Il 26 ottobre, prima di ricevere la fiducia dal Senato, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha replicato agli interventi in aula di alcuni senatori, annunciando che il suo governo alzerà il cosiddetto “tetto al contante”. Oggi in Italia è vietato fare acquisti con più di 2 mila euro in contanti, limite che dal 2023 scenderà a mille euro. Il programma elettorale della coalizione di centrodestra ha promesso un generico «innalzamento del limite all’uso del denaro contante, allineandolo alla media dell’Unione Europea», mentre il 26 ottobre la Lega ha presentato un progetto di legge per alzare il tetto da 2 mila a 10 mila euro.
Dal 2002 in poi il tetto all’uso del contante è stato alzato e abbassato almeno nove volte da vari governi, di centrodestra e centrosinistra, e ora è in arrivo una decima modifica. Secondo Meloni, l’innalzamento del tetto sarebbe giustificato dal fatto che non esiste una «correlazione tra intensità del limite del contante e diffusione dell’economia sommersa». Detta altrimenti, la presidente del Consiglio dà per certo che l’evasione fiscale non aumenterebbe se si alzasse il limite dell’uso del contante, più difficile da tracciare rispetto ai pagamenti elettronici.
In realtà, le cose sono meno nette rispetto al quadro dipinto da Meloni.
Dal 2002 in poi il tetto all’uso del contante è stato alzato e abbassato almeno nove volte da vari governi, di centrodestra e centrosinistra, e ora è in arrivo una decima modifica. Secondo Meloni, l’innalzamento del tetto sarebbe giustificato dal fatto che non esiste una «correlazione tra intensità del limite del contante e diffusione dell’economia sommersa». Detta altrimenti, la presidente del Consiglio dà per certo che l’evasione fiscale non aumenterebbe se si alzasse il limite dell’uso del contante, più difficile da tracciare rispetto ai pagamenti elettronici.
In realtà, le cose sono meno nette rispetto al quadro dipinto da Meloni.