

A giugno 2024, il Parlamento ha approvato in via definitiva un disegno di legge che stabilisce le regole e il percorso con cui le regioni possono ottenere maggiore autonomia. Ma pochi mesi dopo, a novembre, la Corte Costituzionale ha stabilito che alcuni punti di questa legge violano la Costituzione. Per rispondere alle obiezioni dei giudizi, il 19 maggio scorso il governo ha annunciato di aver approvato un disegno di legge delega per determinare i livelli essenziali delle prestazioni (LEP). I LEP sono i servizi che lo Stato deve considerare indispensabili per tutti i cittadini e rappresentano un passaggio necessario per attuare la riforma dell’autonomia differenziata. 

A due mesi dall’annuncio dell’approvazione del disegno di legge sui LEP, però, il testo ufficiale del provvedimento non è ancora disponibile. Fonti vicine al ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli hanno confermato a Pagella Politica che il disegno di legge non è stato ancora depositato in Parlamento e non è chiaro quando lo sarà.

La riforma Calderoli

La possibilità per le regioni a statuto ordinario di ottenere più autonomia su determinate materie è prevista dal terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione. Quest’ultimo stabilisce che le regioni possono chiedere di avere «condizioni particolari di autonomia» nella gestione delle 20 materie su cui lo Stato e le regioni possono legiferare insieme, e anche nella gestione di altre tre materie tra quelle che sono invece di competenza esclusiva dello Stato: l’organizzazione della giustizia di pace, le norme generali sull’istruzione, e la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali. 

La riforma ha fissato i principi generali da seguire per assegnare maggiore autonomia alle regioni che ne fanno richiesta, nel rispetto della Costituzione. In più, la legge ha definito la procedura con cui devono essere approvate le eventuali intese tra lo Stato e le regioni interessate a ottenere più autonomia su alcune materie.

Il provvedimento ha previsto due percorsi distinti. Per una serie di materie – tra cui l’istruzione, il trasporto di energia, la tutela della salute e del lavoro – il governo ha stabilito che debbano essere determinati i LEP prima di poter avviare il percorso per assegnare più autonomia a una regione. Per altre materie – come il commercio estero e i rapporti con l’Unione europea – non è invece prevista la determinazione dei LEP. Su queste materie, a ottobre 2024 la Lombardia, il Veneto, la Liguria e il Piemonte hanno avviato i negoziati con il governo per ottenere più autonomia.

La sentenza della Corte Costituzionale

Se da un lato il governo ha già avviato i negoziati con alcune regioni sulle materie che non richiedono i LEP, dall’altro ci sono alcuni problemi sulle materie che invece li richiedono.

Nella sentenza di novembre scorso, la Corte Costituzionale ha stabilito che la legge sull’autonomia differenziata non vìola di per sé la Costituzione. Tuttavia, ha dichiarato illegittimi sette punti specifici del provvedimento, tra cui alcune disposizioni relative alla determinazione dei LEP.

La Corte ha ritenuto incostituzionale che la legge affidi al governo il compito di determinare i LEP senza «idonei criteri direttivi», cioè in modo troppo vago e generico, e ha giudicato illegittima anche la possibilità che i LEP vengano aggiornati tramite decreti del presidente del Consiglio dei ministri (DPCM).

I giudici hanno così invitato il governo a porre rimedio ai problemi rilevati, intervenendo con nuovi provvedimenti.

La delega sui LEP

Dopo diversi mesi dalla sentenza, il 19 maggio il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge delega per risolvere le questioni sollevate dai giudici costituzionali. Il contenuto del provvedimento è stato riassunto in un comunicato stampa del governo. Qui si legge che nel comunicato stampa, il testo è composto da 33 articoli e «delinea l’ambito della delega al governo per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e ne descrive il procedimento di esercizio».

Dopo il via libera delle legge delega da parte del Parlamento, il governo può adottare entro un termine stabilito una serie di norme tramite i decreti legislativi (da non confondere con i decreti-legge) nel rispetto dei principi previsti nella delega stessa.
Il problema è che il contenuto preciso del disegno di legge delega sull’autonomia per la determinazione dei LEP non è ancora chiaro. 

