Enrico Letta rivendica alla Camera, prima del voto di fiducia al suo governo, la buona riuscita dei conti pubblici italiani. Sarà vero?



Presumendo che la grandezza di cui parla Letta sia riferibile all’economia, andiamo a verificare se, tra le principali economie dell’Unione Europea siamo effettivamente gli unici – insieme alla Germania – con il deficit al di sotto del 3%. A questo scopo sfruttiamo le previsioni economiche pubblicate dalla Commissione Europea, la più recente il 5 novembre di quest’anno (tab. 36 pag. 149).



Partiamo dal fatto che per il 2013 non arriveremo al di sotto, ma precisamente alla soglia del 3% del rapporto deficit/Pil: solo la Germania fa meglio di noi (0.0%) tra le 5 principali economie. Peggio di noi invece Francia (4,1%), Regno Unito (6,4%) e Spagna (6,8%). Per il 2014 dovremmo, invece, davvero collocarci sotto il 3%, con un rapporto deficit/Pil pari al 2,7% di fronte a un surplus per la Germania di 0,1% e un deficit ancora sopra al 3% per Francia (3,8%), Regno Unito (5,3%) e Spagna (5,9%).



Passiamo adesso al risultato primario, ovvero il deficit al netto della spesa per interessi (tab. 38 pag. 150). Qui Letta mette l’Italia addirittura tra i più virtuosi in tutta Europa, non solo tra le economie più grandi. Per il 2013 ha sicuramente ragione: il surplus primario dell’Italia, pari a 2,3% (non 2,5%) è, insieme a quello tedesco (anch’esso 2,3%), il più grande nell’Ue; sono solo sei i Paesi Ue ad avere il segno “+” accanto a questo indicatore. Nel 2014 si prevede che il surplus primario cresca ancora e superi quello tedesco (2,8% vs 2,2%): miglior risultato del continente fatta eccezione della Polonia (6,7%): quest’ultima, però, godrà degli effetti one-off di una controversa riforma che contabilizzerà diversamente una fetta dei fondi pensionistici (si veda qui e qui), per tornare negativo nel 2015.



Per chi abbia voglia di dare uno sguardo alla panoramica completa delle previsioni sugli avanzi (e disavanzi primari) in Europa, copiamo qui di seuito la tabella della Commissione; nel frattempo concediamo un “C’eri quasi” a Letta che, seppur un po’ approssimativo, è sostanzialmente corretto.