Il 21 maggio, in un question time alla Camera, Calderoli ha fornito qualche dettaglio in più sul provvedimento, seppur in modo piuttosto vago. Secondo Calderoli, il testo prevede che «prima ancora che siano determinati i LEP, siano identificate, nell’ambito delle funzioni svolte dallo Stato e dagli enti territoriali, le prestazioni concernenti diritti civili e sociali cui i medesimi livelli essenziali si riferiscono». 

In sostanza, il governo dovrà innanzitutto individuare le prestazioni su cui definire i LEP. Solo dopo questo passaggio – ha aggiunto il ministro – il governo potrà «determinare i livelli essenziali da assicurare uniformemente sul territorio nazionale e contestualmente definire i costi e fabbisogni standard».

Il testo ufficiale del disegno di legge non è ancora stato pubblicato e l’esame del provvedimento non figura nei calendari dei lavori di Camera e Senato per il mese di luglio, prima della pausa estiva del Parlamento, che dovrebbe iniziare l’8 agosto. Il 9 luglio, in un’audizione alla Commissione Parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha detto che il testo è «in via di perfezionamento» prima di essere presentato in Parlamento. In ogni caso, sul provvedimento non ci sono tempi certi.

Una questione annosa

Il fatto che il governo sia in ritardo nella determinazione dei LEP non sorprende del tutto. Da anni si discute di questo tema senza riuscire a trovare una soluzione concreta, e all’interno della stessa maggioranza di centrodestra c’è chi dubita che il governo Meloni riuscirà davvero a risolverlo.

«La determinazione dei LEP è un grosso problema, non dobbiamo nascondercelo. Stabilire livelli di prestazioni uniformi su tutto il territorio nazionale, da Aosta a Palermo, è un’operazione complicatissima ed è ciò che davvero frena questa riforma», ha confidato a Pagella Politica un deputato di Forza Italia, che ha preferito rimanere anonimo. Proprio Forza Italia, durante l’esame parlamentare della riforma, è stato il partito di centrodestra che aveva espresso i dubbi più rilevanti sul testo dell’autonomia differenziata.

Le difficoltà legate alla definizione dei LEP erano state messe in evidenza già in passato anche dal “Comitato per l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali” (CLEP). Il comitato, composto da 61 esperti che operavano a titolo gratuito e presieduto dall’ex giudice della Corte Costituzionale Sabino Cassese, è stato istituito a maggio 2023 con il compito di supportare il governo Meloni nella determinazione dei LEP. 

Alla fine di ottobre 2023, il comitato aveva pubblicato un rapporto sul proprio lavoro, in cui venivano sottolineate le difficoltà degli esperti nel determinare con precisione che cosa siano i LEP. «La scarsa chiarezza, talvolta anche semplicemente linguistica, la frammentarietà degli interventi legislativi e la varietà delle pronunce della giurisprudenza, specie costituzionale, in tema di individuazione dei LEP determinano la difficoltà di operare una definizione completa, materia per materia, ambito per ambito, di ciascun livello essenziale delle prestazioni», si legge nel rapporto. 

Il comitato aveva suggerito al governo di distinguere tra materie per cui è necessario determinare i LEP e quelle per cui questa necessità non esiste. Questo, come abbiamo visto in precedenza, è stato effettivamente inserito nella riforma dell’autonomia differenziata.

Nel corso della sua attività il CLEP è stato attraversato da alcuni dissidi interni. Per esempio, a luglio 2023 quattro esperti – tra cui l’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato e l’ex ministro Franco Bassanini – si erano dimessi dal comitato perché non condividevano l’impostazione data da Calderoli. A novembre 2024, poi, il presidente Cassese aveva annunciato che i lavori dell’organismo si sarebbero conclusi ufficialmente il 31 dicembre dello scorso anno. 

Alla fine di dicembre 2024, con il decreto “Milleproroghe”, il governo ha trasferito il compito di svolgere l’attività di consulenza sui LEP allo stesso Dipartimento per gli Affari regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri, prevedendo come termine ultimo dell’attività di consulenza sui LEP il 31 dicembre 2025. Il Comitato sui LEP è quindi stato di fatto dismesso, come ha confermato a Pagella Politica lo stesso ex presidente Cassese.

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